I Cassamortari, recensione del film di Claudio Amendola

Dal 24 marzo arriva su Amazon Prime Video I Cassamortari, dark comedy di Claudio Amendola con Piero Pelù, Massimo Ghini ed Edoardo Leo.

Dopo La mossa del pinguino (2013) e Il permesso – 48 ore fuori, Claudio Amendola torna alla regia con I cassamortari. Amendola mette in scena una black comedy troppo assurda anche per far ridere. Il film vede come protagonisti grandi volti della risata italiana – Lucia Ocone, Massimo Ghini, Antonello Fassari – e una guest star. Chi è al centro della vicenda? Un cantante rock, interpretato da Piero Pelù, morto e riesumato innumerevoli volte.

 

I cassamortari: l’agenzia funebre dei fratelli Pasti

Giuseppe Pasti (Edoardo Leo) è il direttore di un’agenzia di pompe funebri. Alla sua morte, il business resta nelle mani dei quattro figli: Giovanni (Massimo Ghini), avaro e affabulatore, Maria (Lucia Ocone), vera amante dei vedovi, Marco (Gian Marco Tognazzi), tanatoesteta che non parla coi vivi ma dialoga coi morti e il giovane Matteo (Alessandro Sperduti), pessimo social media manager dell’agenzia.

Il padre, tanto stimato ed elogiato, ha in realtà lasciato ai figli non solo la sua attività, ma anche un grosso debito con lo stato. Nel momento di crisi nera dell’impresa, arriva ”in soccorso” la morte di una nota rockstar: Gabriele Arcangelo (Piero Pelù). Il cantante, amato dal pubblico per le sue campagne di sensibilizzazione sulla droga e su altri problemi sociali, è in realtà una persona orribile: drogato, ubriacone e scorbutico. Dalla sua morte quindi, l’amante (Sonia Bergamasco) e la figlia Celeste decidono di ottenere quanti più soldi possibili: affidandosi ai Pasti, vogliono sfruttare la fama del defunto. Per un funerale pubblico prima, per un evento sui social poi, la salma di Gabriele viene più volte riesumata. Ciò porta i ”cassamortari” a vivere un conflitto interiore: meglio salvare l’azienda o rispettare il defunto?

Una trama fin troppo ricca e aggrovigliata per una commedia

La trama de I Cassamortari vuole includere di tutto e di più. C’è la famiglia Pasti, fatta da cinque persone, protagonista che domina la scena per metà film. C’è il cantante Gabriele Arcangelo con la compagna/agente e la figlia Celeste. Ci sono i clienti delle pompe funebri e i fan di Arcangelo. Non si sa bene in quale modo, l’assurda storia della famiglia di pompe funebri si incastra con quella di una rockstar. I singoli episodi legati ai clienti dei Pasti, storie strambe di vedovi santoni, funerali per cani e bare di lusso, sono coloriti e occupano la prima parte del film. Fanno sorridere per la stranezza ma, essendo marginali rispetto alla storia dei Pasti, funzionano.

La vicenda di Gabriele Arcangelo invece fa dire ”è veramente troppo”: tutto perde di credibilità. L’esagerazione non fa nemmeno più ridere. Il morto più volte truccato e usato come un bamboccio, la figlia cattivissima e arrogante che sembra assetata di vendetta post-mortem nei confronti del padre. Forse lasciare perdere qualche dettaglio tragi-comico e puntare su una trama meglio strutturata sarebbe stata una buona idea.

Tinte gotiche che diventano kitsch

La scelta di Amendola di ambientare un film seguendo il leitmotiv della morte e dell’agenzia funebre è originale e ha del potenziale, ma non sembra venire sfruttato nel migliore dei modi. Gli stratagemmi adottati per rallegrare l’agenzia, per alleggerire il tema creano un setting estremamente pacchiano: la sede dell’impresa di pompe funebri non ha nulla di diverso da un grande studio di avvocati e porta la storia dei Pasti sullo stesso piano di quella di altre famiglie imprenditoriali italiane in crisi, motivo preso e ripreso in tantissimi film e serie italiane.

Tutte le peripezie legate a Gabriele Arcangelo non fanno che aggiungere toni kitsch e finti alla storia: la casa piena di oggetti appariscenti e animali imbalsamati, il funerale pubblico a Cinecittà, il corpo del morto messo in piedi come un bamboccio. In questo modo, I cassamortari sdrammatizza sul tema della morte, ma non risulta più credibile: si poteva far ridere – forse anche di più – senza esasperare tutto così tanto.

Grandi attori e personaggi macchiette per I Cassamortari

Il cast de I Cassamortari non è indifferente: accanto a Piero Pelù – che in realtà recita per poche scene ma che cura le musiche del film, ci sono attori comici come Lucia Ocone, Massimo Ghini, Gian Marco Tognazzi. Si aggiungono anche Edoardo Leo e la sempre brava Sonia Bergamasco. Con una parure di attori simili, si potrebbero fare grandi cose, ma non è questo il caso. La maggior parte dei personaggi del film sono stilizzati, hanno tratti forti che non prevedono grandi variazioni nel corso dello svolgimento.

Il conclusione, I Cassamortari è un film leggero ma non troppo, divertente ma non troppo e decisamente troppo kitsch.

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