Il morso del coniglio: recensione del thriller psicologico con Sarah Snook

Il film si trova al primo posto tra i più visti di Netflix ed è disponibile in paittaforma

Il morso del coniglio recensione film

La tana del bianconiglio non è mai stata così lontana dall’idea fiabesca che Carroll racconta in Alice nel Paese delle Meraviglie. Ci sono però tante somiglianze: il nome di una delle protagoniste di Il morso del coniglio, Alice, la sorella del personaggio di Sarah (interpretato da Sarah Snook) scomparsa quando erano piccole. Ma anche il tema della tana, del nascondiglio, e di questo piccolo coniglio bianco che si aggira per casa. Il film di Diana Reid con i suoi colpi di scena ha guadagnato il primo posto nella classifica dei più visti di Netflix.

In Il morso del coniglio Sarah è una ginecologa e vive con sua figlia Mia (Lily LaTorre) dell’età di sette anni. Dopo aver subito un grave lutto in seguito alla morte del padre, il personaggio di Sarah Snook si trova in difficoltà a gestire anche le semplici cose di vita quotidiana come preparare i pancake per il compleanno della figlia. Da questo compleanno, quando Mia compie sette anni, le cose iniziano a peggiorare. Il clima di tensione è esacerbato dalle continue richieste della figlia che sostiene di chiamarsi Alice.

Il morso del coniglio, la trama

Il morso del coniglio Mia e SarahElaborazione del lutto, traumi sepolti, sensi di colpa e il tema della maternità. In Il morso del coniglio c’è molta carne al fuoco che cerca di portare sullo schermo con l’aiuto di una brillante interpretazione di Sarah Snook, che può bastare fino a un certo punto. Sarah sta vivendo un momento complicato della sua vita dove, la morte del padre, l’ha devastata aprendo in lei ferite che pensava di aver chiuso da tempo. Nella vita di Sarah e Mia altre figure di contorno più o meno fondamentali come l’ex marito, Pete (interpretato da Damon Herriman) e la compagna.

Quando ancora siamo nelle fasi iniziali del film, quando la premessa ancora non è stata gettata davanti agli occhi dello spettatore, capiamo subito un dettaglio fondamentale per il personaggio di Sarah. L’ex marito e la compagna le annunciano di voler avere un bambino quando lei non ha mai voluto che Mia avesse un fratello o una sorella. Da qui in poi si iniziano a scoprire le carte e veniamo a conoscenza del passato misterioso di Sarah per cui anche la figlia Mia adesso, dal nulla, inizia a chiedere spiegazioni. C’è un motivo per cui Sarah non ha mai voluto un altro figlio, un trauma sepolto nel suo passato in quella tana del bianconiglio che è la sua mente.

Chi sono?

Il morso del coniglio Mia

Un semplice gioco, mettere le mani sugli occhi di una persona per farle sentire la tua presenza. Un semplice gioco che per Sarah ormai è stato portato all’estremo. Sua figlia Mia si trasforma in una sconosciuta mentre realtà e soprannaturale si mischiano e fondo in Il morso del coniglio. Stiamo quasi per scoprire il colpo di scena finale ma nel frattempo nel lungo viaggio di ricordi che Mia costringe Sarah a fare tutto è nero e confuso. Ci trasferiamo in aperta campagna dove, in una casa solitaria circondata da un fitto bosco, abitava una piccola Sarah insieme alla sua famiglia. Lì gli atteggiamenti di Mia iniziano a esasperarsi: fa i dispetti, le compaiono misteriosi lividi e le esce sangue dal naso continuamente. Sarah non sa più come gestire la figlia a poco a poco anche la sua salute mentale inizia a venire meno. Mentre cerca di aiutare la figlia il suo grosso bagaglio sepolto nella sua mente riaffiora.

Arriviamo nel momento in cui la sorella Alice è scomparsa e le immagini di una giovane Sarah, di Mia, di Alice e della Sarah adulta si sovrappongono fino a mostrare allo spettatore quello che è successo realmente il giorno in cui Alice scompare. Il morso del coniglio di per sé è molto dinamico ma anche riflessivo: lascia allo spettatore il tempo di meditare sulle scene, di guardare le vecchie fotografie insieme alle protagoniste. Ma quando è il momento si carica di tensione e vitalità con una telecamera dinamica che inquadra Sarah e Mia in un inquietante gioco con delle forbici in mano.

La tana del bianconiglio

Il morso del coniglio Sarah

La scena finale di Il morso del coniglio lascia tantissimi punti interrogativi in sospeso. Il destino di Mia è lasciato alle speculazioni e chiacchiere post film. La tana del bianconiglio cosa è in realtà: la mente di Sarah vittima dei suoi stessi problemi e traumi del passato che ha lasciato sedimentare. Ma mentre la mente di Sarah di deteriora, vede Mia allontanarsi mano nella mano con Alice. Una spiegazione anche soprannaturale che toglie però il fulcro del racconto dal thriller psicologico che però regge fino a un certo punto del film. Le motivazioni che portano Sarah al crollo sono legate all’elaborazione del lutto per il padre, un pilastro nella sua vita.

Il morso del coniglio presenta alcuni elementi tipici del genere, rincorrendo lo spettatore come il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma costringendolo a entrare nella sua tana in modo da ritrovarsi a fare i conti con sé stessi.

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