Rubens Paiva era un ingegnere civile e un politico che, come membro del Congresso presso la Camera dei Deputati brasiliana, si oppose all’attuazione di una dittatura militare in Brasile nel 1968. A causa del suo coinvolgimento in attività sovversive, fu arrestato dalle forze militari e successivamente torturato e assassinato. La sua storia è stata raccontata in Io sono ancora qui (titolo internazionale I’m still here, titolo originale Ainda estou aqui) scritto da suo figlio Marcelo Rubens Paiva ed è diventata un film con lo stesso titolo, presentato in Concorso alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. A dirigere il brasiliano Walter Salles, che torna dietro alla macchina da presa dopo 12 anni da On the Road, altro adattamento dal famoso romanzo di Jack Kerouac.
Io sono ancora qui è una storia “urgente”
Per Salles una storia urgente da raccontare, dal momento che negli anni di gestazione la politica del Brasile è tornata a costeggiare lo spettro della dittatura militare. L’evocazione della tragedia dei desaparecidos viene esposta qui dal punto di vista di chi invece è rimasto. Solo, senza una spiegazione, nel dubbio, senza un corpo da piangere. Una madre con cinque figli che, mentre elabora la perdita deve darsi da fare per consentire alla sua famiglia di sopravvivere al tremendo lutto.
Walter Salles resta sempre molto vicino ai suoi protagonisti, senza spettacolarizzarne il dolore, dando una identità precisa a ognuno dei ragazzini di casa Paiva, dipingendo una figura femminile gigantesca, messa in scena con grazia e forza da una Fernanda Torres in odore di Coppa Volpi.
Il trauma universale e il
dramma privato
Io sono ancora qui riflette proprio sulla permanenza dell’assenza, del dolore, ma anche sull’ostinazione con cui chi rimane, in questo caso una madre con cinque figli, vuole rimanere in vita e progredire nonostante tutto. Il ritratto di Eunice Paiva è di grande dignità e grazia, soprattutto Salles lo costruisce in modo tale da inglobare all’interno dello stesso involucro l’universalità del trauma nazionale, insieme alla specificità del dramma privato con una comunicazione continua tra l’uno e l’altro.
Io sono ancora qui è un racconto delicato e coraggioso, che per tematiche e geografia ricorda quello splendido Argentina 1985 che passò in Concorso a Venezia 79. Qui il tono è maggiormente declinato verso il dramma familiare, senza l’ironia che contraddistingue il film di Santiago Mitre, tuttavia presenta la stessa dignità nei personaggi, la stessa tenacia e voglia di trovare giustizia, non solo per sé ama per tutta la collettività.
Io sono ancora qui
Sommario
Il ritratto di Eunice Paiva è di grande dignità e grazia, soprattutto Salles lo costruisce in modo tale da inglobare all’interno dello stesso involucro l’universalità del trauma nazionale, insieme alla specificità del dramma privato con una comunicazione continua tra l’uno e l’altro.