Iron Man 3 recensione film

Si tratta dell’apripista di questa stagione cinematografica che vedrà protagonisti i grandi blockbuster, è il film evento di questa primavera 2013, è Iron man 3, che racconta ancora una volta la difficoltà di Tony Stark di essere ‘solo’ un uomo normale all’interno di un involucro apparentemente indistruttibile. Robert Downey Jr., ancora una volta chiamato a interpretare il ruolo che gli ha dato una seconda vita nel vasto firmamento hollywoodiano, è il mattatore assoluto e geniale di questo film che, per molti versi, è una degna conclusione della trilogia dedicata all’uomo di ferro.

 

Svizzera, 31 dicembre 1999. A una festa di Capodanno, Tony Stark (Robert Downey Jr) incontra Maya Hansen (Rebecca Hall), l’inventrice di Extremis, un siero in grado di rigenerare lesioni corporee invalidanti, e lo scienziato Aldrich Killian (Guy Pearce). Quest’ultimo offre al nostro miliardario preferito la possibilità di unirsi alla sua azienda, ma lui rifiuta l’offerta alla sua maniera, con davvero scarso riguardo nei confronti di Killian. Anni dopo, Tony soffre d’insonnia, gli strascichi dell’invasione aliena che ha portato alla battaglia di New York (The Avengers) si fanno sentire: non riuscendo a dormire, di notte costruisce dozzine di armature di Iron Man che suscitano il nervosismo della sua fidanzata Pepper Potts (Gwyneth Paltrow), con cui convive.

Nel frattempo gli Stati Uniti ricevono una dichiarazione di guerra e una serie di attacchi da un terrorista conosciuto come il Mandarino (Ben Kingsley). Durante uno di questi attacchi, Happy Hogan, il miglior amico di Stark, rimane gravemente ferito ed entra in coma, scatenando le ire del miliardario che lancia in diretta televisiva una sfida al misterioso terrorista. In tutta risposta, il Mandarino distrugge la casa di Tony, che inizia a dargli personalmente la caccia. Durante una delle sue ricognizioni, guidate da J.A.R.V.I.S., Iron Man arriva in Tennesse e conosce Harley, un intelligente ragazzo di dieci anni che lo aiuterà in più di un’occasione…

Iron man 3 si colloca perfettamente alla fine di un ciclo che vede il pieno sviluppo di un personaggio amatissimo dal suo pubblico per la sua accessibilità, l’apparente semplicità psicologica e l’inguaribile umorismo che anche in questo caso non manca di far ridere di gusto il pubblico. Tuttavia in questo capitolo conclusivo di una trilogia, il nostro eroe si vede costretto, forse per la prima volta, a fare realmente i conti con quello che rappresenta per lui la sua armatura. Un’appendice? Un sostegno? Un aiuto per compiere più grandi e valorose imprese? Oppure è proprio l’armatura a fare l’eroe e lui ne è solo il custode? Iron Man sarebbe sempre lo stesso se fosse qualcun altro a indossare la super tuta?

Sembra che Tony stesso non lo sappia e nel momento in cui il suo mondo è messo in pericolo e le poche persone che ama sono davvero a rischio, troverà la risposta. Certo, non sarà un percorso semplice, e per superarlo Tony dovrà affrontare il nemico peggiore: se stesso. Il film è infatti erede dei predecessori e in particolare del secondo capitolo, diretto da Jon Favreau, che aveva come base originale la storia a fumetti Demon in a bottle, capitolo nerissimo della storia di Tony Stark che lo vedeva a confronto con il demone dell’alcolismo (dipendenza che ha avuto una pesante influenza anche nella vita di Downey Jr.).

Iron Man 3, il perfetto compimento della trilogia

Iron Man 3 film

Iron man 3 si contraddistingue per un mix un po’ discontinuo tra umorismo, azione concitata ma mai confusionaria, romanticismo e un po’ di sana ‘vendetta vecchio stile’ sia dalla parte del bene che da quella del male, con grande abbondanza di colpi di scena che non mancheranno di stupire il pubblico e su cui si basa gran parte della costruzione della storia: un plot twist che sicuramente farà discutere fan, lettori di fumetti e persino gli spettatori occasionali.

Robert Downey Jr. ormai è esattamente se stesso, perfettamente a suo agio, nei panni di Tony Stark/Iron Man; accanto all’irriverente e un po’ comico Tony ritroviamo Pepper Potts, interpretata da Gwyneth Paltrow, qui alle prese con situazioni molto difficili da gestire, e tre new entry di rilievo: il villain di turno è il Mandarino, interpretato da un sorprendente Ben Kingsley, che in maniera davvero inattesa porta a casa un ruolo che era difficilissimo e che sicuramente ha catalizzato l’attenzione degli interessati al film, sin dall’annuncio del suo coinvolgimento; l’affascinante scienziata Maya Hansen, la sempre bravissima Rebecca Hall, forse però sprecata in un ruolo che non evidenzia troppo le sue doti ma che comunque lei restituisce con professionalità; lo scienziato ammiratore di Stark Aldrich Killian, un Guy Pearce che conferma grandi doti mimetiche e recitative e al quale viene senza dubbio affidato il personaggio più interessante e sfaccettato, che darà grande soddisfazione allo spettatore.

Iron Man 3 mantiene gran parte delle promesse fatte dal suo bellissimo trailer, ricordandoci che ogni eroe ha un cuore, anche se si tratta di Tony Stark, che per definizione ha un cuore meccanico, come ben sa la povera Pepper, che in ogni modo tenta di gestire un uomo capriccioso e complicato. Il film è il perfetto compimento del percorso psicologico di Tony Stark, dell’approfondimento drammaturgico del personaggio e della costruzione di una delle figure più iconiche e rappresentative del cinema pop dell’ultimo decennio. Con lui, Robert Downey Jr. ha dato una nuova statura all’immedesimazione tra attore e personaggio e scommettiamo che sarà davvero difficile, per lui, voltare pagina e affrancarsi dal ruolo di Tony Stark, anche se il futuro gli riserva altri appuntamenti nei panni del Vendicatore con l’armatura.

Iron Man 3 è un film da vedere per chi ama il divertimento, la spettacolarità e un certo gusto per i colpi di scena e gli inattesi, con una scrittura brillante e uno Shane Black in grande spolvero, che finalmente, dopo alterne vicende professionali, viene lasciato libero di giocare con dei giocattoli costosi ma che gestisce alla perfezione. Si invita il pubblico a fare particolare attenzione alla scena post credits del film, che da sola vale il prezzo del biglietto e, pur non rappresentando un tassello nella narrazione del Marvel Cinematic Universe, è comunque un buon gancio per la costruzione dei personaggi e del loro rapporto interpersonale.

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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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