Jurassic World – Il dominio: la recensione dell’ultimo film della saga

Dal parco al mondo, con il sesto capitolo della Jurassic saga il racconto si sposta sulla difficile convivenza tra l'umanità e i dinosauri. Si costruisce così un film che talvolta rimane fedele ai suoi predecessori, talvolta prende derive non del tutto convincenti. Al cinema dal 2 giugno.

Jurassic World - Il dominio

Quasi trent’anni di differenza intercorrono tra Jurassic Park e il nuovo film della saga, Jurassic World – Il dominio. Un periodo di tempo relativamente breve, durante il quale il cinema è cambiato però per sempre, grazie anche al contributo proprio di quel rivoluzionario primo capitolo diretto da Steven Spielberg nel 1993. Quelle che all’epoca erano attrazioni digitali senza precedenti sono oggi parte integrante della nostra idea di spettacolo cinematografico, merito anche degli innumerevoli blockbuster fondati sugli effetti speciali realizzati nel corso di questi tre decenni. Cosa resta dunque da dire e mostrare a questo sesto e, apparentemente, ultimo capitolo della saga?

Diretto da Colin Trevorrow, già regista del Jurassic World del 2015, Il dominio è chiamato a riprendere gli eventi da lì dove li aveva lasciati Il regno distrutto nel 2018. Si entra così finalmente nel mondo giurassico del titolo, preannunciato dai primi due titoli di questa nuova trilogia e ora pronto a manifestarsi in tutto il suo splendore. Quanto messo in moto dal film del 1993 arriva dunque ora al suo apice, nonché alla sua conclusione, con un film che guarda al futuro mantenendo però un approccio da vero e proprio paleontologo, ovvero ricercando nei suoi predecessori il significato della sua esistenza.

Ora che dal parco si è passati al mondo, Jurassic World – Il dominio si apre sulla difficile coesistenza di esseri umani e dinosauri. A compromettere ulteriormente l’equilibrio terrestre vi è anche una misteriosa invasione di locuste giganti, che preannuncia un disastro nella catena alimentare mondiale. Su questa aberrazione genetica, apparentemente opera della controversa Biosyn, inizieranno ad indagare Ellie Sattler (Laura Dern) e Alan Grant (Sam Neill), i protagonisti del film del 1993. Parallelamente, Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) si metteranno alla ricerca della figlia adottiva Maisie, la quale sembra essere la chiave per la salvezza dell’ecosistema.

Jurassic World - Il dominio trama
L’attrice Bryce Dallas Howard in una scena di Jurassic World – Il dominio

“Nessuno si impressiona più con un dinosauro ormai”

I primi film di Jurassic Park risultarono straordinari per il loro far coesistere nelle stesse immagini esseri umani in carne ed ossa e creature estintesi milioni di anni fa eppure riprodotte in modo estremamente realistico. Quell’effetto speciale è oggi talmente tanto diffuso da non generare più lo stupore di un tempo e proprio su questo concetto si basa la nuova trilogia della Jurassic saga. Per poter scatenare quel “fattore wow” tanto ricercato dall’industria hollywoodiana, occorre dunque aprirsi a qualcosa di nuovo, che abbia però allo stesso tempo quel sapore nostalgico sintomo di un passato visto come più emozionante (altri esempi recenti ed esemplari sono Spider-Man: No Way Home, Matrix Resurrections e Scream).

Ecco dunque che Jurassic World – Il dominio trova la sua “novità” nel lasciare la mitica Isla Nubar, distrutta alla fine del precedente film, per portare i dinosauri tra le strade e i centri abitati del nostro mondo. Si tratta di una soluzione non del tutto inedita, già parzialmente affrontata da Il mondo perduto – Jurassic World, il secondo capitolo della saga. La cosa viene però qui proposta in modo più esteso, con l’obiettivo di evitare quel rischio di “già visto” che dopo cinque film era per questo sesto dietro l’angolo. Eppure, la prima grande sequenza che ci propone l’incursione dei dinosauri nel mondo civile, quella ambientata a Malta, evidenzia un cambio di registro che risulta stonato rispetto al cuore della saga.

Combinandosi ad una non particolarmente convincente sottotrama da spy movie, il film sembra con questa sequenza, indubbiamente ricca di adrenalina, accostarsi a saghe come quelle di Mission: Impossible e Jason Bourne, perdendo però quelli che erano i suoi caratteri identitari. I dinosauri, ad esempio, pur rimanendo una minaccia, appaiono qui quasi più un elemento secondario in un’arena troppo grande e dunque troppo dispersiva. La claustrofobia e il senso di terrore dati da un ambiente imprevedibile come l’isola si smarriscono dunque completamente. Fortunatamente, di questa cosa sembrano essersi resi conto anche gli stessi autori del film, che dopo aver offerto questo assaggio di novità ripropongono ben presto un ritorno alle origini, indirizzando personaggi umani e dinosauri verso un ambiente più naturale e, soprattutto, contenuto.

Jurassic World - Il dominio film
Gli attori Laura Dern e Sam Neill in una scena di Jurassic World – Il dominio

Il ruggito del passato

Jurassic World – Il dominio, dunque, pur estendendo il racconto a nuovi scenari e aprendosi al nuovo, sembra essere consapevole della sua necessità di rimanere legato al suo passato cinematografico e portare avanti questa eredità. Quando dunque l’azione si sposta nei territori della Biosyn, che ricordano molto gli ambienti naturali di un’isola, lo spettatore ha davvero modo di provare nuovamente quelle emozioni forti che la saga ha dimostrato di sapere trasmettere. Basta il rumore di pesanti passi in avvicinamento o l’agitarsi innaturale della vegetazione per suscitare quel misto di attesa, terrore e meraviglia che ci si aspetta da ogni nuovo film di questa saga. Allo stesso tempo, è proprio in questa seconda parte che il regista concepisce immagini di grande impatto, che erano invece fino a questo momento mancate.

Che questo sesto capitolo abbia bisogno di trovare un equilibrio tra novità ed eredità passate lo conferma anche la presenza di diversi dinosauri animatronici e ancora di più quella degli attori Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, che tornano ad interpretare i personaggi protagonisti dei primi film. Il loro ruolo nella storia non è dei più significativi, ma permette di dar vita a quell’effetto nostalgia di cui si accennava. Rispondendo alla domanda posta in apertura di questa recensione, dunque, Jurassic World – Il dominio si configura, come i suoi precedenti, come un prodotto ultra contemporaneo ma con profonde radici nel passato, tanto cinematografico quanto della storia terrestre. In particolar modo, inoltre, porta a conclusione quel discorso sull’etica della clonazione intrapreso nel 1993.

Se nel primo film le riflessioni vertevano sul desiderio dell’essere umano di giocare a fare Dio, scatenando rivoluzioni potenzialmente apocalittiche, con questo sesto capitolo si arriva ad una riflessione di stampo ambientalista, perfettamente al passo con i tempi. La trilogia di Jurassic World si era da subito presentata come una continua metafora sullo sfruttamento della natura da parte dell’essere umano, sempre più avido e corrotto. Il dominio propone dunque non solo grande intrattenimento (misto a qualche passo falso, specialmente nella sceneggiatura), ma anche urgenti riconsiderazioni sul nostro operato, sulla necessità di ritrovare quei valori etici del passato nella consapevolezza che, citando Ian Malcolm, “life finds a way”.

RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
Articolo precedenteBryce Dallas Howard: intervista alla protagonista di Jurassic World – Il dominio
Articolo successivoLa Pellicola D’oro 2022: tutti i nominati
Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
jurassic-world-il-dominio-recensioneSesto capitolo della saga, Jurassic World - Il dominio si sposta dal parco al mondo, estendendo il raggio d'azione dei dinosauri. Una novità probabilmente necessaria che svela però i suoi limiti, rischiando di snaturare il film rispetto ai suoi predecessori. Quando riemerge invece il legame con il proprio passato cinematografico, il film torna ad essere spaventoso, emozionante e avvincente, pur con i suoi risvolti narrativi non sempre convincenti.