La morte è un problema dei vivi: recensione del film di Teemu Nikki – #RoFF18

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il nuovo film del regista finlandese è una brillante commedia nera sul peso della vita e sul valore delle relazioni.

La morte è un problema dei vivi recensione

Sono passati due anni da quando, con il film Il cieco che non voleva vedere Titanic, il regista finlandese Teemu Nikki si è imposto a livello internazionale quale nuova originale, acuta ma anche dissacrante voce del cinema europeo. Egli torna ora con una nuova commedia nera dal titolo La morte è un problema dei vivi, presentata nella sezione Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma, con cui continua a parlare di umanità declinandola sempre attraverso una personalissima lente d’ingrandimento, tra assurdità, imprevisti della vita e quei sentimenti da preservare in ogni modo possibile.

 

Perché se è vero che Nikki porta i suoi spettatori in contesti aridi, cupi, dove sembra esserci ogni possibilità tranne che la sincera risata, è anche vero che il regista trova sempre il modo per ironizzare su tutte queste brutture, mettendole alla berlina e mostrando attraverso ciò la necessità di quei sentimenti e legami di cui si pensava di non avere bisogno. La morte è un problema dei vivi riflette allora sull’amicizia, il perdono, sulle assurdità della vita e su come affrontarle giorno dopo giorno invece di soccombervi amaramente.

La trama di La morte è un problema dei vivi

Protagonisti del film sono Risto (Pekka Strang) e Arto (Jari Virman), i più economici impresari di pompe funebri sul mercato, a cui nella vita tutto è andato storto. Risto è un incallito giocatore d’azzardo che a causa del suo vizio rischia di perdere famiglia e lavoro, mentre Arto scopre, durante un controllo medico, di essere nato con l’85% di cervello in meno rispetto alla media e questa rivelazione gli crea il vuoto intorno. Nonostante ciò, i due decideranno di fare squadra nella speranza di trovare una soluzione alle loro esistenze, finendo però per accettare anche lavori a dir poco particolari e non sempre pienamente legali.

Sventurati coloro che rimangono

La morte è un problema dei vivi. Lo ripete continuamente Risto, il quale dimostra di sapere benissimo che per chi se ne va non c’è più nulla di cui preoccuparsi, nessuna necessità di guadagnare soldi per campare, nessun bisogno di mantenere vivi i complicati rapporti di tutti i giorni. Tutto ciò rimane prerogativa dei vivi, “costretti” a vagabondare ancora un po’ su questa landa desolata e dolorosa che è la terra. In più, ai vivi spetta il compito di occuparsi dei corpi dei morti, il classico “lavoro sporco che qualcuno deve pur fare”. Il nuovo film di Nikki riflette dunque su questa dinamica, mostrandoci tutte le difficoltà che vivere comporta.

E le comporta soprattutto se si è circondati da un contesto spietato, dove non ci si pone scrupoli prima di danneggiare la reputazione di qualcuno o nel offrire a poveri disperati la possibilità di giochi mortali in cambio di denaro. Ma è poprio in questo contesto che si muovono Risto e Arto, cercando di ambientarvisi ma non senza la paura di ciò che tale adattamento può far perdere loro. E Risto quasi ci casca, col suo vizio per il gioco che lo spinge in più occasioni a preferire la sfida, il brivido, la possibile ricompensa, anziché gli affetti o, in altre parole, il cuore.

La morte è un problema dei vivi Pekka Strang Jari Virman
Pekka Strang Jari Virman in una scena di La morte è un problema dei vivi. Foto di ©JyrkiArnikari

Uno spiraglio di speranza

Ma allora come sopravvivere in un mondo come questo, dove ogni possibile interazione umana sembra destinata a fallire e l’altruismo non è contemplato? Nikky sembra avere la risposta, che potrà non risultare originale ma non ha bisogno di esserlo, essendo sempre valida: i rapporti umani. Risto e Arto sono due veri e propri outsider, allontanati e derisi, che si riconoscono nella sventura e cercano di affrontarla insieme, costruendo e fortificando così un legame umano che riconosceranno infine essere ciò che di più prezioso hanno, da difendere contro tutto e tutti.

Nel proporci ciò, il regista confeziona dunque un racconto che si prende il suo tempo prima di partire ma che quando lo fa sa come scaldare il cuore dello spettatore. E ciò avviene grazie al suo rimanere sempre accanto ai suoi personaggi, al raccontarceli nel modo più diretto e sincero possibile, lasciandoli parlare in tutte le loro grazie e disgrazie. Così facendo ci si interessa alle loro vicende, se ne ride in quanto la risata è l’unica arma possibile contro certe situazioni della vita. Una vita che per chi la vive può essere un problema, ma dal quale possono emergere inaspettate gioie.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
la-morte-e-un-problema-dei-vivi-teemu-nikkiTeemu Nikki utilizza nuovamente i toni della commedia nera per affrontare questioni spinose dell'esistenza umana, dando forma ad un racconto agrodolce - ma anche spoglio di ogni possibile abbellimento - sulle complicazioni della vita e gli strumenti per risolverle.