La profezia dell’Armadillo: recensione del film

La profezia dell'Armadillo

Atteso dai tantissimi fan di Michele Rech, ovvero Zerocalcare, arriva a Venezia 75 La Profezia dell’Armadillo, il film basato sull’omonima grafic novel e presentato nella sezione Orizzonti. La lunga produzione travagliata non ha giovato alla buona salute del film, ma, tra detrattori e scettici, il film non è il naufragio che tutti annunciavano (e qualcuno si aspettava).

 

La profezia dell’Armadillo segue Zero, che insieme al suo amico Secco, cerca di rintracciare un’amica d’infanzia per riferirle che un’altra ragazza con cui un tempo passavano le giornate è prematuramente morta. Parallelamente, Zero fa i conti con la sua vita senza direzione, tra ambizioni artistiche, lavoro precario e ripetizioni a ragazzini ricchi.

Venezia 75: presentato La profezia dell’Armadillo, dal fumetto di Zerocalcare

A dirigere il film c’è Emanuele Scaringi, esordiente che film con una regia incolore una storia frammentata, che rispecchia molto poco l’originale del fumettista italiano e che narrativamente è inconcludente. Tuttavia, nonostante gli evidenti problemi, il film è genuinamente divertente, soprattutto nella prima parte, soprattutto per i dialoghi brillanti e i tempi comici ineccepibili messi in scena da Simone Liberati e Pietro Castellitto, soprattutto grazie al secondo, vera e propria stella del film.

A dare voce e corpo (sotto ad un ingombrante costume di cartapesta) all’armadillo del titolo è il sempre divertente Valerio Aprea, tuttavia la scelta di allontanarsi troppo dall’originale di cellulosa rende la presenza stessa dell’animale e della sua profezia una pure formalità che dà nome alla storia, senza avere poi un vero e proprio senso nella narrazione. Nel suo insieme, La profezia dell’Armadillo è un’onesta commedia che avrebbe giovato di un processo di ideazione e lavorazione più solido ma che riesce a farsi voler bene.

la profezia dell'armadillo

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