L’arte di arrangiarsi: recensione del film con Emma Roberts

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L’arte di arrangiarsi (The Art of Getting), ultimo film diretto da Gavin Wiesen, uscirà nelle sale italiane il 5 agosto con il titolo tradotto L’arte di arraggiarsi. La storia racconta di George (Freddie Highmore), un giovane adolescente che per la sua apatia, solitudine e mancanza apparente di emozioni e di buona volontà rischia di non superare il suo ultimo anno di liceo, compromettendo il suo futuro. Viene descritto fin dalle prime scene, uno studente dotato di un talento particolare nel disegno, ma che a causa della sua indifferenza verso le regole e dell’intenzione di non trovare stimoli nella vita, è praticamente un fallito a livello sociale e accademico. E’ sicuramente un artista, ma senza idee.

 

Un giorno, però incontra Sally (Emma Roberts), una sua compagna di corsi, è bella e intrigante; i due trovano un punto di contatto e diventano amici. Lei provoca una trasformazione in lui: lo introduce a una vita più avvincente e meno solitaria. Come ogni storia di adolescenti e non, l’amicizia si trasforma in qualcos’altro…causando inevitabili squilibri e cambiamenti. Il plot principale è incentrato proprio su questa pseudo amicizia, che fin da subito comprendiamo possa portare ad altro, soprattutto dalle attenzione che il giovane George riserva a Sally. Fanno da sfondo altri problemi da affrontare, come i difficili rapporti con le rispettive famiglie, i problemi a scuola e l’alto rischio di bocciatura del protagonista.

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Dopo aver visto L’arte di arrangiarsi, si evince che probabilmente il regista ha voluto raccontare una storia generazionale: di George ormai ne è pieno il mondo. Lui rappresenta quei giovani che si sentono quasi obbligati a non credere più a niente, trovando una scusa per non impegnarsi, per non appassionarsi, perché le passioni conducono a indispensabili sacrifici, che pochi ormai sono disposti a fare. Nonostante questo importante tema sociale, L’arte di arrangiarsi risulta troppo semplice, nell’accezione negativa del termine. È una storia comune, già sentita e vista soprattutto nel cinema americano. Non esprime molto. Ci sono dei momenti in cui la sceneggiatura può colpire lo spettatore e farlo sorridere e anche la musica si fonde bene con le scene. Il suo problema risiede nella trama, banale e già sentita.

Redazione
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