Lift: recensione del film d’azione di Netflix

L’adrenalinico heist movie ad alta quota con una banda stellare di rapinatori guidati dal tragicomico Kevin Hart

Location mozzafiato, effetti speciali pazzeschi, un cast stellare dalla chimica esplosiva e una gran bella dose di cliché del genere heist movie (o meglio, “film dal colpo grosso”). Disponibile dal 12 gennaio sulla celebre piattaforma Tudum, LIFT è il nuovo adrenalinico action movie ad alta quota diretto da F. Gary Gray (Men in Black: International, Fast & Furious 8, Giustizia privata) e scritto da Daniel Kunka che, con buone probabilità, riuscirà a scalare, nelle prossime ore, l’ambita e iconica Top 10 Netflix.

 

LIFT la trama

Cyrus Whitaker (Kevin Hart) è l’affascinante e brillante capo di una banda internazionale di rapinatori, specializzata in furto e contrabbando di opere d’arte: Camilla (Úrsula Corberó) è la tenace e caparbia pilota spagnola, Mi-sun (Kim Yoon-ji) è l’ingegnosa e prudente hacker, Magnus (Billy Magnussen) è il folle scassinatore, Luke è il geniale ingegnere e, infine, c’è il caro e buffo Denton (Vincent D’Onofrio), che si travestirebbe da chiunque pur di partecipare agli adrenalinici piani della squadra.

Dopo aver rubato all’asta milionaria di Venezia uno straordinario Nft (cioè, un’opera d’arte digitale dematerializzata) dell’anonimo artista N8 (Jacob Batalon, il simpatico e fedele Ned della trilogia di Spider-man), l’agente dell’Interpol Abby Gladwell (Gugu Mbatha-Raw), vecchia conoscenza di Cyrus, riesce a smascherarli e a barattare la loro libertà con un complesso e rischioso colpo: sottrarre 500 milioni di dollari in lingotti d’oro da un misterioso aereo privato a dodicimila metri da terra.

In foto (da sinistra a destra) Gugu Mbatha-Raw nei panni dell’agente Abby e Kevin Hart nel ruolo del protagonista Cyrus.

Con non poca titubanza, Cyrus accetta il pericoloso incarico dell’Interpol – contro Jorgenson, lo spietato e sanguinario cattivo di turno interpretato da Jean Reno (Leon, L’immortale) – per conquistare l’immunità giudiziaria e dare una seconda possibilità alla banda.

Un Kevin Hart sempre più riflessivo e criptico

Se un tempo Kevin Hart era “sinonimo” di sane e grosse risate, negli ultimi anni i suoi personaggi hanno dimostrato di voler essere molto più che delle macchiette sul grande schermo. Nonostante conservi un po’ della spiritosa ironia dell’attore, Cyrus è riflessivo, audace, generoso e razionale, e questo lo si può percepire fin dai primissimi minuti del film mentre lo vediamo camminare tra le strade di Venezia con estrema fierezza e formalità verso l’ennesimo colpo grosso. Ma per quanto Hart ci abbia commosso nel suo ruolo drammatico di Matthew in Un Padre, tutta la serietà e cripticità che riversa nei panni di Cyrus risultano a tratti futili ed eccessivi. Infatti, persino il buon vecchio Vincent D’Onofrio riesce, nelle pochissime battute a disposizione, a essere più spiritoso, profondo e incisivo dello stesso protagonista.

Inoltre, tra i diversi personaggi della banda, non si può fare a meno di notare la talentuosa e carismatica Úrsula Corberó che, per quanto non sia nuova su Netflix come rapinatrice provetta, porta sul piccolo schermo un personaggio femminile fresco e ammirabile, molto più positivo di quanto sia stata la sua celebre Tokyo in La Casa di Carta.

LIFT – In foto (da sinistra a destra) le attrici Úrsula Corberó e Kim Yoon-ji.

Un heist movie che si presenta molto meglio di ciò che realmente è

È evidente come in LIFT F. Gary Gray abbia riversato tutto il suo amore per il genere dell’heist movie: l’attenzione alla surreale tecnologia d’avanguardia, le angoscianti e incisive scene d’azione, la forte tensione dei protagonisti nel rischiare la propria vita per il “colpo del secolo”. Con grande impegno, il regista riesce, dunque, nell’intento di creare per Netflix uno spettacolo che, tra missioni eccitanti, scontato eroismo, sarcasmo e romanticismo, regala al pubblico 104 minuti di puro e godibile intrattenimento e fuga dalla realtà.

L’unica – e non poi così piccola – pecca di LIFT è però che si presenta molto meglio di ciò che realmente è. Dal primo all’ultimo minuto, il film di F. Gary Gray si piega alla consueta e rassicurante “comfort zone” tipica di Netflix, dove la creatività e l’originalità sembrano essere, negli ultimi anni, sempre più escluse. È per questo motivo che, a fine visione, LIFT risulta purtroppo essere solo l’ennesimo prodotto sulla celebre piattaforma di cui lo spettatore se ne dimenticherà facilmente un minuto dopo aver spento la TV.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Annarita Farias
Articolo precedenteNicolas Cage è rimasto perplesso dal suo cameo in CGI in The Flash: “Non aveva l’aspetto giusto”
Articolo successivoThe Bride of Frankenstein: Annette Bening si unisce al cast del film
lift-netflixDal primo all'ultimo minuto, il film di F. Gary Gray si piega alla consueta e rassicurante "comfort zone" tipica di Netflix, dove la creatività e l'originalità sembrano essere, negli ultimi anni, sempre più escluse. È per questo motivo che, a fine visione, LIFT risulta purtroppo essere solo l'ennesimo prodotto sulla celebre piattaforma di cui lo spettatore se ne dimenticherà facilmente un minuto dopo aver spento la TV.