Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Dopo Non odiare, Mancini dirige Gassman e Francesco Gheghi in uno scenario distopico infernale, tra vendetta ed espiazione.

-

Mauro Mancini torna a dirigere Alessandro Gassmann nel suo nuovo lavoro Mani nude, presentato nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma. Gli affianca il giovane e talentuoso Francesco Gheghi, già vincitore del Premio Orizzonti come miglior attore alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia per Familia, qui chiamato ad una prova molto impegnativa.

 

La trama di Mani nude

Il diciottenne Davide, Francesco Gheghi, viene rapito una notte, fuori dal locale dove sta festeggiando con gli amici. Chiuso in un camion, è costretto a combattere a mani nude contro un avversario, fino a ucciderlo. A rapirlo è stato Minuto, Alessandro Gassmann, che subito lo conduce in una sorta di universo parallelo dove inizia per lui una nuova, assurda e terribile vita. Su una nave vivono e si allenano altri come lui, destinati a battersi in combattimenti clandestini, a mani nude, fino alla morte di uno dei due contendenti. Li chiamano cani, e come animali sono trattati. Minuto ha il compito di preparare Davide a combattere, mentre il boss, Renato Carpentieri, incassa i proventi delle scommesse sugli incontri clandestini. Tra il ragazzo e il suo maestro si instaura un rapporto quasi filiale. Incontro dopo incontro, Davide cova in sé la rabbia e la sete di vendetta che lo portano a sopravvivere, mentre una serie di interrogativi emergono. Perché Minuto ha scelto lui? Chi è davvero Minuto? Soprattutto, esiste una via di fuga da quell’inferno? Mentre i tasselli del puzzle si compongono, appare chiaro che nessuno è ciò che sembra e ognuno ha la sua colpa da espiare.

- Pubblicità -
 
 

Mauro Mancini indaga il lato più oscuro dell’uomo

Dopo Non odiare, il regista indaga ancora il lato oscuro dell’animo umano e sentimenti come l’odio e la vendetta, che spesso portano alla violenza. Quella di Mancini, però, è una visione complessa, per nulla manichea, che mostra come ciascuno sia sempre un insieme di elementi anche fortemente contrastanti. Il bene e il male, sembra dirci il regista, fanno parte della natura umana e convivono anche nelle persone più insospettabili. Altra caratteristica che Mancini mantiene è quella di orchestrare la storia come un noir, questa volta più cupo e crudo che mai, in cui pian piano si scoprono pezzi della vicenda ed emerge qualcosa che era nascosto nel passato dei protagonisti.

Francesco Gheghi, Alessandro Gassmann e Fotini Peluso in Mani Nude

Due prove attoriali impegnative e convincenti

Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann incarnano a pieno questa visione: entrambi responsabili di qualcosa che non riescono neppure a dire, entrambi colpevoli, ma al tempo stesso capaci di umanità, perfino di amore, verso una ragazza – Eva, Fotinì Peluso, per Davide – o verso una figlia, come per Minuto. I due attori sono stati posti quindi di fronte a sfide non facili e hanno potuto dare prova di saper interpretare un arco emotivo amplissimo. Gassmann, che sembra essere un carceriere insensibile e spietato, mostra poi le sue fragilità e un lato profondamente umano. Gheghi deve fare appello a tutte le sue risorse – e sembrano essere molte – per interpretare un adolescente confuso nella massa dei coetanei che diventa un killer rabbioso, accecato dall’odio, per poi mutare di nuovo e regalare altre sfumature al personaggio. Menzione va fatta, per Renato Carpentieri, che interpreta l’anima più nera del film.

Una costruzione distopica troppo cruda e violenta

Per Mani nude Mancini vuole fare le cose in grande e forse per questo, esagera. Il regista non si accontenta di una storia “ordinaria” che si trasforma in qualcosa di assai meno scontato, come era stato per Non odiare. Crea invece un vero e proprio universo distopico, una sorta di girone infernale nel quale si è sottoposti a una pena del contrappasso. Tutti i combattenti sono lì perché hanno dei conti in sospeso, dei torti o dei debiti da ripagare, come Puma, Paolo Madonna, cui Davide si legherà. Il loro diventa quindi un percorso di espiazione di una colpa, e di atroce sofferenza, per sé e per coloro di cui causano la morte. Non vi è traccia, invece, della ricompensa cui si fa riferimento nella citazione a inizio film. È proprio questo ad essere disperante: non esiste possibilità di ricompense, redenzioni o fughe, proprio come all’inferno: una volta entrati, vi si resta per l’eternità. Per rendere credibile questa visione, il regista deve chiaramente estremizzare ed enfatizzare il suo registro. Ma il tasso di violenza, di crudezza è davvero troppo elevato. C’è una ridondanza che può stancare, se non infastidire lo spettatore.

Mani nude è coinvolgente, ma angosciante e senza speranza

Non si può dire, però, che Mani nude non coinvolga nel suo essere disturbante, claustrofobico, angosciante e capace di spingere lo spettatore a seguire la vicenda per scoprirne l’evoluzione, mentre si interroga sulle pulsioni oscure oggetto del film. Mancini non usa mezze misure e spinge chi guarda fino al limite. Il lavoro lascia una sensazione di angoscia che perdura nel tempo, frutto della combinazione tra violenza, elementi cruenti e atmosfere cupe e inquietanti. Il tutto mette davvero a dura prova anche i più temerari. Mani nude è dunque un film di violenza e rabbia, odio e vendetta, disperata ricerca di salvezza. Il tutto amplificato anche da un finale aperto. Il camion che gira in tondo è il perfetto emblema di una spirale che non si chiude. In questo universo provano a fare capolino dei sentimenti positivi, ma non trovano spazio.

Mani nude
2.5

Sommario

Una distopia aberrante che non lascia spazio a redenzioni e speranze, dove la violenza e i sentimenti più neri la fanno da padroni. I rapporti umani provano a costruirsi ma non riescono a farsi strada.

Scilla Santoro
Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni c'è proprio la musica (rock e pop), assieme alla pittura e all'arte in genere.

ALTRE STORIE