Una bambina spaventata e ferita corre urlando lungo una strada di periferia. Accolta in un centro per l’infanzia, continua a vivere tormentata da visioni angoscianti e incubi ricorrenti. Anni dopo, la sua sete di vendetta la conduce, insieme a un’amica, a massacrare una famiglia apparentemente tranquilla.
È questo l’inizio di Martyrs, film diretto da Pascal Laugier che si inserisce nel filone horror-splatter estremo degli anni Duemila, un’opera che cerca di unire violenza viscerale e suggestioni mistiche, ma che finisce per dividere pubblico e critica.
Martyrs tra horror estremo e ricerca di significato
L’intento del regista sembra essere quello di andare oltre il puro splatter, provando ad aggiungere una dimensione filosofica e metafisica al racconto. Il film infatti introduce una riflessione, mai del tutto sviluppata, sul dolore, sulla sofferenza e sul confine tra vita e aldilà.
Tuttavia, questa ambizione rimane in superficie: Martyrs non riesce davvero a trasformare la brutalità in discorso metafisico e, per buona parte della visione, resta ancorato ai cliché dell’horror estremo. La violenza è rappresentata con ossessiva crudezza, ma raramente assume un senso più profondo.
Un’esperienza estrema che allontana gli spettatori
La pellicola punta a colpire con la sua brutalità visiva, ma proprio questa scelta si rivela il suo limite più evidente. In molte proiezioni, il pubblico ha abbandonato la sala già a metà film, segno che l’eccesso di sangue e torture non è stato accompagnato da una scrittura capace di sostenere l’impatto emotivo.
Rispetto ad altri esponenti del genere – come i primi due Saw o The Ring – Martyrs manca di tensione narrativa e di un’atmosfera coerente che giustifichi la violenza messa in scena. Il risultato è un’esperienza disturbante, ma più respingente che realmente coinvolgente.
La presentazione al Festival di Roma e la ricezione critica
Curiosamente, l’aspetto più interessante di Martyrs non riguarda tanto il film in sé, quanto il contesto in cui è stato presentato. Inserito nella sezione Extra del Festival Internazionale del Film di Roma, curata da Mario Sesti, ha rappresentato un raro caso di horror estremo portato in un grande festival.
Un riconoscimento di genere che, però, non è bastato a salvarlo dalle critiche: gran parte della stampa e degli esperti lo ha considerato un titolo deludente, incapace di reggere il confronto con i migliori esempi di horror contemporaneo.
Un horror divisivo che non mantiene le promesse
Alla fine, Martyrs rimane un film che tenta di nobilitare il genere horror-splatter con ambizioni filosofiche e mistiche, senza però trovare una sintesi efficace. Per alcuni spettatori rappresenta un’esperienza disturbante e radicale, per altri solo un’opera fine a sé stessa che non lascia traccia se non per la sua eccessiva violenza.
Il giudizio complessivo è quindi negativo: un film che, pur avendo avuto il merito di portare l’horror estremo in un contesto festivaliero, non riesce a elevarsi oltre il suo esercizio di brutalità.
Martyrs
Sommario
La recensione di Martyrs di Pascal Laugier, horror estremo che tenta di unire violenza e misticismo ma rimane un’opera divisiva e respingente.