Memory: recensione del film di Michel Franco con Jessica Chastain e Peter Saarsgard #Venezia80

Il film è previsto per il 2023

Memory film recensione

Memory è il titolo del lungometraggio che Michel Franco presenta in Concorso a Venezia 80. Il regista messicano sviluppa la storia dei personaggi il modo semplice e agli occhi dello spettatore colpisce la chimica tra Jessica Chastain e Peter Saarsgard che regalano performance degne di nota.

 

In Memory il filo conduttore è il titolo stesso, la memoria, che il regista descrive in modi differenti. La scelta di parlare di un argomento così delicato in tutte le sue sfaccettature deriva da una paura recondita, la perdita della memoria, che è proprio quello che succede a uno dei due personaggi. L’altro fil rouge è invece l’opposto, la memoria persistente della nostra mente che non ci fa dimenticare nulla.

Memory, la trama

Sylvia (Jessica Chastain) è un’assistente sociale che conduce una vita semplice e strutturata: sua figlia, il suo lavoro, le sue riunioni degli Alcolisti Anonimi. Tutto questo viene messo a nudo quando Saul (Peter Sarsgaard) la segue a casa dopo la loro riunione di liceo. Il loro incontro a sorpresa avrà un impatto profondo su entrambi, aprendo la porta del passato. Basta veramente poco a Michel Franco per instaurare diversi dubbi allo spettatore lungo la visione, come se anche chi guarda si deve soffermare sul problema della memoria. Sylvia convive con un trauma passato, un abuso domestico, di cui solo alla fine si scopre il colpevole. La sua vita, fin da bambina, è stata piena di bugie. Non le sue, quelle che la madre ha cercato di propinarle e così crescendo il loro rapporto si è spento del tutto.

Nessun confronto, nessun litigio: una madre e una figlia che non si parlano più. Michel Franco racconta questa storia al femminile dove i legami tra genitori e figli sono in prima linea. Parallelamente, infatti, alla storia di assenza c’è quella della forte presenza di Sylvie nella vita della figlia per la quale il personaggio di Jessica Chastain ha smesso di bere, festeggiando nella premessa di Memory il tredicesimo anniversario della sua sobrietà. La routine quotidiana che si è prefissata, il suo controllo maniacale per la pulizia e per le porte – sempre chiuse – lasciano metaforicamente in questo caso, la porta aperta verso il suo personaggio ancora con qualcosa di irrisolto.

La memoria

In Memory però Michel Franco usa diverse espedienti narrativi per mandarci fuori strada. Vengono menzionati personaggi e fatti che ci lasciano intendere il contrario di quello oche sta accadendo. Una narrazione quasi distorta degli avvenimenti che mette la vittima Sylvie in posizione di essere considerata la “carnefice”. Il suo passato da alcolista è causato da un ex fidanzato del liceo al quale Sylvie collega il personaggio di Saul, scambiandolo per uno degli amici che la stuprava da ragazza.

In realtà, Sylvie salta alle conclusioni troppo presto complice un mancato controllo della situazione. Saul soffre di demenza, ricorda tutto quello che è successo in passato, ma inizia a faticare con i fatti più recenti. Ed è proprio la sua demenza che darà il via al loro rapporto. Saul segue Sylvie dopo una festa e lei inizialmente terrorizzata ha collegato la sua presenza a un inseguimento.

La memoria, una cosa stranissima, perdura nel tempo incessante quasi come a voler batterne il ritmo soprattutto quando bisogna affrontare un dolore atroce, poi però sa anche sparire in un attimo. Superato il fraintendimento, Saul entra pian piano nella vita di Sylvie e ha inizio anche la loro storia d’amore, nonostante alcune opposizioni. Sylvie cerca di aprirsi, anche se alcuni atteggiamenti rimangono ambigui, è il confronto sul finale con la madre che toglie allo spettatore tutti i dubbi.

A causa dei commenti della madre pensiamo che sia una bugiarda patologica, è colpa sua se è stata abusata sessualmente da tutta la vita. “Sei una fallita”, le dice la madre. Una madre che ha tenuto tutto nascosto che sapeva quando e in che modo avvenivano gli abusi sotto il suo tetto e non ha mai cercato di difendere la figlia e la sorella minore. Saul, nel contesto di Memory, è l’Aiutante perché grazie a lui Sylvie scopre cosa c’è dietro quella porta che si lascia sempre alle spalle. Allo stesso modo, Saul grazie all’amore scopre di riuscire sempre a trovare la strada, anche se aiutato allo stesso tempo anche lui dalla mano invisibile di qualcuno.

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