Memory box: recensione del film sulla guerra in Libano

Dal 14 Aprile è possibile vedere in sala Memory Box, un dramma che narra la guerra in Libano dal punto di vista di una giovane adolescente.

memory box

Grazie ad una produzione canadese, libanese e francese, la regista e sceneggiatrice Joana Hadjithomas porta in scena parte della sua corrispondenza tenuta durante gli anni della guerra civile libanese. Memory Box è un lavoro a quattro mani: gli autori sono Hadjithomas e Khalil Joreige e realizzano un film multimediale e multisensoriale, un meta-racconto che attraversa la testimonianza di chi ha vissuto il conflitto.

 

La trama di Memory Box

Alex (Paloma Vauthier) è un’adolescente che vive a Montréal con la madre Maia (Rim Turki), di origini libanesi. La sera della vigilia di Natale, viene consegnato a casa di Maia un grosso scatolone, proveniente da Beirut, in Libano. Se la nonna e la mamma di Alex sembrano turbate dall’arrivo della scatola, la ragazzina muore dalla curiosità di scoprirne il contenuto.

Di nascosto, Alex fruga nello scatolone e scopre un mondo. All’interno ci sono una serie di diari che la giovane Maia (Manal Issa) ha scritto quando viveva in Libano. Erano gli anni della guerra civile e i diari servivano alla ragazza per tenere al corrente di quello che accadeva Liza, un’amica che si era trasferita da Beirut. Non solo parole potenti, ma anche foto, disegni e oggetti, permettono a Alex di scoprire l’adolescenza dalla madre, vissuta tra amori, divertimento, bombardamenti e sofferenze.

Memory Box è meta-racconto

Memory Box è la narrazione cinematografica di un racconto già esistente. Nei suoi diari, Maia documenta e commenta gli anni della guerra in Libano e lo fa attraverso il suo punto di vista. Nel film, questo racconto di primo livello viene letto ed esplorato da Alex, figlia di Maia e coetanea della Maia che scrive sulle pagine. Per permettere allo spettatore di entrare profondamente in contatto con i diari della ragazza, gli autori del film scelgono una particolare modalità narrativa.

In un racconto multimediale, danno vita alle foto e agli oggetti collezionati nei quaderni, li fanno interagire con le canzoni degli anni Ottanta citate da Maia sulle pagine. Memory Box è un film che fa appello a tutti i sensi dello spettatore: è sovrastimoltante e, per questo motivo, molto coinvolgente. Si entra nella sfera più personale di Maia, quella dei suoi pensieri a ruota libera. Per l’intensità della narrazione, si ha la sensazione di varcare il confine, di entrare nell’intimità più profonda della ragazza.

memory-boxL’incomunicabilità del trauma

Insieme ad Alex, lo spettatore scopre aspetti di Maia che non emergono dalla donna adulta interpretata da Rim Turki. Alex non sa nulla dell’adolescenza, dei traumi, degli amori passati di sua madre, tutta chiusa in sé stessa. Tra le due vi è una forte carenza a livello comunicativo che la figlia percepisce e cerca di colmare come può, prima chiedendo alla madre (ma senza ottenere mai risposta), poi violandone la sfera privata.

L’esperienza che Alex vive con la lettura dei diari è intensa: ha la sensazione di  essere insieme alla madre in quei momenti così significativi. In un certo senso, la misteriosa Memory Box è funzionale ad avvicinare madre e figlia, a rompere il muro tra le due, che si scoprono così simili.

Il conflitto, ma anche l’adolescenza

Memory Box parla di guerra, ma mostra il conflitto attraverso gli occhi di un’adolescente. In quanto tale, Maia vive anche le emozioni e le fasi tipiche di un teenager: si innamora, litiga con i genitori, vuole fare la ribelle. Maia è quindi da un lato una ragazza con preoccupazioni giovani e, in un certo senso, innocenti. D’altro canto, viene però schiacciata dalle invadenti paure e dai minacciosi pericoli della guerra: i bombardamenti, la perdita di un fratello, il timore di morire.

Parlare con le immagini costruite, ricostruite, distrutte

In questa duplice dimensione di racconto bellico e adolescenziale, Memory Box risulta un film straziante ed estremamente comunicativo. La scelta dei registi di trarre spunto dalla vera corrispondenza di Joana Hadjithomas, insieme a quella di mescolare foto, video, registrazioni audio e scritte alle riprese più ordinarie, fa del film un’opera non solo emozionante, ma anche estremamente originale e piacevole per la vista.

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memory-box-recensione-del-film-sulla-guerra-in-libanoIn una duplice dimensione di racconto bellico e adolescenziale, Memory Box è straziante ed estremamente comunicativo. Mescolando foto, video, registrazioni e scritte alle riprese più ordinarie, il film è una potente opera multimediale e multisensoriale.