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Ecco un altro giocatore che, per soldi, mette in palio la vita. Da miniserie a film, Most Dangerous game è la corsa disperata all’oro di un uomo (Liam Hemsworth) in fin di vita e pieno di debiti. Un lungometraggio dalle ottime premesse in termini di cast e regia e che mette in scena azione, intrigo e mistero ma senza riuscire a centrare il segno. Vediamo perché.

 

Most Dangerous Game: la trama

Dodge Raynard (Liam Hemsworth), giovane imprenditore, corridore accanito ed ex atleta, scopre di essere malato di cancro. Non gli restano che poche settimane. Come se non bastasse, è indebitato fino al collo. Per permettere le cure necessarie alla moglie incinta (Sarah Godon), Dodgha rinunciato alla  sua assicurazione. Alla ricerca disperata dei soldi per curarsi e per garantire la sopravvivenza economica alla sua famiglia, Raynard accetta la proposta di un assicuratore misterioso (Christoph Waltz).

Dodge è invitato a partecipare ad un gioco: per 24 ore, deve fuggire da cinque inseguitori misteriosi, pronti ad ucciderlo. La ricompensa in denaro è garantita. Non avendo nulla da perdere, Dodge accetta di partecipare alla folle caccia all’uomo, mettendo in pericolo la sua famiglia e sfiorando i limiti della follia.

Le disavventure di Most Dangerous Game

Most Dangerous Game nasce come una serie in short format: 15 episodi  da una decina di minuti circa che vanno a comporre un Movies-in-chapter, un film a capitoli. A lanciarla è Quibi – la piattaforma realizzata da Jeffrey Katzenberg per lo streaming sui cellulari. Purtroppo Quibi è stata avviata nel 2020, in piena pandemia, e ha dovuto chiudere pochi mesi dopo.

Il format, geniale per la un servizio streaming per smartphone, viene cambiato dal nuovo distributore del film, Amazon Prime Video. Nasce così il lungometraggio Most Dangerous Game. La rielaborazione del girato non è però delle migliori: il film risulta spesso ripetitivo, come se i singoli episodi fossero semplicemente stati incollati uno dopo l’altro, senza troppo sforzo. Inoltre, la qualità è bassa: è evidente che si tratta di una produzione CBS in cui le scene d’azione sono fatte al risparmio. D’altronde, parliamo di un prodotto nato per il piccolissimo schermo.

Nomi importanti per risultati mediocri

Il regista di Most Dangerous Game è Phil Abraham, il noto autore di serie cult come I Soprano o Mad Men. Lo sceneggiatore Nick Santora non è da meno. Nonostante ciò, il passaggio dalla migliore tv HBO ai bassi budget del network CBS viene accusato dagli autori. Manca una storia avvincente e coinvolgente. L’aspetto drammatico della malattia del protagonista non viene approfondito abbastanza da creare empatia. La trama è completamente sbilanciata verso l’azione, senz’altro necessaria ma non sufficiente a coinvolgere lo spettatore.

Nulla da dire però alla recitazione di Hemsworth (The dressmaker – Il diavolo è tornato) e di Waltz (Spectre): è ottima e non stucchevole. Il primo è perfetto per la parte dell’uomo prestante, la cui fisicità esprime forza e agilità. D’altro canto però, sembra tutt’altro che malato: viene da chiedersi, ha realmente un tumore? Come può essere in fin di vita? Dal canto suo, Waltz veste bene i panni del furbo imprenditore che opera ai limiti della legalità, personaggio rassicurante ma anche manipolatore, a tratti subdolo.

Siamo sulla falsa riga di Squid Game

Forse il motivo per cui Most Dangerous Game non ci conquista è perché abbiamo in mente un prodotto simile ma estremamente più forte: Squid Game, la serie Netflix coreana che ha conquistato appassionati e non dei giochi di sopravvivenza.

Thriller, dramma e horror in una realtà distopica, inserita nel mondo ordinario ma ben nascosta. Tutti questi elementi, seppur in proporzioni differenti, sono presenti in Squid Game come in Most Dangerous Game. Anche nel film, c’è un padre che ha bisogno di soldi per garantire un futuro alla sua famiglia e un uomo ”generoso” e cordiale pronto a offrire una soluzione. Al centro del prodotto americano però, non c’è un personaggio ridotto in estrema povertà come in Squid Game, ma un giovane di successo. Il film vorrebbe criticare il sistema sanitario statunitense, ma non riesce fino in fondo nel suo intento politico.

In conclusione, Most Dangerous Game è un film d’azione che non dice nulla di nuovo: ha tutti gli ingredienti per funzionare ma non ha la forza di superare la concorrenza.

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