Per te: recensione del film con Edoardo Leo – #RoFF20

Al cinema dal 17 ottobre, Per te è la toccante storia vera di un padre che non vuole arrendersi al non essere tale per il proprio figlio.

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Con Per te, Alessandro Aronadio torna alla regia tre anni dopo Era Ora. Un film, quest’ultimo, affermatosi come uno dei titoli italiani più visti nel mondo su Netflix e che ha posto il regista sotto numerose attenzioni, avendo dimostrato una sensibilità e un’attenzione ai dettagli non comune. Con Per te, da Aronadio scritto insieme a Ivano Fachin e Renato Sannio ispirandosi al romanzo Un tempo piccolo di Serenella Antonazzi, portano stavolta sul grande schermo una storia vera, con cui il regista da ulteriormente prova di questa sua capacità.

Per lui è anche la terza collaborazione con l’attore Edoardo Leo, che aveva già diretto in Era Ora e prima ancora in Io c’è (2018). Leo si fa così nuovamente protagonista per Aronadio, assumendo stavolta il ruolo di un padre che sente il tempo e la memoria sfuggirgli come sabbia tra le mani. Un percorso doloroso di cui Leo si fa carico, per restituirlo con umanità e sincerità. È così che, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, il film si dimostra una nuova riuscita esplorazione dell’umanità da parte dell’attore e del regista.

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La trama di Per te

Nel 2021 Mattia Piccoli viene nominato Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella a soli 11 anni, per “l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre”. Il film racconta dunque la sua storia e quella del papà Paolo (Edoardo Leo) che, poco più che quarantenne, comincia a perdere pezzi della sua memoria scegliendo, però, di restare vicino a ciò che conta davvero. Insieme al figlio intraprende così un percorso fatto di quotidianità condivisa, risate improvvise e silenzi che parlano più di mille parole.

PER TE film
Javier Francesco Leoni ed Edoardo Leo in Per te. Foto di LUCIA IUORIO

Storia di un padre e di un figlio

Per te. Due parole che implicano un contatto, una dedica, una cura. Aronadio non ha dubbi nell’affermare che “ne abbiamo così bisogno, in un’epoca in cui ci illudiamo di essere iperconnessi, ma in realtà non siamo mai stati più soli di così”. È a partire da questa consapevolezza e dalla volontà di sostenerla che il regista costruisce dunque un film ricco di affetto, dove i legami vincono su tutto, anche nei momenti in cui sembra impossibile possano riuscirvi. Egli non mira a raccontare Paolo e Mattia come due eroi, concentrandosi invece sul proporli per quello che sono: un padre e un figlio costretti a bruciare le tappe, a dirsi tutto prima che arrivi la nebbia.

Aronadio, Fachin e Sannio partono dunque dal romanzo per aprirsi ad un racconto che affronta aspetti universali, incasellando una dietro l’altra una serie di situazioni padre-figlio in cui è facile e naturale riconoscersi. Ma è anche il racconto dei momenti più fragili, quelli in cui si sfoga tutto il dolore, la rabbia e l’impotenza a colpire. Lo fanno perché Aronadio riesce a proporli con la delicatezza di cui si diceva in apertura, senza calcare la mano ma permettendo alle emozioni di venire fuori in modo naturale.

In questo aiuta molto la chimica tra Edoardo Leo e Javier Francesco Leoni nel ruolo del piccolo Mattia. I due attori restituiscono la necessità di contatto e presenza dei loro personaggi, riuscendo – anche per merito della sceneggiatura – a non idealizzarli ma nel restituirli a partire dalle loro fragilità. È un film dove un padre cerca di essere tale il più possibile prima che non gli sia più consentito, prima che lui e il figlio si scambino i ruoli e nulla sarà più come prima. L’urgenza di riuscire in ciò la si ritrova dunque nei due interpreti, che consentono anche al film di dotarsi di momenti di amabile leggerezza.

Javier Francesco Leoni ed Edoardo Leo in Per te
Javier Francesco Leoni ed Edoardo Leo in Per te. Foto di LUCIA IUORIO

Tra dolore e speranza

Inevitabilmente, però, Per te è un film che fa male, poiché mette in mostra una condizione – quella della malattia – che troppo spesso viene posta ai margini, lasciando chi vi combatte a farlo da solo. Tuttavia, non punta a dare riflessioni ciniche su quanto abbandono e noncuranza siano dilaganti, ma si concentra su chi invece sceglie di esserci, di essere un sostegno e di cercare di alleggerire il peso che condizioni come quella del protagonista Paolo comportano. Ancora una volta, dunque, Aronadio si dimostra regista capace di offrire un punto di vista diverso e lasciare negli spettatori anche solo un briciolo di speranza.

Perché quella di Per te, in fin dei conti, è una storia che celebra l’amore come forza resiliente, capace di illuminare anche le ombre dell’oblio e del tempo che passa. Temi e situazioni delicati ma all’ordine del giorno, che il regista con la sua squadra riesce a restituire con sincerità, lasciando nello spettatore un sentimento agrodolce, di quelli che se da un lato ci fanno rammaricare per come sono evolute o cambiate certe cose, dall’altro ci fanno gioire perché del bello e del buono c’è comunque stato.

Per te
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Sommario

Per te di Alessandro Aronadio racconta con delicatezza la vera storia di un padre malato e di un figlio che sceglie di restargli accanto. Grazie alle intense interpretazioni di Edoardo Leo e del giovane Javier Francesco Leoni, il film diventa un commovente inno all’amore familiare, sospeso tra dolore e speranza.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

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