Suburbicon: recensione del film di George Clooney

L’apparenza inganna e a volte i pregiudizi possono trasformare le nostre vite rendendoci schiavi dell’odio e dell’intolleranza, alterando la nostra percezione della realtà. C’è questo e molto di più nel nuovo film da regista di George Clooney dal titolo Suburbicon. Dopo aver archiviato il poco convincente Monuments Men di qualche annetto fa, il bel George ci riprova e regala al pubblico della Laguna un film pieno di humor nero.

 

Suburbicon è una piccola cittadina di periferia degli anni cinquanta con case modeste e di buongusto, abitata esclusivamente da persone bianche. Tutto scorre serenamente fino a quando una famiglia di colore decide di ‘turbare’ la tranquillità dei cittadini bigotti di Suburbicon comprando una casa e di stabilirsi in città. Ma mentre tutti gli abitanti si mobilitano per scacciare queste persone indesiderate, c’è qualcun altro invece che progetta qualcosa di nefasto.

Suburbicon - George-Clooney

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Nato da un vecchio soggetto datato 1999 dei fratelli Ethan e Joel Cohen – che hanno curato ovviamente la sceneggiatura del film -, Suburbicon utilizza l’apparente tranquillità della classica periferia americana degli anni cinquanta per sferrare non poche frecciatine all’attuale politica degli Stati Uniti che sembra voler ancora proteggere e giustificare atti di violenza, intolleranza ed odio raziale. Una casetta in periferia con una bella staccionata e un piccolo giardino dove fare giocare i bambini è da sempre considerata come uno dei simboli del sogno americano per ogni straniero che decida di vivere negli States. Attraverso le vicende del piccolo Nicholas e della sua famiglia, George Clooney invita gli spettatori a riflettere su quanto la paura verso ciò che è diverso e sconosciuto continui a condizionare le nostre azioni e ci renda ciechi dinnanzi alle ingiustizie della vita.

Suburbicon, il film

Una famiglia di origini afroamericane si è appena trasferita a Suburbicon proprio nella casa accanto a quella del piccolo Nicky (Noah Jupe) che vive con suo padre Gardner Lodge (Matt Damon), sua madre Rose (Julianne Moore) e la zia, gemella omozigote di Rose, Margaret (sempre Julianne Moore). L’arrivo dei Meyers, che crea malcontento tra i cittadini, distrae l’attenzione di tutti dalla vera bomba ad orologeria nascosta nel quartiere. Ma quando una banda di criminali entra in casa dei Lodge e uccide con una dose letale di cloroformio Rose, nella tranquilla Suburbicon niente sembra più come prima.

Suburbicon - George-Clooney

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Dopo il grandioso successo ottenuto con il suo Good Night, Good Luck, film che stregò pubblico e critica a Venezia nel lontano 2005, l’affascinante mister Clooney torna alla Mostra del Cinema con un film che sorprende per il suo stile vintage e sfrontato e le sue tematiche così incredibilmente attuali. Suburbicon è un po’ thriller e un po’ noir ed è caratterizzato da un irresistibile humor nero, merito anche e soprattutto della sceneggiatura dei fratelli Cohen. La storia si svolge durante i problematici anni cinquanta, un periodo emblematico della storia americana fatto di eccessi e contrasti; da una parte il rock da ballare, le gonne a ruota e i colori pastello e dall’altra l’incolmabile divario tra bianchi e neri e le continue manifestazione d’odio razzista che infiammano le città. La decisione di George Clooney di usare il piccolo paradiso terrestre da depliant di Suburbicon come teatro di crimini orribili e inaspettati non è affatto casuale; si tratta di una provocazione, di mostrare cioè come un uomo, accecato dall’odio e dai pregiudizi, riesca a farsi ingannare dalle apparenze e che il male non conosce distinzione di razza.

Suburbicon - George Clooney3

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Il geniale sadismo dei Cohen trova sfogo quindi nell’impeccabile regia di Clooney ma anche in un cast di attori davvero eccezionali; dopo averlo visto per anni interpretare il ‘bravo ragazzo’, finalmente Matt Damon ci mostra il suo lato oscuro imbastendo un personaggio freddo, cinico e spietato che trova in Julianne Moore una complice tanto inquietante quanto affascinante. Ma a meritare una standing ovation è Oscar Isaac che, pur avendo un ruolo secondario, riesce a rubare la scena anche alla meravigliosa Julianne regalandoci una delle scene più belle dell’intero film, carica di tensione e tagliente umorismo.

E’ proprio grazie al suo personaggio infatti che la situazione precipita e la storia prende una piega decisamente inaspettata. Così come il piccolo Nicky, che guarda il mondo che lo circonda con l’ingenuità caratteristica dei bambini, anche lo spettatore si lascia rapire dalla surreale bellezza di Suburbicon per poi avere purtroppo un brusco risveglio. Tutto sembra oscuro, corrotto e perduto per sempre ma, mentre gli adulti continuano la loro incessante lotta per la supremazia, che sfocia nella violenza e nel sangue, è l’immagine di due bambini, uno bianco e uno di colore, che giocano a football insieme, a mandare un messaggio di speranza.

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RASSEGNA PANORAMICA
Carolina Bonito
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Carolina Bonito
Appassionata di cinema e televisione sin dai tempi del Big Bang, è adesso redattrice di Cinefilos e Cinefilos Serie tv e caporedattrice per Lifestar.
suburbicon-di-george-clooneyl’affascinante mister Clooney torna alla Mostra del Cinema con un film che sorprende per il suo stile vintage e sfrontato e le sue tematiche così incredibilmente attuali [...] Il geniale sadismo dei Cohen trova sfogo quindi nell’impeccabile regia di Clooney ma anche in un cast di attori davvero eccezionali