Sulla strada di casa: recensione del film

C’è da dire che, dai tempi di Romanzo criminale, serie cult che lo lanciò 4 anni fa nei panni del Freddo, Vinicio Marchioni ne ha fatta di strada. Dal molto apprezzato 20 sigarette di Amadei, menzione speciale a Venezia 2010 nella sezione Controcampo, all’ultima creazione di Francesco Bruni, Scialla! una piacevole sorpresa che ha messo d’accordo critica e pubblico. Ora, l’attore romano torna con una pellicola indipendente, opera prima di Emiliano Corapi prodotta da Andrea Petrazzi: Sulla strada di casa.

Sulla strada di casa, nelle sale venerdì, segue il dramma di Alberto, piccolo imprenditore ligure costretto a fare i conti con le difficoltà economiche attraversate dalla sua azienda. Per salvarla, s’improvvisa corriere per un’organizzazione criminale del sud, tacendo alla moglie – Donatella Finocchiaro – i reali motivi dei frequenti viaggi. Ma, alla vigilia di una partenza, un altro gruppo di malviventi s’introduce nella sua villa, ricattandolo con il sequestro della famiglia. Per rivedere moglie e figli, Alberto dovrà consegnare a loro il carico illecito che sta per trasportare.

Riflessione amara sulla precarietà che affligge il nostro Paese, il lungometraggio firmato da Corapi mette a fuoco un problema centrale: quello della ricerca, della conservazione e, a volte, della perdita della propria identità. Lo fa mostrandoci il crollo di un uomo “normale”, incensurato, prototipo dell’italiano medio che si ritrova a far parte di un gioco più grande di lui, mettendo da parte i valori in cui si è sempre riconosciuto. L’interpretazione di Marchioni è asciutta, senza fronzoli, e perfettamente riuscita nel suo intento di restituire la mediocrità e la piccolezza del personaggio di Alberto.

Lo stesso dicasi di Daniele Liotti, del tutto a suo agio nei panni di Sergio, una sorta di alter-ego in negativo del protagonista. I due sono in un certo senso uniti dal comune disagio, familiare o lavorativo, che li ha spinti a farsi complici di un mondo a loro estraneo. Ottimo anche Massimo Popolizio, che conferma con poche scene la sua duttilità, irriconoscibile nella parte del boss calabrese, e buona anche la prova della Finocchiaro (anche se forse il personaggio di Laura meritava di essere maggiormente approfondito).

Le musiche di Giordano Corapi sono efficaci nel riprodurre sonoramente la tensione che scandisce le scene. Distribuito dalla Iris Film, Sulla strada di casa è stato realizzato con poco: meno di 300mila euro, non avendo ricevuto i finanziamenti (richiesti) del Ministero e di Rai Cinema. Viene da chiedersi il perché.

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Ilaria Tabet
Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!