Tetris, recensione del film con Taron Egerton

Il film è disponibile dal 31 marzo su Apple Tv+

tetris recensione

Tra i videogiochi più famosi e di maggiore successo in tutto il mondo, la storia di come è nato Tetris è un case-studi per gli esperti di storia del videogioco. Proprio questa storia è il centro del racconto del film disponibile su Apple TV+ dal 31 marzo con protagonista Taron Egerton nei panni di Henk Rogers, il programmatore che vinse la guerra dei diritti di sfruttamento del gioco, in un momento storico in cui sembrava impossibile riuscire a comunicare in alcun modo con l’URSS, soprattutto quando si aveva un passaporto americano.

 

La storia di Henk, che è il punto di vista di tutto il film, è raccontata come una grande avventura che si tinge di legal drama e di spy story in un contesto che serve più le dinamiche di spettacolarizzazione che quelle legate al racconto vero e proprio della storia vera dietro al film. E per fortuna, diremmo noi, dal momento che il film si prefigge principalmente di intrattenere, esagerando, esaltando, inventando e mettendo in scena momenti e versioni di personaggi che servono alla finzione.

Tetris, la trama

A metà degli anni ’80, Henk Rogers si reca in Unione Sovietica per cercare di accaparrarsi i diritti di Tetris, un gioco che è stato programmato da Aleksej Leonidovič Pažitnov, cittadino dell’unione e pertanto non in diritto a poter sfruttare per un tornaconto personale la sua proprietà intellettuale, visto che ogni prodotto del lavoro del singolo è dato allo Stato. Rogers però non è il solo che ha capito le potenzialità del gioco e con lui ci sono diversi altri attori che scendono in campo, ingolositi dallo stesso obbiettivo. Andromeda Software è il primo a ottenere i diritti del gioco, rivenduti poi alla Mirrorsoft. A questi altri due contendenti si unisce, ovviamente, il gigante sovietico, ombra di quello che era stato e impero in declino, ancora fortemente ancorato a una burocrazia fatiscente e capillare.

La storia di un’amicizia

Tutti questi elementi hanno permesso a Jon S. Baird, regista, e a Noah Pink, sceneggiatore, di trasformare l’impresa di Henk in un ibrido che coniuga un aspetto biografico e umano, che probabilmente è quello meglio riuscito del film, con toni da spy-story e da legal drama. La storia della collaborazione e dell’amicizia che nasce tra Henk e Aleksej è certamente il cuore del film, ed è la traccia che maggiormente àncora lo spettatore alla vicenda. Il regista sfrutta bene le potenzialità emotive di questo incontro, che anche nella vita vera ha dato il via a una lunga amicizia, coronata nella fondazione della The Tetris Company, e ne fa un aspetto importante di tutta la vicenda, che spinge lo spettatore a schierarsi immediatamente dalla parte di questi due personaggi che sembrano condividere non solo l’amore per la programmazione e i videogiochi, ma anche un rispetto reciproco che, nel film, viene mostrato con gradualità.

Anche l’aspetto legato al legal drama risulta interessante, con una scena centrale del film che costruisce molto bene la tensione e il tentativo dei funzionari burocrati sovietici di ottenere il migliore accordo possibile a fronte di un sistema amministrativo e di governo che si stava già sgretolando da tempo e che di lì a poco sarebbe crollato.

Tetris film 2023Tra spy story e legal drama

Meno riuscita è la componente da spy story con la quale si conclude il film: inseguimenti in automobile, KGB mobilitato, osservazione continua, atmosfera mutuata direttamente da Orwell contribuiscono a mettere in scena un’atmosfera macchiettistica che sembrava francamente superata e che invece semplifica un momento storico estremamente complesso e delicato per tutta la storia dell’Occidente.

Decisamente furba l’idea di far entrare nel film il linguaggio del gioco, con i tetraggini che entrano nella narrazione come scenografia, gli oggetti che diventano fatti di pixel e i vari attori della “caccia ai diritti di Tetris” che vengono presentato come Player 1, Player 2 e così via, nella parte introduttiva della storia. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora del gioco stesso che, modificata e ri-arrangiata, fa da accompagnamento musicale a tutto il film, cambiando i suoi toni per adeguarsi al ritmo del racconto. Forse proprio questa è la chiave per essere indulgenti con Tetris: la storia è raccontata, contaminata, forse anche viziata da un’esigenza fortissima di spettacolarizzazione che, se da un lato cede troppo allo stereotipo e al forzare i confini della realtà, dall’altra diventa un vero e proprio gioco a livelli, con diversi ostacoli, settori da affrontare, nemici da sconfiggere e inseguimenti in cui farla franca.

In una maniera molto lineare e semplicistica, Tetris offre un buon livello di intrattenimento con un linguaggio a cui lo spettatore cresciuto nel mito del gioco dei tetramini sente di appartenere.

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