The End We Start From: recensione del film di Mahalia Belo – #RoFF18

Il film, prodotto da Benedict Cumberbatch con protagonista Jodie Comer, è presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma.

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Nella sezione Grand Public della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma arriva The End We Start From, survival movie prevalentemente al femminile, diretto da Mahalia Belo. Il film è traspozione cinematografica dell’omonimo romanzo di Megan Hunter, e fra i produttori – nonché interpreti – troviamo Benedict Cumberbatch insieme a Liza Marshall, Adam Ackland e Sophie Hunter. È una storia dai tratti aspri, quella di The End We Start From, che segue il tipico schema del genere di sopravvivenza in cui si inscrive, ma al tempo stesso cerca anche di affrontare tematiche importanti, una fra queste l’empowerment femminile, sfruttando un’attrice di spicco sulla quale la pellicola si costruisce per intero: Jodie Comer. È lei, infatti, a reggere il peso della narrazione, pur a volte non riuscendo del tutto ad essere convincente in una performance che, con molta probabilità, rischia di essere una di quelle più facilmente dimenticabili della sua carriera.

 

The End We Start From, la trama del film

In una Londra abbattuta da un’alluvione devastante, che ha costretto migliaia di persone a scappare via per trovare riparo altrove, una donna insieme al compagno e al figlio appena nato si ritrova senza casa e senza un posto in cui andare. La carestia, lentamente, inizia a dilagare in Inghilterra, duramente colpita da questi fenomeni metereologici estremi, che hanno preso il sopravvento sulla nazione non dandole alcuna tregua. Molte le famiglie in difficoltà che cercano di sopravvivere non solo alla fame, ma anche alla vulnerabilità delle persone che, sotto pressione, non hanno più il controllo di loro stesse. La protagonista si ritroverà così a intraprendere un viaggio in cui dovrà affrontare una serie di situazioni spiacevoli, dal freddo al digiuno, e cercherà in tutti i modi di rimanere viva e lucida per poter dare una speranza al suo bambino, pur ad un certo punto dovendosela cavare da sola poiché costretta a separarsi dal suo partner.

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La riflessione (mancata) sul clima

The End We Start From, sin dal suo incidente scatenante, stimola immediatamente nel suo pubblico una riflessione. L’alluvione, che è pretesto della storia e della partenza della protagonista, vuole subito parlarci del cambiamento climatico a cui stiamo assistendo oggi, di cui purtoppo ci dimentichiamo la reale gravità. È su questo che si fonda almeno tutto il primo atto, sfruttando una tematica quanto più attuale e sentita nel nostro quotidiano. E che cerca di ricordarci quale sia la condizione (critica) del nostro pianeta al momento, suggerendoci quasi cosa potrebbe accadere in un prossimo futuro – come una sorta di presagio – se non iniziamo ad agire davvero.

Ma la prima vera incrinatura della pellicola sta proprio qui: pur con tutte le sue buone intenzioni nel volerci parlare di qualcosa che, a ben pensarci, tocchiamo già con mano (basti pensare agli sbalzi termici anomali che attualmente viviamo o alle forti e devastanti piogge), non riesce mai ad approfondirne la questione, che rimane in superficie e sullo sfondo, fino però a scomparire del tutto. Una mancanza, questa, che dipende da una sceneggiatura troppo debole, non curata, la quale cerca di toccare più tematiche e, nel tentativo d’essere memorabile, deraglia totalmente perdendo di vista i suoi obiettivi.

Un film dalle troppe tematiche

In parallelo alla questione climatica, infatti, The End We Start From mette al centro il potere femminile raccontato attraverso la forza della protagonista nell’affrontare le avversità incontrate lungo il cammino, il concetto di maternità e le sue difficoltà, il senso del viaggio, la lotta per la sopravvivenza, l’amore a cui aggrapparsi per superare le difficoltà della vita. Sono tutti ingredienti che sistema sulla tavola, ma che alla fine non vengono utilizzati mai a pieno a causa di una trama ingolfata, che inevitabilmente non riesce a dare spazio a nessun elemento dal grande potenziale (se solo fosse stato sviluppato con più attenzione). Nel voler seguire troppe strade, dunque, The End We Start From non riesce ad esplorarne nessuna e, di conseguenza, il risultato è avere una narrazione priva sia di pathos che di picchi emozionali o narrativi.

Molte sequenze sono frettolose, molte domande non trovano risposta. Tante sono le scene che fanno sorgere numerose domande, ma che poi non vengono mai spiegate, finché quello di cui si voleva parlare perde di senso e di importanza. Il film, in sostanza, non osa pur avendo un terreno fertile su cui muoversi e una protagonista dalle buone qualità, che si presta fra l’altro bene per una storia di empowerment femminile. Che però, a livello di psicologia, non viene strutturata come si deve, non dandole così né lo spessore che merita né la possibilità allo spettatore di empatizzare con lei per lasciarsi coinvolgere meglio. Forse l’errore di tutto The End We Start From è non aver fatto essere il finale – che si rivela l’unica parte accattivante e funzionale – il vero centro del film. E quindi, purtroppo, finisce per essere dimenticato.

Sommario

Il film, pur essendo sorretto totalmente da un'attrice di livello come Jodie Comer, non riesce ad essere chiaro e lineare, a causa di una trama eccessivamente ingolfata che non lascia il giusto spazio alle tante tematiche importanti, e soprattutto attuali, che vuole affrontare. Sfuma così la possibilità di essere un survival movie di impatto, che avrebbe anche potuto sensibilizzare sulla questione del cambiamento climatico.
Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

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Il film, pur essendo sorretto totalmente da un'attrice di livello come Jodie Comer, non riesce ad essere chiaro e lineare, a causa di una trama eccessivamente ingolfata che non lascia il giusto spazio alle tante tematiche importanti, e soprattutto attuali, che vuole affrontare. Sfuma così la possibilità di essere un survival movie di impatto, che avrebbe anche potuto sensibilizzare sulla questione del cambiamento climatico.The End We Start From: recensione del film di Mahalia Belo - #RoFF18