The Holdovers – Lezioni di vita: recensione del film con Paul Giamatti

Dopo la presentazione nel circuito internazionale, il film esce in Italia il 18 gennaio 2024.

The Holdovers lezioni di vita recensione

Non sempre le feste natalizie sono un momento di gioia e aggregazione. Possono anche rivelarsi il periodo dell’anno in cui ci si sente maggiormente soli, o peggio ancora abbandonati. In cui si deve necessariamente fare i conti con le proprie piccole grandi tragedie personali, affrontare il dolore della perdita, della mancanza o del rimorso. In particolar modo se l’anno è il 1970, in piena Guerra del Vietnam, e l’ambientazione è un innevato liceo del Nord Est degli Stati Uniti. C’è più umanità in The Holdovers – Lezioni di vita che in tutto il cinema mainstream visto negli ultimi mesi. E non parliamo di quei personaggi che ti innalzano lo spirito, i quali attraverso il proprio arco narrativo di spingono a voler diventare la miglior parte di te. Non è questo il cinema di Alexander Payne.

 

L’umanità di The Holdovers – Lezioni di vita

Come in Sideways, Paradiso amaro, Nebraska e gli altri suoi film migliori, ci troviamo di fronte a un quadro umano in cui la quotidianità è costruita su piccole meschinità, ipocrisie, segni evidenti che lo spirito del singolo individuo è stato fiaccato giorno dopo giorno dal peso della propria vicenda personale.

Ed ecco allora che The Holdovers – Lezioni di vita costruisce scena dopo scena un universo che si fa specchio deformato di quello che dovrebbe invece rappresentare, ovvero la culla da cui partire per allevare coloro che guideranno un domani il Paese. Pur essendo pervaso da un sottotesto di umorismo caustico e corrosivo, il film di Payne non è però una commedia grottesca: i tempi di Election sono ormai passati, Sideways è stato realmente il punto di svolta nella carriera del suo autore, quello in cui ha iniziato a mostrare empatia nei confronti delle figure che metteva in scena. E questo succede con pienezza e potenza anche nel caso dello spocchioso aguzzino professor Hunham, oppure dell’irritante e indisciplinato studente Angus Tully. Perché per loro come per le figure secondarie in questo film l’unico modo per sopportare il proprio dolore diventa quello di scaricarlo sugli altri in ogni modo possibile.

The Holdovers - Lezioni di vita film 2023Lo svelamento delle maschere

La forza della sceneggiatura scritta da David Hemingson sta nel mostrare con la giusta progressione drammatica le persone dietro la maschera, dietro la corazza che più o meno consciamente si sono costruite col passare del tempo. In The Holdovers – Lezioni di vita dunque non ci sono il turning point o il momento catartico in cui lo spettatore assiste allo “svelamento” dell’umanità. Al contrario siamo invece incoraggiati a esperire sulla nostra pelle lo svelamento intimo e doloroso della disperazione quieta, del dolore quotidiano. In questo modo la verità dei personaggi scaturisce alla stessa maniera dai loro pregi come dalle mancanze, a formare un quadro frastagliato di figure in chiaroscuro con cui diventa impossibile non condividere i sentimenti, sia quelli più puri che i decisamente meno nobili.

Come sempre Payne sa sfruttare al meglio gli script su cui lavora, supportando i dialoghi con una messa in scena precisa ma mai soffocante. E come sempre la direzione d’attori risulta eccelsa: Paul Giamatti regala al cineasta una prova superba, che si avvicina per molti versi a quella straordinaria di Sideways e al tempo stesso la smentisce. Il suo Paul Hunham, a differenza di Miles, si presenta come un “tipo fisso” che l’attore deve in qualche modo “scardinare”, esporre una parte per volta fino a ricostruirlo come essere umano. Accanto a lui l’esordiente Dominc Sessa sorprende come energetico, vitale contraltare al dogmatico docente. Insieme formano una coppia che racconta lo scontro tra età, potere, visione del mondo davvero difficile da dimenticare.

Payne torna ad altissimi livelli

Se non fosse per un ultimo quarto d’ora che incanala il film in binari forse leggermente prevedibili, The Holdovers – Lezioni di vita sarebbe un film da massimo dei voti per la potenza della narrazione emotiva e la pulizia della visione cinematografica. Dopo il passo forse non falso ma comunque maggiormente incerto di Downsizing, Alexander Payne è tornato ai livelli che gli competono con un dramma di indubbio spessore. Un film in cui si ride spesso, certo, ma sempre in qualche modo per nascondere la miseria, per allontanare quel dolore di vivere anche soltanto di un altro giorno. Perché i personaggi piû dolorosi in fondo non possono fare altro che vivere un giorno alla volta…

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