The Nice Guys: recensione del film con Ryan Gosling

The Nice Guys

Sin dal 1990, cioè da quando Martin Scorsese ha fatto uscire Quei Bravi Ragazzi (Goodfellas), abbiamo imparato che quando Hollywood chiama “bravi” i suoi personaggi, possiamo aspettarci senza problema alcuno l’esatto contrario. Rispettano alla perfezione questo assioma i protagonisti di The Nice Guys, letteralmente I Bravi Ragazzi, Holland March e Jackson Healy, al secolo Ryan Gosling e Russell Crowe. Dimenticate però le scene solenni del regista newyorchese, l’intoccabilità della mafia, la sacralità della famiglia, con Shane Black alla regia si respira tutt’altra aria: siamo a Los Angeles negli anni ’70, un periodo in cui la città inizia a godere dell’appellativo “del peccato” grazie alle sue feste infinite e al boom dell’industria del porno.

 

Prima dell’avvento di internet, dunque dei contenuti a luci rosse gratuiti e facilmente reperibili, esisteva una vera macchina produttiva di materiale hard in serie, un enorme tritacarne all’interno del quale finivano centinaia di migliaia di donne. E vi finivano a cuor leggero, poiché si guadagnava bene e in poco tempo, un miracolo economico; trattandosi comunque di un mondo abbastanza underground, notturno, era anche abbastanza facile finire in brutti giri di persone, grossi guai, malaffari, che solitamente si traducevano in sparatorie, rapine, omicidi, fughe al di là della legge. Esattamente a metà strada fra la polizia, pressoché inesistente, e i brutti giri legati all’industria del porno si posizionano i nostri due affezionatissimi, due investigatori privati alla buona, sempre incredibilmente disorganizzati ma dalle ottime intenzioni. Tutto procede in maniera tranquilla finché hanno a che fare con casi all’ordine del giorno, piccole baruffe, intimidazioni di poco conto, quando invece le attrici di un film porno iniziano ad essere uccise in serie partono i primi, reali guai. Al pari di Gianni e Pinotto, i due si ritrovano a indagare sul misterioso omicidio di Misty Mountains, una classica donna da copertina di Playboy, e sulla scomparsa di una ragazza di nome Amelia, legata a doppio filo con le alte sfere politiche.

Gli eventi fanno sì che i due scapestrati finiscano all’interno di un piano criminale dalle tinte più che intricate, cosa che comunque non impedirà loro di scatenare immani disastri, di perdersi in gag improvvise e di far ridere il pubblico per 120 minuti. Ryan Gosling, lontanissimo dai toni seriosi di Drive o Only God Forgives, dimostra – divertendosi – che può tranquillamente affrontare anche la commedia più spinta, con un po’ di volontà; lo stesso vale per Russell Crowe, reso ancor più buffo da una forma fisica da campione mondiale di divoratore di panini. La grande differenza di carattere fra i due, totalmente irresponsabile il primo, più cauto il secondo, è la chiave del successo dell’insolita coppia, aiutata da una scrittura che conosce bene i tempi del racconto e della risata. Ovviamente non parliamo di un prodotto colossale della storia del cinema, The Nice Guys conosce benissimo i suoi limiti e i suoi obiettivi, uno di questi è divertire, sfruttare i cliché del genere e il lato comico di due enormi star, nulla che non sia stato raggiunto.

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