La stanza accanto: recensione del film di Pedro Almodóvar – Venezia 81

La recensione di The Room Next Door di Pedro Almodóvar, in Concorso alla 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

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Quando il 23 luglio Alberto Barbera ha presentato il programma della 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, La stanza accanto (The Room Next Door), il nuovo film di Pedro Almodóvar che concorre per il Leone d’oro, ha immediatamente suscitato grandi aspettative e un’enorme curiosità. Il motivo principale? È la prima opera del regista spagnolo realizzata interamente in lingua inglese. Almodóvar si è avventurato nel cuore di Hollywood, ma con ammirevole coerenza ha mantenuto intatti gli stilemi che caratterizzano la sua filmografia.

 

Quindi, alla domanda se La stanza accanto (The Room Next Door) deluda le attese, la risposta è no. Almodóvar ci conquista ancora una volta, non solo per il suo talento e l’attenzione costante alle figure femminili, ma anche per la fedeltà alla sua cifra stilistica, consegnandoci uno dei prodotti più affascinanti di questa edizione del Festival. A impreziosire la scena, troviamo due stelle eteree del cinema hollywoodiano: Tilda Swinton e Julianne Moore. Sceneggiata dallo stesso regista, la pellicola sarà distribuita da Warner Bros.

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La trama di La stanza accanto (The Room Next Door)

New York. Martha è una reporter di guerra che vive un rapporto conflittuale con la figlia Michelle. La ragione è il padre di quest’ultima il quale dopo essersi trasferito a San Diego quando la madre era ancora incinta, non si è più interessato a loro. Ingrid, invece, è autrice di romanzi semi-biografici, nei quali racconta spesso la sua paura delle morte. Ed è proprio questa che bussa alla sua porta quando scopre che Martha, sua cara amica, è ricoverata in ospedale per via di un tumore. Per la donna non ci sono speranze di vita e, dopo aver riflettuto, fa una richiesta particolare a Ingrid: nel Dark Web ha acquistato una pillola che la aiuterà a morire, ma vuole farlo in un contesto che non le è familiare e soprattutto con qualcuno che le stia nella stanza accanto. Dopo diverse titubanze, Ingrid decide di accettare e si trasferisce con lei in una casa di campagna a due ore dalla Grande Mela. Ma il pensiero di sapere che l’amica le morirà vicino è qualcosa di assolutamente atroce e spaventoso.

The Room Next Door

Fra dramma e ironia

Nonostante l’essere andato oltreoceano, con La stanza accanto (The Room Next Door) Almodóvar rimane ancorato alla sua estetica e al suo inconfondibile stile narrativo, confermandosi un autore maturo e consapevole. Nessun compromesso per un regista che ha una visione chiara del cinema che intende fare, mantenendo quei tratti distintivi che lo rendono immediatamente riconoscibile anche in un diverso contesto produttivo. Al centro della storia ci sono due donne, apparentemente molto diverse ma profondamente simili, unite da un’amicizia sincera e disposte ad affrontare insieme persino la morte, che è uno dei temi portanti del film. Sono i sorrisi di Martha e Ingrid, le loro lacrime, le speranze e i turbamenti, a bucare lo schermo e a catturare l’attenzione dello spettatore sin dalla prima scena. La macchina da presa aderisce alle protagoniste con intimità, restituendoci due figure fragili ma determinate, che trovano nel loro legame la forza per far fronte al momento più doloroso della vita: il calare definitivo del sipario.

I dialoghi, ricchi di sentimenti ed emozioni, compongono una narrazione che, pur partendo da un contesto drammatico, non scivola mai nel melodramma. Il regista infatti inserisce con intelligenza sprazzi di ironia che stemperano la tensione, mantenendo un equilibrio perfetto, affrontando così il tema delicato dell’eutanasia ma senza mai cadere nell’enfasi o nella tragedia. Almodóvar trova dunque il giusto linguaggio per trattare la morte e la scelta di morire, senza appesantire il tono o risultare ridondante. Il risultato? Una leggerezza che non è mai superficiale, ma che, al contrario, sa cogliere la profondità delle emozioni senza rinunciare a un tocco di umanità.

Swinton e Moore: che coppia!

Tilda Swinton e Julianne Moore offrono due interpretazioni straordinarie, calibrate e intense, senza mai scadere nel teatrale o nell’eccessivo. La Swinton, in particolare, riesce a catturare tutte le sfumature del suo personaggio, spesso senza nemmeno bisogno di pronunciare una battuta. Basta uno sguardo, un’espressione, per rimanere affascinati dalla sua performance. Ecco perché ci viene da dire questo: insieme Swinton e Moore formano una delle coppie più memorabili viste recentemente sul grande schermo, dando vita a personaggi che rimarranno impressi nel cuore del pubblico.

3.5

Sommario

Nonostante l’essere andato oltreoceano, con La stanza accanto (The Room Next Door) rimane ancorato alla sua estetica e al suo inconfondibile stile narrativo, confermandosi un autore maturo e consapevole. Nessun compromesso per un regista che ha una visione chiara del cinema che intende fare, mantenendo quei tratti distintivi che lo rendono immediatamente riconoscibile anche in un diverso contesto produttivo.

Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

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