The Takeover: recensione del film Netflix

La pellicola si incentra sulla storia di Mel Bandison, una giovane hacker che accidentalmente svela alcuni scandali legati alla privacy

The Takeover recensione

Inseguimenti e spionaggio. Questo è The Takeover, pellicola olandese approdata su Netflix con l’obiettivo di conquistarsi un posto nel cuore degli appassionati dell’action movie, seppur con qualche insuccesso. In cabina di regia una donna, Annemarie van de Mond, che segue la storia di un’altra figura femminile, Mel Bandison, la hacker dallo sguardo di ghiaccio protagonista del film. The Takeover è una pellicola – in teoria – ibrida, che sembra spaziare dal thriller al giallo finendo però per essere al 90% improntata sul genere dell’azione.

 

The Takeover, la trama

Rotterdam, Olanda. Una giovanissima hacker, Mel (Holly Mae Brood), viene rintracciata da un hacker, Buddy (Frank Lammers) mentre cerca di hackerare i sistemi dell’esercito. Dieci anni e una serie di hackeraggi dopo, Mel è nuovamente sola e si occupa del controllo software delle aziende. Ma quando le viene affidato il lavoro da una compagnia di autobus senza conducente, finisce invischiata in un girone infernale.

Dopo essere stata incastrata per omicidio a causa dello svelamento di alcuni scandali legati alla privacy da parte di un gruppo di hacker cinesi, Mel insieme al suo nuovo partner Thomas (Geza Weisz) fugge per arrivare in Belgio e chiedere aiuto ad una persona che non vede da tempo. Mentre la polizia è nel frattempo sulle sue tracce, la giovane hacker cerca in tutti i modi di non farsi uccidere… e di trovare il modo per venire a capo della situazione.

Un’americanata sorretta da una struttura narrativa fragile

Il problema alla base di The Takeover si riscontra nella sua struttura narrativa, che nel disperato tentativo di assurgere ad action movie americano si perde nella sua ricerca frustrante della spettacolarità. Seppur la trama di base avesse le carte in regola per poterci costruire su un lavoro ben infiocchettato sia a livello di script che di montaggio, la bramosia di mettere troppa carne alla brace è riuscita a svalorizzare il prodotto finale. Il primo nodo fastidioso va ricercato a livello di sceneggiatura.

La pellicola parte con un assaggio del passato di Mel, una scelta ad hoc per un primo approccio fra personaggio e spettatore. Ma non appena si arriva al presente, le dinamiche iniziano a svilupparsi in modo talmente tanto frenetico da far perdere il filo di un discorso molto intricato. Ed è qui che il naso si storce. La regista ha voluto impiattare una storia complessa che si accartoccia su di sé e mai si dispiega, e le sequenze veloci in cui la fa progredire non permettono alla trama di avere un suo spessore narrativo, rendendo la fruizione più noiosa e disfunzionale.

Quello che perciò il film rigurgita è un prodotto plastificato, un calderone di scene d’azione che vogliono assomigliare ai film di James Bond con sfumature di Fast & Furious. Anche la protagonista appare come la versione soft di Nikita, con un background spezzato a metà e il desiderio di essere la Wonder Woman della storia. La scarsità di scene di pathos poi non permettono a Mel di svilupparsi in toto e questa è un’altra incrinatura del film che incentra tutto proprio sulla figura della hacker. Ultimo lavoro fatto alla “bell’e meglio” è quello sul personaggio interpretato da Geza Weisz, Thomas.

L’ “incontro al buio” di Mel con questo ragazzo si rivela un gigantesco fiasco a causa della personalità troppo esaltata di lui. Ma improvvisamente, senza un’insieme di beat coerenti fra di loro, questo si trasforma nel Bob Stone (Una spia e mezzo) della situazione, impelagandosi in spionaggio, criminalità e hackeraggio come una materia che mastica tutti i giorni. Una transizione importante non sostenuta però da alcun dettaglio logico, con la conseguenza che diventa decisamente surreale.

The Takeover si posiziona inspiegabilmente nella Top 10 di Netflix Italia, ma altro non è che un film strutturalmente fragile, privo di sequenze realmente adrenaliniche e di scene più ricche a supporto della forma mentis e attitudine dei personaggi in gioco. Dal tema della violazione della privacy interconnessa all’hackeraggio criminale poteva modellarsi un lungometraggio di tutto rispetto, ma evidentemente la regista puntava a fare le cose talmente tanto in grande da non accorgersi che nel frattempo la trama stava andando alla deriva. Un vero peccato.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
the-takeoverIl problema alla base di The Takeover si riscontra nella sua struttura narrativa, che nel disperato tentativo di assurgere ad action movie americano si perde nella sua ricerca frustrante della spettacolarità.