Troll, recensione del film di Roar Uthaug

Il film Netflix unisce senza soluzione di continuità le dinamiche da disaster movie alla mitolgia norrena.

Troll film Netflix

Troll è un monster disaster movie norvegese nato dalla mente del regista Roar Uthaug e attualmente disponibile su Netflix. Analogamente a King Kong, Godzilla e al T-Rex di Jurassic Park (pellicole accuratamente citate nel corso della narrazione), Troll ha come protagonista una creatura folkloristica che prende vita e libera la sua forza bruta in un’area popolata, con risultati volutamente catastrofici. Il film è interpretato da un ensemble di alcuni dei più importanti attori norvegesi, tra cui Ine Marie Wilmann, Kim Falck, Mads Sjøgård Pettersen, e c’è anche un breve cameo del candidato ai Golden Globe Billy Campbell (The Killing).

 

La trama di Troll

Qualcosa sul monte Dovre in Norvegia si sta svegliando: dalle sue profondità più oscure è pronta a riemergere una creatura gigantesca, che vi è rimasta intrappolata per migliaia di anni. Distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino, uno spaventoso troll si avvicina rapidamente alla capitale della Norvegia, dove gli abitanti lotteranno per fermare qualcosa che pensavano potesse esistere solo nel folklore norvegese. Protagonista del film è la paleontologa Nora Tidemann (Wilman) che, da bambina, discuteva di folklore magico con suo padre mentre si dedicavano all’arrampicata: ora è un’accademica di successo e passa le sue giornate a scavare e studiare resti fossili, soprattutto di dinosauri.

Dopo che la misteriosa creatura è emersa dalla montagna di Dovre, il governo del Paese convoca Nora lontano dal suo attuale progetto in corso. Nella struttura governativa sotterranea top-secret, Nora fa la conoscenza del Primo Ministro norvegese (Anneke von der Lippe) e del suo principale consigliere, Andreas (Falck). Nora e Andreas si recano dunque sul monte per indagare ulteriormente sulla gigantesca creatura con l’aiuto del soldato Kris (Mads Sjøgård Pettersen). All’inizio, il gruppo non è sicuro del tipo di creatura che sta cercando. Provoca caos e distruzione ovunque vada, lascia orme giganti e i suoni che emette sono ultraterreni: una coppia di anziani si è salvata per un pelo dopo che l’essere gigantesco ha letteralmente calpestato la loro casa. Alla fine, Nora si rende conto che c’è solo una persona a cui può chiedere aiuto: l’eccentrico padre Tobias (Gard B. Eidsvold). I due si erano precedentemente allontanati a causa della convinzione di Tobias che i troll fossero reali e non solo mistici prodotti della mitologia norrena.

Un'immagine di Troll

Un conflitto poco chiaro

Troll unisce i tropi del disaster movie alla Roland Emmerich con lo stile dei vecchi film kaiju giapponesi, stabilendo le coordinate della sua narrazione in Norvegia. In patria, il regista Roar Uthaug ha realizzato uno slasher movie, un film natalizio per bambini e un thriller storico, ma è probabilmente più conosciuto per The Wave, un disaster movie su larga scala, e per il reboot di Tomb Raider con Alicia Vikander. In generale, si è cimentato in diversi tentativi di intrattenimento in stile hollywoodiano, in patria e all’estero. Troll, come The Wave, sembra la versione ridotta del Godzilla di Emmerich del 1998, riadattata per la fruizione immediata da piattaforma che, oggigiorno, è la scelta prediletta per la visione di un film.

La mancanza di un obiettivo chiaro nella “caccia al troll” inficia irrimediabilmente lo slancio drammatico di Troll. È difficile essere coinvolti nel conflitto che ci propone, che vorrebbe allo stesso tempo porsi su più livelli e analizzare i contrasti tra uomo e creatura, forze dell’ordine e cittadini, contesto urbano e selvaggio. La verità è che nessun personaggio sembra avere un’opinione su cosa sia meglio fare in questa situazione, o anche solo su quali siano le opzioni. Uccidere il troll, cercare di “fare amicizia” o studiarlo: questo è il dilemma. Peccato che qualsiasi scelta sia per il troll indifferente, dato che la creatura si comporterà alla stessa maniera indipendentemente dal trattamento riservatogli, mantenendo salda la sua appartenenza al regno delle favole divenute per un attimo realtà.

Troll: un B-Movie senza pretese

Anche presentando una storia volutamente prevedibile, Troll non cerca in alcun modo di sorprendere lo spettatore con intuizioni originali, che rimangono semplicemente accennate. Ad esempio, veniamo a conoscenza di un lato “umano” del Troll, nella sequenza in cui salva una bambina da morte certa, eppure non riusciamo a scoprirne nulla di più. Ci viene mostrata una fossa comune piena di scheletri dei Troll, addirittura il teschio del Re dei Troll, ma non ci viene spiegato molto su questo clan e le sue dinamiche. Ancora più deludente è il fatto che la stessa figura di Tobias – il personaggio più esperto, quello che inizialmente deduce che la “creatura misteriosa” sia proprio un Troll, viene approfondito pochissimo.

In ogni caso, non è difficile comprendere il clamore generato da Troll su Netflix: gli effetti speciali discreti sono abbastanza credibili da riuscire a catturare l’attenzione dello spettatore e il mostro ha un’impressionante potenza distruttiva che viene rappresentata come se i troll fossero animali irritanti piuttosto che cattivi dispettosi. Roar Uthaug non è un regista che sembra destinato a epopee più grandiose, e questa è sicuramente una delle sue migliori qualità: realizza consapevolmente film di serie B senza illusioni di grandezza da serie A.

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