Un uomo felice: recensione della commedia francese

Il 9 marzo arriva in sala Un uomo felice, la commedia francese di Tristan Séguéla con Fabrice Luchini e Catherine Frot.

Un Uomo Felice film 2023

L’umorismo della più tradizionale commedia francese incontra temi attuali e ancora troppo poco presenti sul grande schermo. Un uomo felice (Un homme heureux) è il nuovo film di Tristan Séguéla che, dopo l’esordio nel 2019 con Chiamate un dottore! (versione francese di Una notte da dottore), si serve di volti consolidati come Fabrice Luchini (Il meglio deve ancora venire) e Catherine Frot (La cuoca del presidente) per avvicinare il pubblico – soprattutto quello più maturo – ad una storia dai risvolti insoliti.

 

La trama di Un uomo felice

Jean (Fabrice Luchini) è l’attempiamo sindaco di una cittadina francese. Nonostante abbia promesso alla moglie Edith (Catherine Frot) di abbandonare la carriera politica per godersi con lei gli anni a venire, Jean decide di candidarsi nuovamente per svolgere un ulteriore mandato. Quando sta per annunciare alla moglie le sue intenzioni, lei lo spiazza con una notizia ancora più destabilizzante. La donna confessa di non essere mai stata veramente a suo agio nel proprio corpo.

Dentro di sé, Edith si sente un uomo ed è intenzionata a cambiare sesso. Jean, eterosessuale e omofobo, non accoglie affatto bene la decisione della moglie. La cosa che però lo spaventa maggiormente, è la possibilità di perdere il suo elettorato, conservatore e poco aperto al diverso. Jean ancora non sa che la transizione di sua moglie potrebbe rivelarsi un’arma vincente per la sua campagna elettorale.

Criticare i pregiudizi in chiave ironica

Un uomo felice gioca con la moralità saltando dentro e fuori dai pregiudizi attraverso l’ironia. Le battute ottuse e omofobe di Jean sono le classiche frasi che siamo stanchi di sentire, soprattutto da una certa generazione. La sceneggiatura, scritta da Guy Laurent (Non sposate le mie figlie!Benvenuti a casa mia) e Isabelle Lazard, è un mix di situazioni grottesche, discorsi fuori tempo massimo e frasi fatte che fanno sorridere amaramente. L’effetto ironico è dato non solo dai personaggi più ottusi, Jean in primis, ma finisce per coinvolgere anche quelli più profondi, Edith in primis.

La trasformazione di Edith in Eddie, manca di quella minima drammaticità necessaria ad un personaggio coinvolto in un così grande cambiamento. Catherine Frot è goffa nel ruolo che interpreta: il trucco e gli abiti che indossa sono molto approssimativi e stereotipati e la rendono divertente anche quando non vuole esserlo.

L’effetto finale è che in Un uomo felice si ride un po’ di tutti, anche quando non si dovrebbe. Il regista Tristan Séguéla prova a piacere all’audience conservatrice e ad avvicinarsi alla comunità LGBTQ+. Il risultato però non riesce: tutto è parodico e non esce granché dalla dimensione satirica.

Il diverso inserito in un microcosmo ordinato

Un uomo felice è ambientato un piccolo paesino idilliaco, ordinato ed estremamente borghese, il più tipico sobborgo americano anni Cinquanta che la hollywood classica cavalcava. Al suo interno, ci mette un elemento stridente: un donna – la moglie del sindaco – che decide di cambiare sesso. Rimanendo in tema commedia hollywoodiana, non si può non citare A qualcuno piace caldo di Billy Wilder. Sicuramente, il film con Marilyn Monroe poteva essere avanguardista per i tempi: il tema ‘uomini travestiti che scoprono il proprio lato femminile‘ non era sicuramente consueto negli anni della censura e del modello di famiglia tradizionale. Al contrario, nel contesto attuale, Un uomo felice non si può di certo definire progressista.

Tuttavia, fare satira sulla diversità funziona in molti casi: un ottimo esempio italiano può essere Checco Zalone e il suo personaggio ottuso sì, ma con margini di miglioramento. Speriamo che l’ironia sulla comunità transgender possa avere gli stessi margini di miglioramento di Checco in Cado dalle nubi

La fotografia e la regia di Un uomo felice

Gli aspetti patinati e confortanti della commedia vengono ribaditi anche dall’estetica del film. La cittadina idilliaca in cui vivono Jean Edith è il contenitore di una casa borghese riccamente arredata e di uffici e ristoranti tutt’altro che umili. L’illuminazione pervade ampiamente questi spazi perfetti e prevedibili. Al contrario, ogni luogo che ha a che fare con Eddie e la transizione è squallido e scuro: la fabbrica, la strada di notte, una scuola non ben identificata.

Fino alla fine, Un uomo felice non eccelle né a livello di trama né a livello registico. Il colpo finale (no spoiler) lascia l’audience nella condizione di fare le proprie conclusioni, anche in base alle ideologie personali e alla propria apertura al diverso. Se non altro, si è parlato di transessualità nella più classica commedia mainstream, vediamolo come un punto di partenza.

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RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Ferretti
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un-uomo-feliceUn uomo felice gioca con la moralità saltando dentro e fuori dai pregiudizi attraverso l'ironia. Pur passando attraverso temi importanti come la transessualità, alla fine il film non è altro che una commedia mainstream che non esce dalle etichette sociali e di genere.