Ritorna sullo schermo una delle coppie dell’animazione più amate di sempre, Wallace e Gromit, ovvero l’inventore pasticcione e il suo fidato cagnolino sempre pronto a riparare ai guai del suo padrone. L’occasione è il secondo lungometraggio a loro dedicato, Wallace e Gromit – Le piume della vendetta (il cui titolo originale è il più simpatico Vengeance Most Fowl), realizzato per Netflix a quindici anni di distanza da Wallace e Gromit – La maledizione del coniglio mannaro, vincitore del premio Oscar come Miglior film d’animazione. Alla regia vi è come sempre Nick Park, accompagnato però stavolta da Merlin Crossingham.
Proprio per i tanti riconoscimenti ottenuti nel tempo, si tratta dell’IP più popolare della Aardman Animation, che negli anni ha dato vita anche ad opere come Galline in fuga, I primitivi e Shaun, vita da pecora – Il film. Opere caratterizzate dai personaggi realizzati in plastilina, perfettamente malleabili per assumere forme e dimensioni di ogni genere, stupendo continuamente grazie ad un’animazione divenuta ormai un marchio di fabbrica. E proprio richiamando i primi lavori della Aardman, questo nuovo lungometraggio è un sequel del cortometraggio del 1993 (anch’esso premiato con l’Oscar) dal titolo I pantaloni sbagliati.
La trama di Wallace e Gromit – Le piume della vendetta
In questo nuovo capitolo, la preoccupazione di Gromit che Wallace stia diventando troppo dipendente dalle sue invenzioni si dimostra giustificata quando il suo padrone pasticcione inventa uno gnomo “intelligente” che sembra sviluppare una mente propria: Norbot. Ben presto, questa nuova presenza mette in ombra il ruolo di Gromit all’interno della casa, ma quando il diabolico pinguino Feathers McGraw torna in cerca di vendetta, toccherà proprio a Gromit lottare contro le sinistre forze scatenatesi e salvare il suo padrone… o Wallace potrebbe non inventare più niente!
Guardatevi dall’intelligenza artificiale!
Per un franchise con protagonista un inventore, non essere al passo con i tempi sarebbe un vero crimine! Ecco dunque che l’ovvio sviluppo per questo nuovo lungometraggio della Aardman Animations è quello di inserire l’intelligenza artificiale, sempre però nello stile comico che ha reso celebri Wallace e Gromit. 32 anni dopo quel gioiello animato di 30 minuti che è I pantaloni sbagliati, facciamo dunque la conoscenza dello gnomo Norbot, che è solo la più recente di una serie di intelligenze artificiali che, per via di agenti esterni, si riprogrammano su un comportamento cattivo.
Come la M3GAN del film omonimo, anche in questo caso tale presenza diventa l’occasione – in questo caso comica – per riflettere sull’abuso di queste tecnologie, sui loro possibili pericoli e sulla nostalgia per una vita “analogica”, di cui Gromit cerca invece di farsi custode tra le tante invenzioni superflue del suo sbadato padrone. Al di là della vicenda principale – la vendetta di Feathers McGraw – il film si muove dunque tra questi due poli, raccontando il tutto insieme ad un altro scontro che si svolge in modo forse meno esplicito, ovvero massiccio supporto della CGI che sovrasta la tradizionalità della materia e dell’animazione in stop motion.
I primi lavori della Aardman si sono distinti proprio per questa loro peculiare tecnica animata, che anche nelle forme più grezze riusciva a sorprendere e incantare. Vederla oggi stemperata dal supporto della CGI, per quanto comprensibile (dati i costi e i tempi di lavoro richiesti dalla pura stop motion) dispiace, anche se fortunatamente non tutto l’incanto si perde per strada. È però indubbiamente interessante come il film affronti il tema della tecnologia attraverso questi due discorsi, un po’ come a suo tempo faceva Toy Story (primo film interamente realizzato in CGI) con il tradizionale Woody e il futuristico Buzz Lightyear.
Un film che si muove tra mancanze e idee brillanti
In un panorama di opere d’animazione che sempre più tendono al fotorealismo, è però un bene che ci siano ancora film come questo (o Il robot selvaggio e Flow – Un mondo da salvare) che ci ricordano la bellezza dell’animazione che si lascia andare alle imperfezioni per far emergere il proprio cuore pulsante. Un cuore che, però, in Wallace e Gromit – Le piume della vendetta è in parte troppo legato proprio a I pantaloni sbagliati, di cui ripropone diverse dinamiche (ad esempio, il processo di risveglio di Wallace), che strappano ancora oggi sorrisi, ma senza apportare anche qualche necessaria nuova trovata al tutto.
Ad inficiare parzialmente sul risultato finale c’è anche la sensazione di non assistere ad un adeguato numero di gag e battute tali da giustificare il formato lungometraggio, ma fortunatamente si arriva ad un finale su larga scala che, citando grandi classici dell’azione, si apre ad una serie di scenari intriganti oltreché emozionanti. Certo, manca una sequenza capolavoro come quella dell’inseguimento nel trenino elettrico in I pantaloni sbagliati, ma una serie di altre azzeccate intuizioni di messa in scena permettono comunque al film di arrivare al suo risultato, intrattenendo e divertendo. Il carisma dei due protagonisti, ovviamente, fa il resto.
Wallace e Gromit - Le piume della vendetta
Sommario
Rispetto al cortrometraggio di cui è sequel, Wallace e Gromit – Le piume della vendetta presenta alcuni passi falsi – nel ritmo, nel numero di gag o trovate vincenti – ma riesce in ogni caso a divertire, in primis grazie alla coppia protagonista, ma anche per merito di nuove idee che aggiornano il franchise ai tempi odierni.