Here: la recensione del film di Robert Zemeckis

Il film, tratto dal fumetto di Richard McGuire, arriva al cinema il 9 gennaio distribuito da Eagle Pictures.

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Cosa succede quando uno sperimentatore del cinema incontra un’opera letteraria di indiscutibile valore concettuale e spirituale? La risposta arriva nelle sale cinematografiche, a partire dal 9 gennaio, grazie a Eagle Pictures. Arriva infatti al cinema Here (qui il trailer), di Robert Zemeckis, adattamento dell’omonimo fumetto di Richard McGuire. Il risultato è un’operazione tecnicamente impegnativa, che da una parte ha spinto Zemeckis a ragionare sul cinema in maniera inedita e allo stesso tempo gli ha concesso di fare una riflessione sulla vita, limitatamente a un solo luogo nell’arco di un tempo lunghissimo.

 

Here è un film sulla memoria dei luoghi

Protagonisti del film, Tom HanksRobin Wright, che Zemeckis aveva già diretto, giovani e belli, in Forrest Gump. Il regista, ringiovanendo e invecchiando i due attori, racconta la storia di una coppia, di una famiglia, che vive in un posto che esisteva prima di loro e prima di loro è stato foresta, prateria, cantiere, casa coloniale, villetta a schiera, e tutta una serie di passati e presenti che si susseguono senza linearità, ma si sovrappongono, tutti raccontati dallo stesso punto di vista, un angolo del soggiorno. E lo spettatore diventa testimone costante dello scorrere del tempo in quella stanza, con il mondo fuori da una finestra.

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Here di Robert Zemeckis – Credits Eagle Pictures

Con riquadri sovrapposti all’immagine e il montaggio firmato da Jesse Goldsmith, il film abbraccia secoli di storia americana, dall’era dei dinosauri fino al presente segnato dal Covid. In questo spazio si intrecciano le vite di diverse famiglie, in particolare quella di Richard (Tom Hanks) e Margaret (Robin Wright). Richard è un pittore costretto a sacrificare i suoi sogni per scendere a compromessi con le urgenze della vita, mentre Margaret si ritrova stanca di una casa che è al tempo stesso rifugio e prigione, in una vita che le ha chiesto troppo presto di sacrificare le sue ambizioni, che le è fuggita tra le mani senza che lei se ne accorgesse, come ci rivela in una toccante scena del film (e come troppo spesso accade nella vita reale).

Un viaggio non lineare nel tempo

Il film, il cui adattamento dal fumetto è firmato dallo stesso Zemeckis insieme a Eric Roth (Forrest Gump), è una celebrazione del cinema come arte che unisce tecnica e storytelling. Utilizzando uno sguardo fisso, teatrale, ci invita a osservare come il tempo e gli eventi modellino lo spazio e le vite che lo abitano, riducendolo a un unico angolo di mondo che affronta lo scorrere del tempo, delle epoche, degli arredi, degli stili. Here è un trattato sull’umanità. La casa, protagonista silenziosa, è lo specchio delle trasformazioni della società americana e delle vite che vi si intrecciano.

Dagli arredi anni Cinquanta alle mascherine del Covid, ogni dettaglio riflette un’epoca e una mentalità, mettendo in luce quanto il progresso tecnologico influenzi la nostra concezione dello spazio domestico e della memoria. L’espediente della camera fissa, che richiama le origini del dispositivo cinematografico, trasforma la scenografia in sceneggiatura e viceversa, offrendo un’esperienza immersiva che cattura l’attenzione emotiva dello spettatore. Questa fissità concentrata si stravolge poi con un finale di grande eleganza cinematografica che celebra la circolarità della storia umana, un ciclo di eterno ritorno.

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Here di Robert Zemeckis – Paul Bettany e Kelly Reilly – Credits Eagle Pictures

Zemeckis: artigiano curioso, genio inventore

Con Here, Robert Zemeckis dimostra ancora una volta di essere un autore geniale, capace di mescolare tecnica avanzata e storytelling emozionale, andando sempre a esplorare territori insoliti che gli consentono di forzare il linguaggio cinematografico per dare vita a qualcosa di nuovo: un inventore costantemente curioso e disposto a mettersi in gioco, un visionario che riesce a vedere possibilità di racconto dove nessun altro riesce. Il regista arricchisce la sua filmografia di una intensa riflessione sul mondo e sullo scorrere del tempo, e si fa anche invenzione linguistica per la settima arte che, nonostante sia sulla soglia dei 130 anni, continua a affascinare, stupire e intrattenere.

Pur rinunciando ai segmenti ambientati nel futuro che rendevano ancora più potente il concetto ideato e sviluppato da Richard McGuire nel suo fumetto, l’aspetto interessante di Here è proprio la riflessione filosofica sul nostro rapporto con lo spazio e il tempo. Attraverso il linguaggio della camera fissa, Zemecckis pone lo spettatore al centro di un racconto che scorre nel tempo (non nello spazio) davanti a lui e gli consente di giocare con il suo senso di prospettiva, trasformando ogni finestra, ogni schermo, ogni riquadro in sovrimpressione in un frammento di realtà che ci riposiziona nel nostro mondo.

Here di Robert Zemeckis – Tom Hanks e Robin Wright – Credits Eagle Pictures

Il film è una meditazione sulla memoria e sull’oblio, un’esplorazione del rapporto tra l’uomo e il suo ambiente. Here si spinge anche oltre, integrando la tecnologia per offrire una visione del futuro del cinema. In quest’ottica, l’uso del de-aging non è un semplice trucco visivo, ma una parte integrante della narrazione, che riflette le trasformazioni interiori ed esteriori dei personaggi che attraversano il tempo.

In Here, la casa al centro della storia diventa un luogo universale, dove si consumano infinite esistenze e dove ognuno di noi può rispecchiarsi. Zemeckis riafferma la sua grandezza, troppo spesso dimenticata, e offre al suo pubblico un’esperienza di cinema allo stato puro: una celebrazione della vita, che stimola i piani emotivi e mentali dello spettatore.

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Sommario

Zemeckis riafferma la sua grandezza, troppo spesso dimenticata, e offre al suo pubblico il cinema allo stato puro: una celebrazione della vita, che stimola i piani emotivi e mentali dello spettatore.

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Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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