X - A Sexy Horror Story recensione

Potremmo considerare questo X – A Sexy Horror Story come un lungo preambolo, un omaggio agli slasher di una volta certo, ma soprattutto un grande spoiler di quello che sarà Pearl, il prossimo film della coppia Ti WestMia Goth (qui in un incredibile doppio ruolo), un prequel che il regista ha già filmato mentre realizzava l’horror che vedremo in sala dal 14 luglio, grazie alla Midnight Factory. E che, pur giocando con gli stilemi del genere e le sue derivazioni, offre un taglio diverso che sia gli appassionati sia i poco amanti della violenza nei film potrebbero riconoscere e apprezzare.

 

X – A Sexy Horror Story, quella casa nel bosco

Ma prima di tornare al 1918, impariamo a conoscere anche gli altri protagonisti, che vediamo entrare in scena dopo un incipit anticipatore del finale. Siamo nel 1979, quando un gruppo di giovani e ambiziosi filmmaker decide di realizzare un film per adulti nel Texas rurale. Sulla via per Hollywood, la prima tappa è però la sperduta fattoria di una coppia di anziani, timorati di dio e ancora molto innamorati.

Ma quando si spegne la tv, che trasmette ininterrottamente i sermoni di un predicatore locale, per i due diventa tempo di bilanci, e di tentazioni. Quelle che offre il set nella dépendance adiacente, dove altre tensioni si sviluppano e dove sta per scatenarsi una notte da incubo alla quale non sarà facile sopravvivere, e dalla quale nessuno uscirà indenne, in un modo o nell’altro.

Sesso, colpa, punizione

Il film promette di farci “godere da morire”, giocando sin dal titolo – mutuato sul successo recente del A Classic Horror Story di Netflix – con il contesto ‘X Rated’ costruito con generosità nella prima parte del film (grazie anche a Jenna Ortega, la prossima Mercoledì di Tim Burton qui arruolata tra le “Figlie del contadino”). Ma attenzione a considerarlo un porno horror di quelli che giravano mezzo secolo fa… Quando si spegne la macchina da presa dell’operatore in scena tutto cambia. Cedere agli istinti ha delle conseguenze, soprattutto negli horror – come si sa – e per quel che riguarda l’unità, della troupe e dell’azione. Che inizia a svilupparsi su più piani, spesso assecondati da Ti West con split screen interessanti e alternati.

Piano scopriamo che l’America profonda e puritana, le luci rosse, lo slasher sono solo scuse per raccontare i “tempi bui” in cui viviamo. Non senza un evidente gusto per l’allegoria e per la rivisitazione dei tanti stereotipi legati al Sogno Americano declinato alla californiana. Dall’X-factor agli stereotipi sulle “tipiche campagnole di mille film” (che promettono sorprese), ognuno chiede alla vita di essere speciale, una soluzione alle proprie frustrazioni, ma gli esiti sono spesso quelli più prevedibili.

X - A Sexy Horror StoryÈ la vita a far davvero paura

Come anche qui, per buona parte del film. Comunque allietato nel percorso da venature metacinematografiche, una divertente citazione di Shining, una spiazzante assenza di jump scare unita a momenti a effetto furbescamente non annunciati, un sottile e ironico senso di rivincita da parte del mondo animale e una crescente certezza dell’inutilità del pentimento, a prescindere dalla sua sincerità.

Non è tanto la dissoluzione a condannare noi peccatori, né l’integralismo religioso potrà salvarci dalla dannazione, e soprattutto non è la morte a far paura (a parte un paio di scene che metteranno a dura provo il vostro stomaco e la vostra incredulità)… Non quanto la vita. A lungo preparato, il colpo più ‘basso’ Ti West lo riserva per il finale, nel quale emergono con forza delusione e insoddisfazione, rancore e rimpianto, nostalgia e invidia, ma anche l’amore, la compassione e la sofferenza che deriva dall’impossibilità di essere di più. Fino alla maledizione definitiva, ineluttabile, inevitabile, con la quale tutti dovremo fare i conti.

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RASSEGNA PANORAMICA
Mattia Pasquini
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x-a-sexy-horror-storyA lungo preparato, il colpo più 'basso' Ti West lo riserva per il finale, nel quale emergono con forza delusione e insoddisfazione, rancore e rimpianto, nostalgia e invidia, ma anche l'amore, la compassione e la sofferenza che deriva dall'impossibilità di essere di più.