Ewan McGregor, con Jennifer Connelly, presenta a Roma American Pastoral

Se c’è un’evoluzione naturale, un cammino ineluttabile che porta l’attore, dopo anni di recitazione, a spostarsi dietro la macchina da presa, non lo sappiamo con certezza. Quello che notiamo è che ogni tanto, sempre più spesso, noti nomi della recitazione mondiale preparano il debutto dalla parte opposta della camera e Ewan McGregor, attore nato con Danny Boyle e cresciuto nel cuore dei fan con tanti film, non ultima la nuova trilogia di Star Wars, ha debuttato da regista con American Pastoral, l’impegnativo adattamento dell’omonimo romanzo di Philip Roth.

 

Come prima tappa del tour mondiale, che porterà Ewan McGregor a promuovere il film in tutto il mondo, è stata scelta Roma, dove Ewan aveva già girato Angeli e Demoni, e dove ora torna in veste di regista e protagonista del film, insieme alla sua splendida controparte femminile nel film, Jennifer Connelly.

L’esperienza da regista ha in qualche modo messo alla prova Ewan McGregor, abituato a prendersi cura soltanto del suo “limitato” ruolo da attore. Queste le sue parole: “È una cosa completamente nuova, dirigere. Abbiamo costruito tutte le scene con gli attori, essendo anche un attore ho potuto lavorare al meglio con loro, ma soprattutto ho scoperto tutto il retroscena che prima ignoravo, una parte delle cose che accadono sul set da cui gli attori in genere sono protetti. Tutti i possibili dissidi, la vita del produttore, l’organizzazione delle scene, io ero in mezzo e ho scoperto che il mio lavoro era più che altro gestionale. L’esperienza a livello personale mi ha fatto crescere, mi sento più maturo adesso.”

American Pastoral: trailer italiano del debutto alla regia di Ewan McGregor

Il film racconta il decadimento del sogno americano, all’indomani dell’entusiasta generazione del secondo dopo guerra e alla vigilia degli anni ’60, del Vietnam, delle agitazioni giovanili. Nel dettaglio però il film parla anche di scontri generazionali, di conflitto con i genitori, ruolo che entrambi i protagonisti, McGregor e la Connelly, ricoprono nella vita reale. Quanto del loro essere genitori ha influenzato la scelta e la recitazione?

E.M.: “Il lavoro che facciamo attinge dalla vita reale ma anche dall’immaginazione. Se devi interpretare il serial killer lo fai usando l’immaginazione, se fai il padre lo affronti attingendo all’esperienza. Almeno per me.”

J.C.: “Dawn non mi rappresenta come donna o come madre, la parte che mi piace del mio lavoro e anche posso passare del tempo con un personaggio che non mi assomiglia. Provo compassione per lei e mi ha commossa molto interpretarla nel suo rapporto con il marito e la figlia.”

Nella sua lunga carriera di attore, Ewan McGregor ha lavorato con tantissimi registi. Da chi di loro ha rubato o imparato di più per questa sua prima volta dietro la macchina da presa?

E.M.: “Ho lavorato per 24-25 anni con straordinari registi. Penso di aver lavorato con tantissimi dei migliori registi al mondo, ma anche con i meno bravi. L’attore ha il privilegio di confrontarsi con tanti modi di fare lo stesso mestiere, perché lavorando con registi diversi ha modo di approcciarsi a diversi modi di affrontare la regia. Quello che ho imparato è che non c’è un modo giusto di farlo, ma solo diversi modi, e alcune scelte si rivelano migliori di altre. Danny Boyle mi ha definito come attore perché ho lavorato da giovane con lui e ha forgiato il mio modo di fare questo mestiere.”

Pastorale americanaMa American Pastoral non è soltato l’esordio di McGregor alla regia, è anche un affresco duro del sogno americano che si sgretola, un affresco che ha anche terribili punti in comune con la situazione socio politica in cui viviamo adesso: “Il film affronta la generazione del sogno americano del dopo guerra che entra in collisione con quella successiva, del Vietnam e degli anni sessanta – ha commentato il regista e protagonista – Il film poi riporta anche alla mente delle situazioni attuali. Come il razzismo o il terrorismo. Ma non è stato intenzionale, perché abbiamo solo raccontato quello che c’era nella sceneggiatura.”

E perché, per ilsuo esordio, ha scelto una storia così famosa e delicata?

E.M.: “Si tratta di un romanzo straordinario, ho letto prima la sceneggiatura e mi sono commosso fino alle lacrime. Non è una cosa comune. Il fatto di essere padre di quattro figlie e vedere in questa storia questa famiglia che perde la figlia… credo che questo mi abbia vinto.”
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