Berlino 2016: 24 Wochen recensione del film di Anne Zohra Berrached

Dopo sei mesi di gravidanza, le fatidiche 24 settimane che regalano il nome al film 24 Wochen in lingua tedesca, la stella del cabaret Astrid scopre che il figlio che porta in grembo è in realtà affetto dalla sindrome di Down. Una notizia che, come del resto avviene anche nella realtà, sconvolge ogni equilibrio preesistente: la coppia in attesa si trova avvolta in una violenta cappa di sgomento, i parenti più vicini vengono travolti dall’effetto sorpresa, i fan dell’artista intromessi in modo morboso all’interno di una questione estremamente privata. La scelta è difficile, portare la gravidanza al compimento e vivere una vita di sacrifici, complicando implicitamente anche l’esistenza di un figlio con sindrome di Down, oppure abortire in via del tutto eccezionale.

 

Still aus dem Spielfilm "24 Wochen" Astrid (Julia Jentsch) und ihr Mann Markus (Bjarne MŠdel) Regie: Anne Zohra Berrached Kamera: Friede Clausz Produktion: zero one film in Koproduktion mit: ZDF / Das kleine Fernsehspiel und Filmakademie Baden-Wuerttemberg Weltvertrieb: Beta Cinema

In casi particolari come quello raccontato nel film, in diversi stati d’Europa si può infatti abortire sino all’ottavo mese senza alcun problema legale; lo sanno bene le mamme tedesche, che nel 90% dei casi optano per quest’ultima, dolorosa azione, egoista ma allo stesso tempo – e paradossalmente – intrisa di pietà. Questo considerando che una piccola percentuale dei casi generici vede sorgere anche complicazioni di natura tecnica, deformazioni interne sostanzialmente, che post parto necessitano di rischiose operazioni chirurgiche. Le probabilità dunque di una vita serena, per molte anime non ancora alla luce, si riducono davvero a una manciata infinitesimale. La regista Anne Zohra Berrached ricama attorno alla questione un’opera spinosa, poco adatta ai deboli di stomaco, che senza snocciolare conclusioni affrettate o giudizi (si può infatti definire sia pro che contro l’aborto, dipende dai punti di vista) racconta la verità dei fatti nella loro brutalità.

Cosa comporta la scelta di abortire oltre il sesto mese? Chi, all’interno della coppia, ha l’ultima parola nella decisione finale? Come si prepara un ipotetico primo figlio, magari di 5-6 anni, all’arrivo di un fratellino o una sorellina con sindrome di Down, in caso di gravidanza portata a termine? Tutte questioni che 24 Wochen apre senza peli sulla lingua, chiudendole con una scelta che non è universale ma solo indicativa di una statistica maggioritaria. Peccato che tecnicamente, poiché anche questo aspetto deve far parte della nostra analisi, il film sia un po’ povero di idee, prevedibile e didascalico, con scene superflue al fine della narrazione. La robaccia tecnica è comunque marginale in un progetto del genere, che invece spinge molto sull’emozione, sull’empatia, usando anche stralci di dialoghi avvenuti sul serio fra coppie colpite dagli stessi problemi nella realtà. Un modo originale di intavolare una seduta psicologica collettiva all’interno di un cinema, magari spingendo al dialogo l’opinione pubblica.

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