The Legend of Ochi: recensione del nuovo film con Willem Dafoe

Un'affascinante rappresentazione del rapporto uomo-natura, è disponibile dal 8 maggio al cinema.

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La tutela della natura come dono prezioso per gli esseri umani è un tema quanto mai attuale, tanto da divenire centrale anche in nuove opere cinematografiche. Proprio in quest’ottica The Legend of Ochi ha una certa rilevanza. La pellicola, prodotta dalla A24, con i fratelli Russo (Avengers: endgame come produttori esecutivi e Jonathan Wang (Everything, everywhere, all at once), presenta il rapporto tra il popolo dell’isola di Carpazia e la misteriosa specie degli Ochi.

 

Il cast è formato da importanti figure del panorama cinematografico internazionale; Willem Dafoe (The lighthouse, Asteroid City) interpreta Maxim, il padre di Yuri e feroce cacciatore di Ochi. Finn Wolfhard (Mike Wheeler nella serie Stranger Things, Ghostbusters- minaccia glaciale) invece è nel ruolo di Petro, figlio adottivo di Maxim. La giovane tedesca Helena Zengel ed Emily Watson (Chernobyl, La teoria del tutto) sono nei panni rispettivamente della bambina Yuri e di Dasha.  

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La trama di The Legend of Ochi: la foresta selvaggia

Yuri vive in un’isola rurale chiamata Carpazia insieme al padre Maxim e al fratello adottivi Petro. Sull’isola si continua a vivere in stretto contatto con la campagna, allevando animali, coltivando e procurandosi  da se tutto il necessario per la sopravvivenza. L’esistenza così semplice di questo popolo è continuamente messa in pericolo da una possente specie predatoria che popola l’isola: gli Ochi. Maxim dedica la sua vita a cacciare gli Ochi, e si occupa anche di addestrare i giovani ragazzi dell’isola a imparare a combatterli, per difendere le proprie terre e i propri greggi.

Una notte, mentre facevano ritorno a casa, Yuri viene coinvolta nella sua prima caccia agli Ochi: la ragazza non riesce a sopportare la brutalità con cui il padre e gli altri si avventano contro gli animali, compreso un piccolo cucciolo di Ochi che riesce a fuggire. Il giorno seguente, nel controllare le trappole disseminate nella  foresta, Yuri trova e salva il piccolo cucciolo, portandolo prima a casa per medicarlo. Il cucciolo ha perso la propria  madre e Yuri è determinata ad aiutarlo a tornare dalla sua famiglia.

Helena Zengel in The Legend of Ochi
Helena Zengel in The Legend of Ochi. Foto di © A24

La natura incontaminata

Tema focale di The Legend of Ochi sembra essere proprio il rapporto uomo natura; per quanto nel film i predatori sono dei curiosi animali fantastici, il messaggio è comunque uguale. L’uomo ha da sempre avuto la tendenza a cercare di reprimere e di domare la natura, cercando di tramutare l’ambiente nel più ospitale possibile per il proprio insediamento. Gli ochi divengono così solo una fantasiosa rappresentazione di animali come orsi, lupi e altri predatori delle foreste, decimati dall’uomo perché una minaccia per la propria sopravvivenza.

E così anche Maxim, padre di Yuri, è una sorta di caricatura del cacciatore forte che difende il proprio popolo a costo di distruggere la natura. In questo modo, The Legend of Ochi diventa un viaggio alla scoperta della foresta selvaggia e di tutte le meraviglie che cela all’occhio di un essere umano con una visione troppo antropocentrica.

Un leggero lieto fine

Nonostante il tema focale di The Legend of Ochi sia molto serio, questo viene rappresentato in maniera molto leggera, affascinando il pubblico con fantastici paesaggi naturalistici. Lo stesso rapporto che si instaura tra il cucciolo di ochi e Yuri sembra essere molto tenero: i due imparano a conoscersi a vicenda, a comunicare e a volersi bene.

Il personaggio di Maxim, nonostante sia il “cattivo” della storia, contribuisce a rendere l’atmosfera del film molto comica. L’esempio più plateale è proprio il momento in cui, nel partire alla ricerca di Yuri, l’uomo indossa una vistosa armatura simile a quella dei centurioni romani. Nonostante Maxim si sentisse di lottare per la nobile causa di proteggere il proprio villaggio, si ritrova a comandare un esercito di preadolescenti inesperti.

The Legend of ochi risulta molto scorrevole anche grazie alla brevità della pellicola: 96 minuti molto densi di vicende, tali da non perdere l’attenzione del pubblico.

Willem Dafoe e Finn Wolfhard in The Legend of Ochi
Willem Dafoe e Finn Wolfhard in The Legend of Ochi. Foto di © A24

Mini ochi/baby Yoda

Nell’osservare il cucciolo di ochi è impossibile non innamorarsene: piccolino, con dei giganteschi occhi neri, con la faccia blu e  che comunica con strani versi. Un animaletto senz’altro molto originale! Nel guardarlo meglio si ritrova nella forma della testa e proprio negli occhi una certa somiglianza con un altro personaggio fantastico: si tratta proprio di Grogu, meglio noto nella cultura di massa come baby Yoda, introdotto nell’universo di Star Wars con la serie televisiva The mandalorian.

The Legend of Ochi si presenta dunque come una pellicola coinvolgente, leggera ma anche con importanti spunti di riflessione. La sua brevità e la storia abbastanza avvincente lo rendono fruibile per un pubblico molto ampio.

The Legend of Ochi
2.5

Sommario

The Legend of Ochi è certamente una pellicola di intrattenimento, che tratta tematiche interessanti e molto attuali, senza però aggiungere degli elementi di novità rispetto ad altri film che si mantengono sullo stesso filone.

Ilaria Denaro
Ilaria Denaro
Laureata in Scienze politiche e delle relazioni internazionali all'Università degli studi di Messina e studentessa di relazioni internazionali alla Sapienza, ha iniziato la propria attività da redattrice nella testata multiforme dell'Università di Messina, per poi entrare a far parte della redazione di Cinefilos nel 2022.

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