Il discorso perfetto: la spiegazione del finale della commedia francese

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Il discorso perfetto (qui la recensione) è una commedia romantica francese del 2020 diretta da Laurent Tirard, che combina ironia, introspezione e sentimento in una narrazione brillante e coinvolgente. Il film si distingue per la sua struttura originale e per il modo in cui affronta le nevrosi contemporanee, seguendo il protagonista Adrien, un uomo alle prese con l’ansia, la solitudine e un discorso da preparare per il matrimonio della sorella. Attraverso uno stile narrativo che alterna pensieri interiori e realtà, il film regala momenti di comicità intelligente e profonda riflessione emotiva, mantenendo sempre un tono leggero ma mai superficiale.

La pellicola è tratta dal romanzo Le discours di Fabcaro (pseudonimo di Fabrice Caro), celebre autore di graphic novel e romanzi satirici. L’umorismo surreale e la sensibilità emotiva dell’autore permeano anche l’adattamento cinematografico, che riesce a restituire fedelmente il senso di inadeguatezza e il flusso continuo di pensieri che caratterizzano il protagonista. Come accade in altri film che ruotano intorno a un discorso importante — si pensi a Il discorso del re per la tensione da prestazione o a Questione di tempo per la componente sentimentale — anche Il discorso perfetto usa il pretesto del discorso per parlare, in realtà, di comunicazione, di amore e di crescita personale.

Nel corso del film, Adrien riflette infatti sulla sua relazione finita, sull’amore perduto e sulla paura di esporsi davanti agli altri. Questo lo porta a un viaggio interiore che si sviluppa parallelamente alla preparazione del discorso, culminando in un finale che, come vedremo nel resto dell’articolo, racchiude il vero significato della storia. Il discorso perfetto si interroga infatti su cosa significhi dire la cosa giusta al momento giusto, e soprattutto sull’importanza di essere sinceri con sé stessi e con gli altri, anche quando le parole sembrano mancare.

Il discorso perfetto (Le discours), recensione del film di Laurent Tirard
Benjamin Lavernhe in Il discorso perfetto

La trama di Il discorso perfetto

Il filmracconta la storia di Adrien (Benjamin Lavernhe), un uomo di 35 anni che viene invitato a una lunga e boriosa cena di famiglia, tra convenevoli e conversazioni forzate. L’uomo si è di recente lasciato con la sua fidanzata, Sonia (Sara Giraudeau) che si è presa una pausa per pensare, ma lui spera in un suo messaggio per fare pace e tornare insieme. Adrien però non ce la fa ad aspettare e decide lui di inviare un messaggio alla donna, scritto e riscritto più volte, nella speranza di mettere fine a quella interminabile pausa fra loro, ma l’attesa del sms di risposta coincide proprio con la lunga cena familiare.

Questo momento così delicato per la sua relazione e questa attesa infinita di una replica, lo rendono ansioso, irritabile, intrappolato in un limbo mentale, ma c’è qualcos’altro che inaspettatamente arriva a turbarlo: sua sorella e suo cognato, durante la cena, gli chiedono di far un discorso al loro matrimonio. Ma si può scrivere un discorso sull’amore, quando si è stati appena lasciati? Questa richiesta diventa un altro pensiero opprimente per Adrien, che ancora non riceve nessuna risposta da Sonia e continua a tormentarsi tra mille ipotesi. E se questo discorso si rivelasse, in verità, la cosa migliore che potesse succedergli, un’occasione per chiarirsi dentro e ricominciare?

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto de Il discorso perfetto, Adrien finalmente affronta la situazione che ha evitato per tutto il film: il tanto temuto discorso di nozze al matrimonio della sorella. Dopo aver lottato con le sue insicurezze, l’ansia sociale e il cuore spezzato, decide di salire sul palco e parlare davanti a tutti. Il suo intervento, inizialmente incerto, prende presto una piega ironica e profondamente toccante. Adrien racconta apertamente della sua sofferenza, del silenzio della sua ex fidanzata Sonia, e di come quel messaggio tanto atteso – un semplice “E tu come stai?” – sia bastato a riaccendere in lui una speranza, un’apertura verso il futuro.

Benjamin Lavernhe e Sara Giraudeau in Il discorso perfetto
Benjamin Lavernhe e Sara Giraudeau in Il discorso perfetto

Il discorso culmina in un riferimento a una scena vista in precedenza nel film: lui e Sonia seduti su una panchina al parco, intenti a osservare un bambino che prova ad andare in bicicletta. Sonia propone una sorta di scommessa del destino: “Se cade prima di arrivare dalla madre, allora staremo insieme per sempre”. Il bambino cade, e quel momento diventa per Adrien il simbolo di una promessa silenziosa ma potente. Sul palco, Adrien dedica il suo discorso proprio a quel bambino e a quella caduta. E lì, tra il pubblico, vediamo Sonia. Non è una proiezione mentale: è davvero tornata, commossa, ad ascoltare le parole dell’uomo che forse non ha mai smesso di amare.

Dal punto di vista tematico, il finale del film è dunque una riflessione dolceamara sulle fragilità umane, sulla paura di soffrire e sulla possibilità di rinascere. Adrien, che all’inizio del film sembrava emotivamente bloccato, ha attraversato un percorso di accettazione che lo ha portato a comprendere che il coraggio non è non cadere mai, ma scegliere di restare anche dopo essere caduti. Il film ci dice che l’amore non è sempre lineare, non è sempre facile, ma è spesso fatto di momenti imperfetti, di attese, di silenzi e poi, a volte, di ritorni inaspettati.

Cosa ci lascia il finale di Il discorso perfetto

Il discorso finale di Adrien è dunque anche una metafora sul valore dell’espressione sincera: nel momento in cui Adrien si apre davvero, riesce finalmente a comunicare — non solo con gli altri, ma con sé stesso. L’intero film ruota attorno al concetto di comunicazione emotiva, e il finale suggella l’idea che talvolta basta un gesto, una frase o un ricordo condiviso per rimettere in moto ciò che sembrava perduto. Il discorso perfetto ci lascia così con un messaggio di speranza: l’amore può farci cadere, ma anche aiutarci a rialzarci, se solo abbiamo il coraggio di affrontare il silenzio e trasformarlo in parole.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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