Ultimo clan ad
essere oggetto di attenzioni cinematografiche sarà quello dei
Casalesi, pare con particolare attenzione alla figura di “Sandokan”
Schiavone. Regista sarà lo stesso de “Il Capo dei capi”, Pietro
Valsecchi.
Il mondo criminale sta diventando una miniera d’oro per il Cinema sia del piccolo che del grande schermo. Dai film presentati ai Festival a quelli formato Fiction televisive, tanti sono ormai i lungometraggi aventi per protagonisti bande, clan o singoli criminali.
Gli esempi come detto sono tanti:
da “Romanzo criminale” sulla Banda della Magliana (diventato poi
una serie Tv) a “Mio fratello è figlio unico” narrante la storia
dei terroristi degli anni di piombo. Da “Il Capo dei capi”, fiction
dedicata a Totò Riina a “Vallanzasca – gli angeli del male”, film
dedicato a Renato Vallanzasca criminale autore di numerose rapine,
omicidi, sequestri e evasioni.
In tutti i casi citati, si è sì mostrato il volto umano di
criminali efferati che non riteniamo neppure esseri umani oppure si
è raccontato le loro discutibili (per usare un eufemismo) gesta, ma
si è altresì finito per mitizzarli e idolatrarli, quasi
giustificarli nei loro atti. Pare addirittura che Riina si sia
emozionato nel vedere la fiction a lui dedicata.
Ora, ultimo clan ad essere
oggetto di attenzioni cinematografiche sarà quello dei Casalesi,
pare con particolare attenzione alla figura di “Sandokan”
Schiavone. Regista sarà lo stesso de “Il Capo dei capi”, Pietro
Valsecchi. Le voci circolavano già l’anno scorso e le riprese sono
iniziate in questi giorni.
Per il Comitato don Diana e l’associazione Libera Caserta,
rappresentate dal coordinatore provinciale Valerio Taglione «a chi
non è fornito della giusta dose critica, darà un’altra occasione
per creare falsi modelli». Ma per Valsecchi «sarà un grande
successo, perché gli italiani amano questo genere». Anche il
giudice estensore della sentenza del processo Spartacus, Raffaele
Magi, pensa che «non si possa dare un giudizio negativo a priori».
Sapeva delle riprese di una fiction sui Casalesi? «Ne avevo sentito
parlare e non sarebbe la prima volta che da vicende giudiziarie si
traggano spunti per produzioni televisive». Ma, avverte, il
magistrato, c’è un nodo fondamentale: «La ricostruzione fedele dei
fatti. Basti pensare alla crudezza del film “Gomorra” dove, però,
Garrone ha saputo trarre una produzione di pregio senza
spettacolarizzazione».
In effetti questo è il punto cruciale. Se si affronta il tema limitandosi alla cronaca, magari con una punta di condanna, allora il tutto ha un senso positivo. Vedi appunto Gomorra, o anche “La piovra”, serie Tv diretta e interpretata da Michele Placido sulla Mafia. Sbagliato è invece trattare il criminale come un “bello e impossibile”, un assassino o un rapinatore affascinante da emulare, come nel caso del film su Vallanzasca sempre di Placido; il cui sottotitolo, “Gli angeli del male”, tralascia una pericolosa confusione del personaggio sospeso tra il Bene e il Male. Lo stesso errore compiuto dal regista con “Romanzo criminale”. E visto che il regista della Fiction sui Casalesi è lo stesso di quella su Riina, i rischi di un film-idolatrante ci sono tutti.