BIF&ST 2012: il programma, i luoghi, gli ospiti

Prende il via con un omaggio a Carmelo Bene a dieci anni dalla scomparsa, la terza edizione del Bari International Film Festival. L’evento sarà presieduto anche quest’anno da Ettore Scola e diretto da Felice Laudadio e coinvolgerà più aree della Puglia.

 

Seminari, incontri, mostre ed inediti contributi audiovisivi saranno a disposizione del pubblico per onorare la memoria di uno dei massimi esponenti del teatro, del cinema, della poesia e della letteratura di tutti i tempi. Il tributo, denominato Festival Carmelo Bene, si terrà a Bari dal 24 al 31 Marzo, nell’ambito del Bifest, ad Otranto il 15 Marzo e dal 28 Aprile al 5 Maggio, e a Lecce, dal 16 Marzo al 30 Giugno. Grazie alla collaborazione delle Teche Rai e della Cineteca Nazionale, saranno proiettate circa 50 ore di materiali di documentazione sull’attività teatrale, cinematografica e televisiva del genio pugliese, troppo spesso trascurato dall’establishment culturale italiano.

Fra gli eventi che caratterizzeranno il tributo segnaliamo la ‘Lectura Dantis’, registrata nel 1997 a Napoli per il programma Palcoscenico e mai andata in onda, che sarà trasmessa ad Otranto. Nel celebre castello aragonese potrà essere inoltre visitata la mostra curata da Raffaella Baracchi Bene, vedova del grande artista, in cui saranno esposti oggetti appartenenti alla sua vita quotidiana.

Al Teatro Petruzzelli di Bari, dal 24 al 31 marzo, la terza edizione della fortunata kermesse Bifest, promossa da Apulia Film Commission e dalla Regione Puglia-Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, ospiterà otto anteprime di lungometraggi di respiro nazionale ed internazionale. Fra i titoli Ciliegine, diretto da Laura Morante, The Best Exotic Marigold Hotel, di John Madden, 360 di Fernando Mereilles e Le premier homme di Gianni Amelio ma anche Contraband di Baltasar Kormákur e Titanic, capolavoro di James Cameron, che verrà riproposto nella versione in 3d. Saranno inoltre valutati da una giuria presieduta dal regista Maurizio Nichetti i cortometraggi che verranno proiettati all’interno della rassegna. In gara anche la sezione dedicata ai documentari.

Di Ilenia Appicciafuoco

C’era il cuore del Bari International Film Festival allo Spazio Fandango Incontro, a Roma, per illustrarci non solo i contenuti della ricca edizione 2012 della kermesse cinematografica pugliese, ma anche il festival nel festival: quello dedicato alla poliedrica figura di uno dei maestri della cultura del nostro Novecento, Carmelo Bene.

In apertura, Felice Laudadio, già fondatore della Casa del Cinema di Roma e ora direttore artistico del Bif&st, giunto alla sua terza edizione che avrà luogo a Bari dal 24 al 31 marzo prossimi, espone i punti salienti del programma  di Bif&st 2012, a partire da quelle anteprime al Teatro Petruzzelli di Bari che ne sono il fiore all’occhiello.  Titanic 3D di James Cameron, che verrà presentato il 28 marzo nel “Titanic day”, un’anteprima contemporanea in tutto il mondo;  l’anteprima europea de Le premier homme (Il primo uomo) di Gianni Amelio, che, ricorda Laudadio, “è stato visto soltanto a Toronto (…) e a Toronto vinse (…) il premio FIPRESCI, della Federazione Mondiale dei Critici, che collabora strettamente con il Festival di Bari (…)”. Inoltre, annuncia Laudadio, “il film molto atteso di Daniele Vicari Diaz sarà a Bari in anteprima nazionale assoluta in un giorno che stiamo decidendo”. La notizia infatti è giunta poco prima dell’inizio della conferenza stampa da Domenico Procacci, presente in sala e produttore della pellicola con Fandango. In cartellone anche l’anteprima mondiale di Ciliegine, esordio alla regia di Laura Morante, ma anche l’inglese The Best Exotic Marigold Hotel di John Madden, con Maggie Smith e Judi Dench, in anteprima italiana; 360 di Fernando Mereilles, con Anthony Hopkins e Jude Law e il lungometraggio dell’islandese Baltasar Kormàkur Contraband, a conferma della vocazione cosmopolita del Festival di Bari. Mancano ora all’appello solo due anteprime, che saranno annunciate successivamente. Laudadio si sofferma poi a snocciolare i numeri che ci raccontano di una manifestazione, appunto il Bif&st, in grado di raccogliere attorno a sé in tre anni di attività un vasto seguito e consenso. Sono 805, ad esempio, i cittadini da tutta Italia che si sono candidati a far parte delle tre giurie del pubblico: cortometraggi, documentari e lungometraggi internazionali. Il che, commenta Laudadio: “mi sembra un segnale molto importante di attenzione per questa manifestazione che lo scorso anno ha avuto in 8 giorni 52 mila spettatori: una cifra importante per una città di 300.000 abitanti”. Diversi anche i seminari previsti: sul mestiere di sceneggiatore, di scrittore cinematografico, il laboratorio di perfezionamento per attori.

Così ne parla Enrico Magrelli, direttore della Cineteca Nazionale e vicedirettore di Bif&st: “Per noi è molto importante, parlo come responsabile della Cineteca, che nel decennale della dipartita di Carmelo, gli si dedichi un’attenzione così diffusa, così articolata e così dettagliata. (…) Carmelo Bene è un patrimonio dell’umanità in tutti i sensi, infatti la Cineteca sta già lavorando (…) a due retrospettive molto importanti che si faranno a New York e  in un’altra università americana nella tarda primavera”. Prosegue illustrando il controverso rapporto del maestro col mezzo cinematografico, che lo ha portato a fare pochissimo cinema. Rapporto che definisce: “un corpo a corpo quasi fisico” di Bene col cinema di quegli anni. “Questo corpo a corpo è stato poi giustamente sottolineato, messo in luce, descritto, analizzato da teorici italiani molto importanti, Maurizio Grande, innanzitutto ”. E prosegue ricordando come “Carmelo Bene già in quegli anni scelse una strada molto diversa. Come Cineteca, abbiamo organizzato quest’anno una retrospettiva a Venezia che lavorava proprio sulla fase di sperimentazione di quegli anni”. “A un certo punto qualcosa si rompe nel rapporto fra Carmelo Bene e il cinema, tanto che lui lo definisce la pattumiera di tutte le arti. Chissà se poi ci credeva davvero.” E dunque, venendo al Festival a lui dedicato: “Ci è sembrato interessante, oltre a mettere insieme alcune cose molto belle che sono state restaurate – quindi siamo in grado di proporle al pubblico del Festival (…) così come Carmelo le aveva immaginate – proporre anche le sue incursioni da attore . Studiare la filmografia di Carmelo Bene come attore può essere molto sorprendente.” Infine, durante il Bif&st sarà presentato un nuovo progetto della Cineteca Nazionale: “Da quest’anno la Cineteca vara una piccola collana, molto leggera (…) come forma (…), ma (…) animata da un pensiero forte. (…). Saranno dei quaderni di un centinaio di pagine. Il primo non può che essere dedicato a Bene. Si chiamerà Carmelo Bene. Il cinema, oppure no, che riprende proprio questo rapporto intellettualmente molto controverso tra Carmelo e il cinema. (…).  Avremo modo di approfondire e capire in tutti i seminari che ci saranno, la modernità assoluta di Carmelo, nonostante il suo cinema ci porti  a qualche decennio fa”.

Per quel che riguarda i materiali televisivi, fondamentale è stato il contributo delle Teche Rai e della direttrice Barbara Scaramucci, che parla di “straordinaria  iniziativa, che si inquadra in un rapporto consolidato” col Bif&st e con il direttore artistico Laudadio. E prosegue: “ritengo questa parte di attività della mia struttura veramente uno dei momenti alti, importanti del nostro ruolo di servizio pubblico”. Parlando dell’azienda, di cui fa parte dal ’77, non nasconde: “si vive un momento di grande difficoltà, l’azienda vive in una situazione drammatica”. Ma proprio in questa fase di crisi rivendica: “io sono qui a raccontare (…) che esistono pezzi di azienda che fino in fondo fanno  ciò che si dovrebbe: essere al servizio dei cittadini. Questo lo si fa anche contribuendo, come in questo caso, a ricostruire una straordinaria antologia di Carmelo Bene. Del Carmelo Bene televisivo, che poi è essenzialmente quello teatrale. (…) Posso (…) dire che fortunatamente negli anni passati, in cui abbiamo avuto la possibilità economica di lavorare assai di più sul materiale storico, il percorso di Carmelo Bene è uno di quelli che si è abbastanza salvato. (…) Oggi contiamo 285 documenti (puntate di programmi televisivi) già digitalizzate, mentre quelle non digitalizzate sono 170. Poi ci sono un novantina di interventi di Carmelo Bene nei telegiornali, anch’essi in ottime condizioni. Dunque, (…) chi andrà in Puglia a marzo potrà vedere la portata clamorosa di questo materiale”, e assicura che“la potenza, la forza di un personaggio incredibile come Carmelo Bene qui verranno fuori in maniera dirompente. Lo trovo molto importante, perché devo dire che (…) siamo a un mese e mezzo dalla ricorrenza del decennale della sua scomparsa, e non avverto (…) quell’attenzione, quel vento di preparazione di eventi piccoli e grandi che francamente un decennale come questo meriterebbe” Si augura perciò che il Festival Carmelo Bene sia “un modello che magari qualcuno chiederà di portare in altre realtà del paese nel corso di questo anno (…) . Spero anche (…) che l’iniziativa di cui parliamo oggi (…) stimoli i direttori editoriali della Rai a dedicare, in occasione di questo decennale, quel che andrebbe dedicato per ricordare e riproporre al grande pubblico televisivo Carmelo Bene.

Luciano Cariddi, sindaco di Otranto, vede nel Festival Carmelo Bene, oltre che un doveroso omaggio al maestro, un’opportunità di sviluppo per la sua città: “Abbiamo accolto con molto piacere e interesse l’opportunità che ci è stata data (…) di poter ospitare in città (…) alcuni dei momenti di questo bellissimo Festival, che viene dedicato quest’anno a Carmelo Bene, e che ci auguriamo possa avere prospettive anche negli anni futuri. Avevamo l’esigenza di veder riproporre a Otranto quest’esperienza che in qualche modo ci ha toccati, investiti, interessati. Carmelo Bene, il maestro, aveva eletto Otranto a uno dei luoghi da lui preferiti, ci tornava spesso (…).  Quindi, avvertiamo quasi come un dovere, oltre che come un’opportunità per il nostro territorio, (…) poter recuperare l’esperienza di vita, l’esperienza artistica di Bene (…), il suo insegnamento. E  metterlo a disposizione anche delle giovani leve: autori, nuovi attori che potrebbero (…) far evolvere, rigenerare in qualche mondo questa sua arte.” Il sindaco si augura che si possa “renderla visibile e disponibile magari anche durante l’estate, non solo per noi salentini e pugliesi, ma anche per i tanti turisti che immaginiamo venendo a Otranto avranno interesse a visitarla. Nella speranza di poter rinforzare quest’appuntamento (…) anche nei prossimi anni,  magari attraverso una manifestazione stabile”.

Simona Manca spera che questa manifestazione, che definisce un “imponente progetto culturale” possa smentire un convincimento della stesso Bene. Il maestro  infatti, dice, “una volta affermò di essere già dimenticato, meglio ancora, ignorato in vita”. Il focus della tranche leccese del Festival è essenzialmente musicale e legato alle mostre. Così ne spiega le finalità l’assessore: “C’era la volontà di organizzare un progetto (…) organico, complessivo e complesso, che andasse oltre quel provincialismo nel quale a volte gli enti locali sono trascinati per forza di cose (…). Un progetto che oltrepassasse i confini del Salento, di Otranto, di Lecce, della Puglia e dell’Italia. Un progetto che partisse (…) e prendesse come epicentro gli affetti di Carmelo Bene, quel Carmelo Bene probabilmente sconosciuto (…). Un progetto che non poteva prescindere dalla collaborazione della moglie, la signora Baracchi, e della figlia Salomè, dai loro ricordi, dai loro oggetti”. Anche Simona Manca si augura poi che il progetto sia “destinato a diventare un ricordo immanente e non destinato esclusivamente a questo 2012, nel quale celebriamo la morte del grande maestro. (…) Farò di tutto affinché Comune, Provincia e Regione siano impegnati nella realizzazione di qualcosa della quale decideremo insieme la forma, che ricordi il grande genio, il grande maestro in maniera costante”. Cuore della manifestazione leccese sarà un tableau vivant a San Francesco della Scarpa il 16 marzo, con la messa in scena del performer Luigi Presicce, e un set work in progress aperto al pubblico, le riprese prodotte saranno montate in un video a cura di Edoardo Winspeare e Saietta Film e proiettate in una mostra al Museo Provinciale di Lecce, dove saranno esposti i costumi di scena, arredi e libri di Carmelo Bene.

Silvia Godelli, dell’Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia sintetizza lo spirito del Bif&st e ciò che lo lega alla figura di Carmelo Bene, parlando di un’iniziativa che “sembrava un esperimento quasi troppo ardito: un festival di cinema nel sud (…) di questo paese, e che invece si è rivelato una scoperta vincente (…) La Puglia ha un’anima doppia: e in qualche modo il Bif&st, e il Festival Carmelo Bene in esso, ne costituisce una metafora (…). Noi abbiamo una vicenda così antica, così arcaica, ma così profondamente interconnessa con la modernità della cultura, con la capacità di intercettare il nuovo (…) da rappresentare un po’ noi stessi un esperimento (…) La Puglia è un esperimento su se stessa, che si sta sviluppando e conducendo in questi anni. (…) C’è un risveglio e una sfida, una capacità di guardare fuori di sé e di non essere autoreferenziali. (…) Carmelo Bene ha quest’anima doppia. Io sono personalmente piuttosto allergica alle ritualizzazioni degli anniversari, perché temo sempre cristallizzazioni, aspetti stereotipati, meramente celebrativi, ma questa volta è l’iniziativa giusta al momento giusto, per varie ragioni. (…) E’ una grande iniziativa culturale, non celebrativa o rituale. È una capacità di riproporre per intero la produzione, l’arte, l’originalità, la drammaticità di Bene in un momento in cui (…) non c’è la sufficiente attenzione. Credo che questa sia un’operazione culturale che doveva venire compiuta e (…) il decennale ne ha rappresentato l’occasione: la possibilità per riaprire un discorso su Bene, non per chiuderlo”, un percorso, prosegue l’assessore, pieno “di contenuti, di rielaborazioni, possibilità di pensiero, di letture”. E torna a precisare come Carmelo Bene sia legato alla sua terra d’origine, di cui condivide l’anima: “Carmelo Bene ha quest’anima doppia: per un verso il suo lavoro è una sfida quotidiana alla convenzionalità della cultura, è uno sguardo che va sempre un passo più avanti. In qualche modo, perciò (…) noi lo viviamo come un simbolo della Puglia, sotto questo profilo. D’altra parte ha dentro di sé, dentro le sue vene e nella sua faccia, nella sua maschera, quella storia antica del teatro greco che, trasmessa attraverso i secoli e i millenni, continua a raccontare le radici di un posto, cuore arcaico del Mediterraneo. Questa sua parte arcaica, profonda, dura, di radici, noi vorremmo farla emergere, attraverso questa antologica metterla a confronto, a paradossale contrasto con la sua strepitosa modernità”.

Ettore Scola, presidente del Bif&st e quest’anno presente al Festival anche con una mostra di suoi disegni, sottolinea come il Festival di Bari sia peculiare nel panorama italiano: “(…) Se si facesse una ricerca fisiognomica sui festival italiani, (…) quello di Bari credo che avrebbe una fisionomia più netta degli altri. (…) Alcuni festival stentano a trovare la propria fisionomia, anche quello di Roma (…).  Bisogna trovare prima la fisionomia,  ve lo dice uno che sa un po’ disegnare: se non cogli prima la fisionomia, il disegno non viene. Devi conoscere un po’ l’anima di quello che vuoi fare, anche di un pupazzetto, anche di una caricatura, figuriamoci di un festival. E quello di Puglia ce l’ha questa fisionomia, proprio perché ha quello di cui parlava Silvia Godelli, cioè l’anima. Ha, a differenza di tanti altri, l’anima del posto in cui (…) si svolge. È un Festival con cuore e con anima”, “proprio l’anima pugliese. Questo si sente, fuori da ogni celebrazione etnografica, (…), un’anima vera, un pensiero. È questo pensiero che va seguito, va individuato”. Questa caratteristica, dice Scola, è propria anche del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola che “nelle parole mette l’anima, anche quando forse non ci vorrebbe, lo abbiamo visto in più occasioni (…). In quello che dice, anche da parte di quelli che non condividono, è facile individuare l’anima (…)”. Scola coglie così l’occasione anche per un parallelismo col governo Monti: “un governo che ci sta massacrando, però evidentemente ha qualcosa nell’anima che ce lo fa anche apprezzare, ci fa anche dire: che sia forse la volta buona, che sia la strada giusta, pur leccandoci le ferite”.

Nichi Vendola rivendica il ruolo politico del Bif&st, non prima di aver elogiato Antonella Gaeta, la cui nomina alla direzione dell’Apulia Film Commission è: “un altro avanzamento dal punto di vista della parità di genere nei ruoli fondamentali di direzione della Puglia”. In questo senso parla di “lotta talvolta complicata, (…) perché (…) la competenza porta sempre i pantaloni. È sempre immaginata al maschile e si fa una gigantesca fatica per convincerci e convincere la politica che (…) ci sono due sguardi: uno sguardo è femminile”. Da questo sguardo, dice, la politica acquisisce grande vantaggio. “Guardo al Festival come a un momento di lotta politica, perché non riesco a percepire oggi in Italia un momento di resipiscenza rispetto al buio che ha investito il mondo della cultura, con una classe dirigente che globalmente ha accantonato, rimosso la cultura come motore dello sviluppo, della crescita economica. Lo dico perché i professori e i tecnici che oggi ci governano non (…) mi danno consolazione se non fanno qualcosa di concreto, per esempio, per evitare che nelle prossime settimane chiudano gli archivi di tutta Italia, visto che sono da tanto tempo interrotti i finanziamenti. Se la tutela del patrimonio culturale, archeologico, artistico sta deperendo, c’è bisogno non soltanto di una distanza stilistica da questa specie di barbarie che abbiamo accettato. C’è bisogno di ribellarsi, di dire: no, l’Italia non può permettersi di disinvestire sulla cultura, sui grandi apparati di produzione e di tutela culturale. Il Festival per me, da questo punto di vista, è in senso pieno lotta politica. Lotta politica perché incrocia Carmelo Bene, che (…) è il massimo dell’identità e della negazione dell’identitarismo retorico. Il Salento c’è tutto dentro quella storia, quel percorso. Ma il Salento non è mai una piccola patria, è il trampolino di lancio per poter attraversare il mondo intero”, come Carmelo Bene ha fatto: “con quella voce, con quelle straordinarie capacità di mettere in relazione il teatro, il cinema, la letteratura (…) Credo che sia una delle voci del Novecento più interessanti, più belle”. Ricorda poi i numerosi spettacoli di Bene cui ha assistito a Bari in gioventù: “per la mia generazione è stata una grande fortuna poter raggiungere i teatri e ascoltare la voce di Carmelo Bene, non soltanto le sue interpretazioni. (…) È stata una grande possibilità di sprovincializzarsi, (…) di poter vivere continuamente di interrogazioni anche dure. È stata una lezione drammatica, (…) una lezione vitale. A lungo abbiamo pensato che fosse troppo veloce l’opera di cancellazione o di trasformazione di questa voce in una facile icona da collocare in qualche vecchio album”. E, riguardo al lavoro della Scaramucci e all’apporto delle Teche Rai al progetto, aggiunge: “è molto importante che un pezzo dell’azienda riscatti l’onore del servizio pubblico, mettendo a disposizione tutto quel repertorio televisivo legato a Carmelo Bene”. Infine, torna a sottolineare come il Festival non sia solamente “una bella vetrina per raccontare dei nostri talenti. No, è una bandiera piantata su un territorio scabroso: quello della cancellazione della cultura dal cuore del nostro modello di sviluppo. Per questo, insisto,  il nostro festival è lotta politica”.

Antonella Gaeta, presidente dell’Apulia Film Commission, ribadisce i numeri dell’iniziativa, che in tre anni ha suscitato moltissimo interesse e rappresenta una indubbia risorsa per il territorio. Inoltre: “Per Apulia Film il Festival si è rivelato da subito una splendida occasione di networking.  (…) Ci ha permesso di entrare in contatto col mondo della produzione nazionale e internazionale, di saggiane e ascoltarne le istanze, e di mettere alla prova anche la nostra capacità organizzativa e di accoglienza”. Del Festival Carmelo Bene dice: “Ebbi l’occasione di annunciare l’intenzione di organizzare il Festival già nella conferenza stampa di chiusura dello scorso anno. (…) Ho scoperto che Carmelo Bene fosse pugliese molto dopo aver scoperto Carmelo Bene in sé stesso. L’idea che fosse di Campi Salentina, un piccolo seme in questo meraviglioso, stupefacente terreno che era Bene (sebbene appartenga all’universo), ha provocato in me orgoglio da una parte, ma anche smarrimento” E ricorda, a proposito del rapporto di Bene col cinema: “Dopo la parabola quinquennale (…) come regista cinematografico, lui  assume la posizione versus cinema. Lui stesso dice che, dopo l’arrivo della stazione dei fratelli Lumiere, lo spavento del cinema si è concluso lì: dopo è stata una lunga commemorazione del cinema.  Mi chiedo cosa penserebbe Carmelo Bene ora di questa nostra commemorazione. Chissà, lui era il profeta dell’immemorabilità (…). Ma noi oggi stiamo facendo la nostra parte e la nostra parte si chiama Festival Carmelo Bene”.

 A fronte di una produzione cinematografica assai esigua, come mai in Italia non è dato avere una distribuzione completa dei suoi film, per consentire anche ai giovani di avvicinarsi all’opera cinematografica di Carmelo Bene?

E. M.: “Ti rispondo dal punto di vista della Cineteca. (…) Noi ci occupiamo della diffusione culturale, questo significa: non una distribuzione commerciale dei film. Per fortuna molti dei film sono in dvd e per i giovani c’è la possibilità di accedere. (…) Una cineteca di stato, non avendo i diritti dei film, si limita a fare la diffusione culturale”. Forse, prosegue, bisognerebbe “fare quello che accade in altri paesi europei, in cui anche i grandi classici (…) arrivano nelle sale normali”, ma, ammette: “siamo in un altro paese se facciamo questo discorso”, “questo è al di là delle competenze della Cineteca. Bisognerebbe parlarne in generale con il mondo del cinema. Però per fortuna, chi vuole vederli (i film di Bene ndr) può vederli in Cineteca, può organizzare delle rassegne, può vedere i dvd.

Di Scilla Santoro

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