I quattro cavalieri dell’Apocalisse: un romanzo epico, tra amore, famiglia e guerra

I quattro cavalieri dell'Apocalisse

 

 

I quattro cavalieri dell’Apocalisse (The Four Horsemen of the Apocalypse) è un film del 1962 diretto da Vincente Minnelli, basato sull’omonimo romanzo di Vicente Blasco Ibáñez.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse – trama: Il vulcanico e rude Julio Madariaga (Lee J. Cobb) è un ricco proprietario terriero che nelle pampas argentine ha costruito una fortuna circondato da una grande famiglia numerosa.

Madariaga è padre e nonno premuroso ma su tutti egli stravede per i due nipoti maggiori: Julio (Glenn Ford), figlio di Desnoyer, ed Heinrich (Karl-Heinz Bohm), figlio di von Hartrott. Interessato solo al bene della propria famiglia, il vecchio patriarca argentino avversa qualsiasi discorso che possa riguardare l’Europa e soprattutto la guerra che la Germania nazista minaccia di far esplodere nel vecchio continente. Ed è così che quando il giovane e amato Heinrich gli rivela le proprie simpatie per il partito nazionalsocialista, Madariaga lo maledice e, preveggendo le sciagure annunciate dai quattro cavalieri biblici descritte nell’Apocalisse, muore di crepacuore.

La scena si sposta quindi dalla tranquilla Argentina alla Parigi inquieta e agitata del 1938.

Julio continua indifferente le sue vuote e annoiate giornate da dandy rubacuori sino a quando non incontra Marguerite Laurier (Ingrid Thulin) bellissima moglie di un caro amico del padre. Tra i due l’amore sboccia immediato ed inizia così un’ irresistibile passione. La guerra giunge improvvisa e dopo pochi mesi Parigi è in mano ai tedeschi. Julio e Marguerite continuano ad amarsi ma per sopravvivere sarà necessario chiedere protezione ed aiuto ad Heinrich, diventato nel frattempo un autorevole ufficiale delle SS. Ma la violenza e le brutture perpetrate dai nazisti non possono passare inosservate, soprattutto quando coinvolgono i propri cari. Così anche un superficiale come Julio si deciderà ad uscire dal neutralismo al quale era incatenato e a scendere in campo per affrontare quel nemico che ha il volto ed il nome del cugino Heinrich.

Vincent Minnelli confeziona un monumentale affresco storico-famigliare ispirato liberamente al romanzo di Vicente Blasco Ibanez. Un cast di grandi attori ed un investimento imponente che, a quel tempo, non riscosse il successo sperato. I quattro cavalieri dell’Apocalisse è un film epico e sicuramente coinvolgente che abbraccia una vasta gamma di tematiche e di sentimenti: l’affetto per la propria famiglia, l’amore verso la patria, l’amore verso la donna della vita, la guerra e la morte.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse

Il dramma della guerra e della follia nazista irrompe tra gli affetti famigliari mettendo padri contro figli e fratelli contro sorelle e imponendo di scegliere e di rischiare anche in prima persona.

Minnelli tratta tutti questi argomenti affidandosi alle grandi interpretazioni di attori del calibro di Glenn Ford e Charles Boyer che su tutte meritano di essere evidenziate; ma nel complesso il film appare alquanto artefatto, eccessivamente prosaico e letterario. La guerra e gli orrori ad essa legati, e che coinvolgono via via alcuni dei protagonisti, rimane sullo sfondo, è solo raccontata. Il film si mantiene sui binari rassicuranti dell’elegante contesto di partenza e i dialoghi, spesso stucchevoli ed eccessivamente teatrali, predominano costantemente la scena a scapito dell’azione.

Considerato che l’anno di produzione è il 1962, il film propone innovazioni e sperimentazioni tecniche interessanti: la pellicola a sfondo rosso usata nelle scene delle adunate hitleriane infonde il senso demoniaco del contesto nazista e ricorda, in qualche modo, scelte registiche anche recenti come nel caso di Soderbergh in Traffic, per fare un esempio. Quindi altri artifici tecnici, come l’uso di immagini documentaristiche relative alla guerra, sovrapposte e montate come una sorta di video-clip moderno, scelte coraggiose e anche innovative.

I quattro cavalieri dell’apocalisse è un film tipicamente hollywoodiano nella sua confezione d’insieme ma capace anche di coraggiose intraprendenza tecniche; un film forse troppo lungo e a tratti prolisso ma in ogni caso interessante e meritevole di un giudizio.

- Pubblicità -