È stato presentato il programma di TFF 38, l’edizione del Torino Film Festival completamente on-line. Nel selezionare i film del concorso Torino38, la principale sezione competitiva del festival dedicata ai lungometraggi internazionali, si lavora con l’intento di catturare le stelle nascenti del cinema di domani.
Visioni mozzafiato, di ampia immaginazione e innovazione, opere prime e seconde risonanti di passione che aprono un ventaglio estetico variegato fatto di visioni originali e forti. Uno degli aspetti essenziali del lavoro di selezione è stato mantenere l’impegno di sostenere a pieno la politica internazionale del “50/50 by 2020” lanciata dal Toronto Film Festival. Per la prima volta nel concorso viene infatti riservato uno spazio equo alle produzioni realizzate da registi donne e a quelle realizzate da registi uomini.
Non è stato semplice lavorare riducendo i numeri del programma ma grazie all’entusiasmo, alla collaborazione e al dialogo di tutti, si è raggiunto un risultato sorprendete che ha saputo mantenere l’attenzione alle nuove forme e nuove tendenze del cinema tipica del TFF.
BOTOX di Kaveh Mazaheri
(Iran-Canada, 2020, 97′, col.)
Akram e Azar sono sorelle. Entrambe mentono sulla scomparsa del
fratello, dicendo a tutti che è fuggito in Germania. Con il tempo
la bugia diventa sempre più ingestibile, arrivando a condurre le
protagoniste in luoghi oscuri e misteriosi. Un dramma domestico
costruito attorno ai temi del doppio, della verità e della menzogna
e capace di passare con assoluta naturalezza dalla black comedy al
giallo, dal visionario all’onirico. Audace nella forma, geometrico
e precisissimo nello stile, fonde slapstick, Tex Avery e Blake
Edwards con echi del cinema di Ioseliani ed elementi di poesia
surreale.
CAMP DE MECI POPPY FIELD di Eugen
Jebeleanu (Romania, 2020, 81′, col.)
Cristi è un giovane poliziotto rumeno che vive un’esistenza
conflittuale rispetto alla sua identità: lavora in un ambiente
gerarchico e maschilista ma è omosessuale e cerca di conservare
gelosamente il segreto sulla sua vita privata. Nei giorni in cui
Hadi, il ragazzo con cui ha una relazione a distanza, è venuto a
fargli visita dalla Francia, Cristi viene chiamato per un
intervento: un gruppo nazionalista e omofobo ha interrotto la
proiezione di un film a tematica lgbtqi+. Quando uno dei
manifestanti minaccia di smascherarlo, Cristi perde il
controllo.
CASA DE ANTIGUIDADES MEMORY HOUSE di
João Paulo Miranda Maria (Brasile/Francia, 2020, 93′, col.)
Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord
del Brasile, si trasferisce in una città del sud, una ricca ex
colonia austriaca, per lavorare in una fabbrica di latte.
Costantemente a contatto con persone xenofobe e conservatrici, il
protagonista si sente estraneo rispetto alla comunità e solo.
Quando scopre una casa abbandonata piena di oggetti che lo
riportano alle sue origini, decide di trasferirsi in quel luogo
dove piano piano i ricordi sembrano prendere vita spingendolo verso
una trasformazione radicale. Un esordio magico che affonda nella
tradizione folkloristica brasiliana per portare in scena le
tensioni
sociali e culturali dell’oggi.
THE EVENING HOUR di Braden King
(USA, 2020, 115 ’ , col.)
Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida
cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità
post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come
collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma
neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli
sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole
cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che
lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una
generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale,
mancanza di opportunità e inadeguatezza.
EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie &
Chuko Esiri (Nigeria, 2020, 110′, col.)
Mofe e Rosa vivono a Lagos, in Nigeria. Lui lavora in fabbrica, lei
fa la parrucchiera e insieme progettano di emigrare all’estero per
trovare una vita migliore. Il destino ostacola però i loro piani, e
quando la realizzazione del loro sogno sfuma si vedranno costretti
a riconsiderare anche la possibilità di costruire nel loro stesso
mondo il futuro che desiderano. Dalla Nigeria un esordio potente in
cui il dramma, ma anche la pazienza e la capacità di elaborare
delle soluzioni, assumono le forme della quotidianità. Mofe and
Rosa live in Lagos.
HOCHWALD WHY NOT YOU di Evi Romen
(Austria/Belgio, 2020, 107’, col.)
Mario ama danzare, ma per uno come lui la danza non potrà mai
diventare un lavoro. Mario infatti è tossicodipendente e vive in
povertà con la madre. Mentre si trova a Roma, viene coinvolto con l
’amico Lenz in un attacco terroristico: Lenz muore, Mario resta
illeso. Tornato al paese, viene accolto con indifferenza dai
compaesani. Questa reazione finisce per destabilizzarlo
ulteriormente. Quando incontra Nadim, un ragazzo che distribuisce
il Corano e che insieme ai suoi fratelli lo aiuta a combattere la
propria dipendenza, decide di convertirsi all’islamismo. Per il
paese è un affronto. Dietro a tutte le sofferenze, il cuore di
Mario batte ancora per la danza.
LAS NIÑAS SCHOOLGIRLS di Pilar
Palomero (Spagna, 2020, 97′, col.)
Celia ha undici anni e studia in una scuola di suore a Saragozza,
dove vive con la madre. Insieme a Brisa, una nuova compagna di
classe appena trasferitasi da Barcellona, si avviano verso
l’adolescenza. Crescendo, nella Spagna dell’Expo e dei Giochi
Olimpici del 1992, Celia scopre che la vita è fatta di molte
verità, e di qualche bugia. L’esordio alla regia di Pilar Palomero
non è solo il racconto della sua, vita ma anche il ritratto di
molte donne spagnole cresciute negli anni Novanta, divise tra uno
stile di vita tradizionale e uno ben più moderno fortemente
caratterizzato dall’emancipazione.
MI ZHOU GUANGZHOU MICKEY ON THE ROAD
di Lu Mian Mian (Taiwan, 2020, 95′, col.)
Mickey e Gin Gin sono migliori amiche. Mickey si prende cura della
madre che soffre di depressione; nel tempo libero frequenta il
tempio cercando di unirsi alla squadra maschile di arti marziali.
Gin Gin, più impulsiva, si guadagna da vivere ballando nelle
discoteche. Quando Gin Gin escogita un piano per incontrarsi con
Jay a Guangzhou, in Cina, Mickey decide di cercare il padre che
anni prima aveva abbandonato lei e la madre. Affrontando situazioni
a volte comiche, a volte brutali, Mickey e Gin Gin rafforzano la
loro amicizia e raggiungono una matura consapevolezza di sé.
Taiwan.
NAM-MAE-WUL YEO-REUM-BAM MOVING ON
di Yoon Dan-bi (Korea, 2020, 105’, col.)
Durante le vacanze estive, Okju e Donju si trasferiscono nella casa
del nonno dopo il dissesto finanziario del padre. Mentre il giovane
Dongju si adatta immediatamente, Okju prova invece un forte
disagio. L’arrivo della sorella del padre, prossima al divorzio,
cambia per fortuna le cose, e anche Okju comincia ad apprezzare la
nuova vita in famiglia. Tuttavia, quando il nonno si ammala, zia e
padre decidono di mandare l’uomo in una casa di cura e mettere in
vendita la casa.
REGINA di Alessandro Grande (Italia,
2020, 82′, col.)
Regina, una ragazza di quindici anni che ha perso la madre anni
prima, sogna di fare la cantante. Il padre, Luigi, che rappresenta
ormai tutta la sua famiglia, crede molto nel talento della figlia e
non smette mai di supportarla. D’altra parte Luigi la capisce bene
perchè lui stesso ha dovuto rinunciare alla propria carriera
musicale proprio per stare vicino alla figlia. Il loro legame
sembra fortissimo, indissolubile, almeno fino a quando, un giorno,
un evento imprevedibile cambierà le loro vite.
SIN SEÑAS PARTICULARES IDENTIFYING
FEATURES di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020, 97′, col.)
Magdalena non ha più notizie del figlio da quando, mesi prima, ha
lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti. Le autorità
spingono perché Magdalena firmi un certificato di morte, ma
l’incontro con un genitore in lutto spinge la donna a intraprendere
un lungo viaggio per capire quale sia stato il destino del figlio.
Magdalena incontrerà Miguel, un ragazzo costretto a rimpatriare
dagli Stati Uniti, e con lui affronta la violenza e la desolazione
di un paese profondamente cambiato. Un esordio secco, capace di
raccontare
attraverso una storia privata il dramma condiviso da un intero
paese.
WILDFIRE di Cathy Brady (Regno
Unito/Irlanda, 2020, 85′, col.)
Lauren e Kelly sono sorelle legatissime, cresciute in una piccola
città irlandese. Le loro strade si sono separate dopo la morte
della madre e Lauren è rimasta sola ad affrontare l’oscuro e
traumatico passato della famiglia. Data per dispersa da più di un
anno, un giorno Kelly torna improvvisamente a casa. Dopo l’iniziale
tensione le due donne ritrovano l’equilibrio andato inevitabilmente
perduto. Unite più che in passato, Lauren e Kelly vogliono fare
chiarezza sui segreti della loro famiglia: tuttavia la loro ricerca
non è ben vista in città, dove si cerca di nascondere la verità e
chi la cerca.
Torino 38 Corti
Negli ultimi anni il cortometraggio si è ritagliato un ruolo sempre più importante e autonomo nel panorama cinematografico internazionale, dando l’opportunità ai cineasti emergenti di sviluppare le tecniche filmiche e affinare lo sguardo autoriale in una struttura produttiva meno impegnativa di quella del lungometraggio ma che ne comprende già tutte le dinamiche. La forma breve ha generato eccellenti risultati creativi e un rinnovato interesse del pubblico.
La nuova sezione competitiva Torino 38 Corti presenta una selezione internazionale di 12 opere inedite in Italia, di ampia varietà tematica e stilistica, che verranno proiettati in abbinamento ai lungometraggi del concorso Torino 38. Nel pieno rispetto della parità di genere, vengono proposti 6 film di registi e 6 di registe.
Rinnovando la tradizione di Cinema Giovani, Torino 38 Corti vuole essere uno sguardo aperto al presente e al futuro, una vetrina di talenti in grado di interessare e coinvolgere tutto il pubblico del Torino Film Festival.
BEFORE THE TYPHOON COMES di Chen Yun
(Cina, 2020, 14’, col.)
Chen va in spiaggia con il padre ma sfortunatamente un tifone è in
arrivo. Decide di nuotare comunque e, mentre si trova mare, ha un
incontro con il suo passato con il quale cerca di riconciliarsi.
Una storia familiare vista dalla prospettiva di un bambino.
A BETTER YOU di Eamonn Murphy
(Irlanda, 2019, 16′, col.)
Douglas, giovane timido e introverso, vuole conquistare la ragazza
dei suoi sogni. Decide allora di investire in un clone in carbonio,
una versione migliorata di sé stesso. Tra la distopia e lo
steampunk, una metafora sulle estreme conseguenze dell’uso dei
social media.
L’ESCALE di Pieter De Cnudde
(Belgio, 2020, 14’, col.)
Tre personaggi si incontrano a una stazione di servizio. Una borsa
piena di soldi e una biro
distruggeranno i sogni e le speranze di ognuno.
LOS HONORES di Sergio Barrejón
(Spagna, 2020, 14′, b/n.)
Dopo aver passato più di vent’anni in carcere per l’omicidio di un
agente di polizia, in segno di pentimento l’ex terrorista Sara
chiede di parlare con il figlio della vittima. Andoni, un
funzionario del carcere, la fa chiamare e la riceve nel suo ufficio
per assicurarsi della sincerità e dell’onestà delle sue
intenzioni.
JUST A GUY di Shoko Hara (Germania,
2020, 15′, col.)
Un’intervista. Tre donne raccontano la loro relazione con Richard
Ramirez, celebre serial killer degli anni ’80 conosciuto durante i
suoi anni di prigionia. Il film d’animazione, costruito a partire
dalle lettere scambiate tra le donne e Ramirez, mostra le emozioni
delle persone coinvolte, svelando elementi familiari ma sottilmente
disturbanti e ossessivi.
MÜNHASIR di Yeşim Tonbaz Güler
(Turchia, 2020, 10’, col)
Rimasta sola dopo la morte della figlia per una lunga malattia,
mentre cerca di accettare il dolore, Fazilet trova un pacco
destinato alla figlia. In cerca di informazioni, busserà di porta
in porta fino a trasformare il pacco nella cosa più importante
della sua vita.
MY SISTER’S MERCY di Vladimir
Koptsev (Russia, 2020, 9′, col.)
During the Soviet-Afghan War, in the days when general secretary of
the Communist Party Leonid Breznev, in a military hospital a young
lieutenant wounded almost to death meets a young military nurse
tired almost to death. One meeting. One night. One candle. A short
from Vladimir Koptsev, Alexander Sokurov’s pupil.
SLOUGH di Haruna Tanaka (Giappone,
2020, 14’, col.)
Una mattina Hibari si sveglia di soprassalto con la sensazione di
avere qualcuno accanto e in giardino trova la pelle di un serpente.
Sono passati sei mesi da quando il figlio Tatsumi è morto in un
incidente stradale e lei e il marito Seiji non riescono a riempire
la voragine che la morte del figlio ha aperto tra di loro. Hibari
esce per raggiungere il luogo dell’incidente portando con sé
l’ombrello del figlio che offre a un uomo infradiciato incontrato
per strada: improvvisamente l’uomo, come in una visione, entra in
contatto con la memoria del ragazzo.
O NOSSO REINO / OUR KINGDOM di Luís
Costa (Portogallo, 2020, 15’, col.)
In un regno fatto di pietra, un bambino vive in un vortice di morte
e abbandono. Ogni giorno vaga per le strade del suo villaggio e la
sera, quando torna a casa, non trova altro che il silenzio degli
adulti. Solo il suono e il calore del fuoco mitigano il suo dolore.
Il bambino non ha nessuno, ma piange solo quando si ritrova ancora
una volta in strada, senza direzione o compagnia.
SEALSKIN di Ugla Hauksdóttir
(Islanda, 2020, 13’, col.)
Sol ha cinque anni e vive con il padre in una casa isolata sul
mare. Passa le giornate sola con la propria immaginazione, mentre
il padre, un compositore, è in crisi creativa. Quando Sol capisce
che il papà è afflitto dal dolore, trova conforto in un vecchio
racconto folkloristico islandese.
THE LAST MERMAID di Fi Kelly
(Scozia/Regno Unito, 2019, 16′, col.)
Pearl, sirena di mezza età, incallita fumatrice e incapace di
nuotare, è la proprietaria della più celebre linea telefonica hot
per appassionati di fantasie sessuali acquatiche di Scozia. La sua
vita è completamente diversa da quella delle sue affascinanti
antenate. Quando la sua migliore amica Sadie le rivela una notizia
sconvolgente, Pearl è costretta ad affrontare le sue paure: è
l’ultima sirena in vita e se vuole mandare avanti la sua specie
deve avere un figlio in fretta.
UNA NUOVA PROSPETTIVA di Emanuela
Ponzano (Italia/Francia, 2020, 15’, col.)
Seguendo un ragazzino che gioca in una foresta con alcuni compagni,
scopriamo passo passo alcuni particolari: una bambina sola che
piange, persone ammassate e in fila, poliziotti e guardie con i
cani, un muro di filo spinato. Dove ci troviamo? E quando?
Fuori Concorso
Il Fuori Concorso di un festival ha
tante anime. Nel mettere insieme il programma di questa sezione
variegata, ci si muove in diverse direzioni nel tentativo di
restituire al pubblico un percorso che racconta gli sguardi più
interessanti della produzione dell’anno. Il Fuori Concorso è la
sezione che paga di più il fatto di non poter andare in sala, ma
pensiamo di essere tuttavia riusciti a presentare una molteplicità
di punti di vista che ci comunicano molto della contemporaneità. Si
è deciso di presentare alcune opere prime e seconde che non hanno
trovato spazio nel concorso Torino 38 ma che abbiamo comunque
voluto premiare con la speranza di dar loro la visibilità
necessaria a trovare una distribuzione (Toorbos di Rene Van Rooyen,
A Shot Trough the Wall di Aimee Long, Cleaners di Glen Barit). Ci
sono le collaborazioni con due importanti realtà festivaliere
indipendenti della città come Seeyousound e Fish&Chips che
abbiamo voluto sostenere con due proiezioni speciali: Billie
(documentario di James Erskine su Billie Holiday) e Une dernière
fois (opera ultima di Olympe de G.); ci sono le collaborazioni con
gli attori del sistema cinema torinese come Film Commission Torino
Piemonte (1974-1979 Le nostre ferite di Monica Repetto,
Nuovo cinema paralitico di Davide Ferrario), Torino Film Lab (The
Salt in our Waters, l’esordio del regista bengalese Rezwan Shahriar
Sumit) o Associazione Museo Nazionale del Cinema che quest’anno
assegna il Premio Maria Adriana Prolo alla grande regista e
fotografa Cecilia Mangini, di cui verrà proiettato l’ultimo lavoro,
realizzato con Paolo Pisanelli, Due scatole dimenticate – Viaggio
in Vietnam.
Una novità assoluta è rappresentata dal significativo numero di cortometraggi fuori concorso raggruppati nei programmi speciali Issues e Scuole di Cinema, dedicati rispettivamente a temi di rilevanza sociale e ad alcuni lavori provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo. Un caso particolare è il commovente R(e)sisti, il viaggio infernale di Davide Bongiovanni nelle strutture sanitarie della Valle D’Aosta durante il lockdown di primavera.
E ancora un excursus nel mondo del teatro con il film di un grande maestro del cinema francese come Paul Vecchiali (Une soupçon d’amour) e quello di un emergente autore italiano di grande talento Francesco Lagi che presenta il suo Quasi Natale. Molto spazio anche al cinema del reale con numerosi progetti che ruotano intorno a grandi figure di artisti e intellettuali. Italiani, come Franca Valeri protagonista di Zona Franca di Steve Della Casa, o l’artista torinese Ezio Gribaudo al centro di Ezio Gribaudo – La bellezza ci salverà di Alberto Bader o ancora Goffredo Fofi raccontato da Felice Pesoli nel bellissimo Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi. E stranieri come il ritratto del leggendario fotografo Helmut Newton realizzato da Gero von Boehm, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful.
Abbiamo incluso poi nella selezione una serie di opere documentarie corali che, ognuna in modo diverso, esprimono il senso della collettività sulla cui importanza questo periodo ci ha spesso chiamato a riflettere. Film influenzati dalle difficoltà produttive degli ultimi mesi eppure, forse proprio per questo, capaci di trasmettere un portato ulteriore come La scuola prossima e L’anfora di Clio, strettamente legati a importanti realtà educative. Ma anche film che danno voce a un luogo o una società, approfondendo temi cruciali come quello della circolazione delle armi negli Stati Uniti al centro di My America di Barbara Cupisti, o descrivendo un microcosmo come in Rione Sanità, la certezza dei sogni di Massimo Ferrari o ancora raccontando le trasformazioni della vita social grazie alla cultura e all’arte come in La rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia. Tanto cinema italiano, quindi, che siamo molto contenti di poter presentare in anteprima; a quelli citati si aggiungono altri film coraggiosi come Io sono Vera di Beniamino Catena, film arditi come l’ideale proseguimento di un cult del cinema italiano firmato da Toni D’Angelo (Calibro 9) e ancora film rigorosi come Il buco in testa di Antonio Capuano.
• Fuori Concorso
BILLIE di James Erskine (UK, 2019, 96’, col e b/n)
Collaborazione con SeeYouSound
IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano (Italia 2020, 95’, col)
CALIBRO 9 di Tony D’Angelo (Italia 2020, 90′, col)
CLEANERS di Glenn Barit (Filippine 2019, 78′, col e b/n)
UNE DERNIÈRE FOIS di Olympe de G. (Francia 2020, 70′, col)
Collaborazione con Fish&Chips
HELMUT NEWTON: THE BAD AND THE BEAUTIFUL di Gero von Boehm
(USA/Germania 2020, 93′, col e b/n)
IN THE MOOD FOR LOVE di Kar-Wai Wong (Hong Kong/Cina 2000, 98′,
col)
VERA DE VERDAD di Beniamino Catena (Italia/Cile 2020, 101′,
col)
THE SALT IN OUR WATERS di Rezwan Shahriar Sumit (Bangladesh/Francia
2020, 100′, col)
TorinoFilmLab
A SHOT THROUGH THE WALL di Aimee Long (USA 2020, 90′, col)
TOORBOS – DREAM FOREST di Rene Van Rooyen (Sud Africa 2020, 117′,
col)
• Fuori Concorso – Documentari
L’ANFORA DI CLIO di Mario Acampa, Riccardo Alessandri (Italia 2020,
55′, col)
EZIO GRIBAUDO – LA BELLEZZA CI SALVERÀ di Alberto Bader (Italia
2020, 84′, col)
SUOLE DI VENTO – STORIE DI GOFFREDO FOFI di Felice Pesoli (Italia
2020, 81′, col)
MY AMERICA di Barbara Cupisti (Italia 2020, 96′, col)
RIONE SANITÀ, LA CERTEZZA DEI SOGNI di Massimo Ferrari (Italia
2020, 57′, col)
LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI di Ilaria Freccia (Italia 2020, 83′, col e
b/n)
LA SCUOLA PROSSIMA di Alberto Momo (Italia 2020, 69′, col)
TORINO 2020 – STORIE DA UN ALTRO MONDO di Alessandro Bignami
(Italia 2020, 36′, col)
ZONA FRANCA di Steve Della Casa (Italia 2020, 55′, col e b/n)
• Fuori Concorso – Tracce di
teatro
QUASI NATALE di Francesco Lagi (Italia 2020, 87′, col)
UN SOUPÇON D’AMOUR di Paul Vecchiali (Francia 2020, 92′, col)
• Fuori Concorso – Corti
(R)ESISTI di Davide Bongiovanni (Italia 2020, 20′, col)
• Fuori Concorso Corti / Programma
ISSUES
THE BONEFISH di Daniel Houghton (USA 2020, 8′, col)
IN THE IMAGE OF GOD di Bianca Rondolino (Italia 2020, 15′, col)
LET US FORGET di Marcus Hanisch (Germania 2020, 15′, col)
SHUT UP di Noa Aharoni Maor (Israele 2020, 16′, col)
SILENCE di Sean Lìonadh (UK 2020, 11′, col)
TESLIMAT / THE DELIVERY di Dogus Ozokutan (Cipro 2020, 11′,
col)
• Fuori Concorso Corti / Programma
SCUOLE DI CINEMA
39 di Anat Schwartz (Israele 2020, 14′, col)
DOWNBOUND WAYFARER di Juan-Felipe Balcazar (UK/Colombia 2019, 16′,
col)
EXTRA SAUCE di Alireza Ghasemi (Germania 2019, 13′, col)
EYES OF THE SEA di Tang Li (Cina 2020, 14′ col)
FIRUL ROSU / THE RED STRING di Alexandra Fuscas (Romania 2019, 5′,
col)
LA VIRGEN, LA VIEJA, EL VIAJE di Natalia Luque (Cile/USA/Spagna
2020, 9′, col)
• Fuori Concorso – Corti / Programma
EDUCATIONAL
AFRICA BIANCA di Filippo Foscarini, Marta Violante (Italia 2020,
25′, b/n)
SCENE DA UN LABORATORIO di Luigi Barletta (Italia 2020, 51′,
col)
• Fuori Concorso – Film
Commission
1974 1979. LE NOSTRE FERITE di Monica Repetto (Italia 2020, 58′,
col e b/n)
NUOVO CINEMA PARALITICO di Davide Ferrario (Italia 2020, 86′,
col)
• Fuori Concorso – Premio Maria
Adriana Prolo
DUE SCATOLE DIMENTICATE – VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia Mangini
(Italia 2020, 57′, col e b/n)
Le stanze di Rol
Federico Fellini, dotato di
incomparabile estro, era grande amico del torinese Gustavo Adolfo
Rol, celebre esploratore di mondi paralleli. E se il cinema è – tra
le altre cose – immaginazione e creazione, le stanze che Rol ha
aperto (o avrebbe potuto aprire) ne rappresentano
contemporaneamente lo specchio e uno sfogo. Perciò Le stanze di Rol
non è una semplice sezione di cinema di genere: è una zona franca,
una superficie off limits dove è vietato l’ingresso esclusivamente
agli scettici; è un luogo del mistero e dell’ignoto,
dell’inspiegabile e del bizzarro. Le porte di queste stanze si
aprono e si chiudono rivelando i
loro segreti. I diffidenti sono avvisati: in queste stanze, tutte
rigorosamente insonorizzate, non accade nulla di conosciuto. Il
cinema che ne è la voce e lo sguardo riempie il loro perimetro in
modo esclusivo. E i generi si passano il testimone, l’horror più
spaventoso (The Dark and the Wicked di Bryan Bertino) dà la mano
allo slasher astratto e teorico (Lucky di Natasha Kermani), il
midnight movie (Fried Barry di Ryan Kruger) va a braccetto con il
kammerspiel imprevedibile (The Oak Room di Cody Calahan), il visual
essay (The Philosophy of Horror: A Symphony of Film Theory di Péter
Lichter e Bori Máté) dialoga con la videoarte electro-esistenziale
(El elemento enigmático di Alejandro Fadel) e con le storie d’amore
di una realtà inquieta a un passo dalla distopia (Funny Face di Tim
Sutton). In questi spazi anche le durate sono irrituali,
lungometraggi, cortometraggi e mediometraggi, perché il tempo è un
concetto da piegare e da creare a piacere, non una cornice
presunta. Le stanze di Rol porta agli spettatori più curiosi e agli
appassionati una ricca selezione della produzione dell’anno,
evitando stereotipi e prevedibilità. Con un solo credo: che il
cinema e le immagini, il più libero e le meno addomesticate, il più
temerario e le più discordanti, sono un segno di vita, e per questo
motivo rifiutano per natura qualunque forma di
oscurantismo.
ANINSRI DAENG / RED ANINSTI; OR TIPTOEING ON THE STILL TREMBLING BERLIN WALL di Ratchapoom Boonbunchachoke (Tailandia, 2020, 30′, col.)
ANTIDISTURBIOS / RIOT POLICE di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, 2020, col.)
BREEDER di Jens Dahl (Danimarca, 2020, 107′, col.)
THE DARK AND THE WICKED di Bryan Bertino (USA, 2020, 93′, col.)
EL ELEMENTO ENIGMÁTICO / ANONYMOUS ANIMALS di Alejandro Fadel (Argentina 2020, 40’, col.)
FRIED BARRY di Ryan Kruger (Sudafrica, 2020, 99′, col.)
FUNNY FACE di Tim Sutton (USA, 2020, 95′, col.)
LUCKY di Natasha Kermani (USA, 2020, 81′, col.)
MOM, I BEFRIENDED GHOSTS di Sasha Voronov (Russia, 2020, 66’, col.)
THE OAK ROOM di Cody Calahan (Canada, 2019, 89′, col.)
THE PHILOSOPHY OF HORROR – A
SYMPHONY OF FILM THEORY di Péter Lichter, Bori Máté
(Ungheria, 2020, 60′, col.)
REGRET di Santiago Menghini (Canada, 2020, 16’, col.)
TFFdoc
“Depuis longtemps je me vantais de posseder tous les paysages possible” Arthur Rimbaud, Une saison en enfer Il paesaggio è stato tradizionalmente considerato dalle arti figurative come oggetto di contemplazione estetica o religiosa: una finestra isolata dal resto della natura che serviva per far riflettere sulle forme della creazione, sulla posizione dell’uomo nel mondo, sulla meraviglia del mondo stesso.
Con la Rivoluzione industriale il
paesaggio comincia a “sporcarsi”, le periferie industriali lo
invadono e il rapporto meditativo dell’uomo col paesaggio crea
piuttosto nevrosi che senso del sublime. E il cinema arriva nel
momento epocale di quella Rivoluzione, all’inizio del Novecento,
documentando e narrando un paesaggio che subirà due guerre
mondiali, disastri ecologici, migrazioni epocali. Registrando
quindi anche una rappresentazione radicalmente diversa del
paesaggio che diventa protagonista, in grado di “dialogare”,
confliggere, con l’uomo; di provocarne le azioni e le passioni, ma
anche di dimostrare la
sua totale indifferenza alle vicende dell’umano.
Il cinema delle origini è dal primo momento un costante tentativo di trovare un rapporto con il paesaggio, rapporto che resiste soprattutto grazie al cinema documentario, nonostante il cosiddetto “cinema di finzione” spesso lo releghi in ruoli secondari scenografici.
Il documentario contemporaneo ha mantenuto questa stretta relazione con il paesaggio ed è per questo motivo che TFFdoc ha deciso di dedicargli il focus di questa edizione del Torino Film Festival. Il focus sarà composto da 7 titoli divisi in 5 programmi.
Il primo nome che viene in mente è quello di Werner Herzog che ha sempre attraversato il paesaggio, mai neutro, con il suo cinema e sarà il film che chiuderà il focus a rendergli omaggio: con Dear Werner (Waking on Cinema) il giovane regista spagnolo Pablo Maqueda ripercorre il viaggio a piedi che Herzog fece nel 1974 da Monaco a Parigi con lo scopo di compiere un pellegrinaggio che avrebbe dovuto scongiurare la morte di Lotte Eisner, figura fondamentale del cinema tedesco. Il film che, invece, aprirà il focus è Virarmar / Becoming Sea di Philipp Hartmann e Danilo Carvalho: una meditazione sull’acqua tra il deserto brasiliano del Sertão e le paludi delle DIthmarschen nel nord della Germania.
C’è anche il paesaggio italiano che il maestro de teatro tedesco, Peter Stein, racconta nel suo Viaggio in Sicilia seguendo le tappe che Goethe fece sull’isola accompagnato da un disegnatore paesaggista. Il paesaggio urbano è raccontato da A Machine To Live In di Yoni Goldstein, Meredith Zielke e la protagonista del film è Brasilia, forse l’esempio più radicale del sogno rinascimentale della città perfetta ossia della possibilità di costruire un paesaggio urbano razionale in grado di integrarsi nel paesaggio naturale.
Infine, il paesaggio che diventa virtuale, ma anche emozionale nel videogioco e protagonista di My Own Landscape di Antonine Chapon e di Operation Jane Walk di Leonhard Müllner, Robin Klengel; paesaggio virtuale unico in grado di restituire fisicità alla memoria di un paesaggio che la guerra (in questo caso quella siriana) ha per sempre distrutto grazie a Backyard di Khaled Abdulwahed.
Paesaggio ad altezza animale che pervade anche il film Fuori Concorso, Gunda del regista russo Victor Kossakovsky in cui le vicende della scrofa Gunda e degli altri animali di una fattoria della Foresta Nera scardinano le prospettive della narrazione umana.
Nella cornice descritta dal focus sul paesaggio si aprono le ampie praterie dei due concorsi quello internazionale e lo storico italiana.doc giunto al 20esimo anno di età confermando così la grande scommessa che il Torino Film Festival fece puntando sul cinema documentario riconoscendolo come il genere cinematografico più capace di rimettersi sempre in questione, mettendo in questione il linguaggio stesso del cinema. I 16 che compongono i due concorsi raccontano soprattutto quanto il documentario sia sempre più inclassificabile e sempre più capace a restituire la complessità del mondo Davide Oberto.
Nel 2019 sono stati premiati per il concorso internazionale 143 Rue du desert di Hassen Ferhani (Miglior film) e Khamsin di Grégoire Couvert e Grégoire Orio (Premio speciale della giuria); per il concorso italiano Fuori tutto di Gianluca Matarrese (Miglior film) e L’apprendistato di Davide Maldi (Premio speciale della giuria).
• TFFdoc / Paesaggio
DEAR WERNER – WALKING ON CINEMA di Pablo Maqueda (Spagna, 2020,
80’, col.)
BACKYARD di Khaled Abdulwahed (Germania, 2018, 26′, col.)
A MACHINE TO LIVE IN di Yoni Goldstein, Meredith Zielke
(USA-Brasile, 2020, 87′, col.)
SULLE TRACCE DI GOETHE IN SICILIA di Peter Stein (Italia, 2020,
89’, col.)
VIRAR MAR – MEER WERDEN / BECOMING SEA di Philipp Hartmann, Danilo
Carvalho,
(Germania/Brasile 2020, 85’, col.)
MY OWN LANDSCAPES di Antonine Chapon (Francia, 2020, 19’, col.)
OPERATION JANE WALK di Leonhard Müllner, Robin Klengel (Austria,
2018, 17′)
• TFFdoc/Fuori Concorso
GUNDA di Victor Kossakovsky (Norvegia-USA, 2020, 93′, b/n)
Nonostante condividiamo il pianeta con miliardi di animali da
fattoria, siamo spesso portati a considerarli come una mera risorsa
da cui trarne un’utilità, ignorando totalmente la loro sensibilità.
Gunda, attraverso il punto di vista di un maiale o il muggito di
una mucca, dimostra come non siamo l’unica specie in grado di
provare emozioni, avere coscienza o volontà: l’incontro con una
scrofa e i suoi cuccioli, con due mucche ingegnose o ancora con un
pollo da una sola zampa, ci ricorda il valore della vita di tutti
gli animali che abitano il pianeta, compresa la nostra.
• Internazionale.doc
UN CUERPO ESTALLÓ EN MIL PEDAZOS di Martin Sappia, Argentina, 2020,
91’, col. e b/n
Una vita segnata dal vagabondaggio. Un personaggio che non ha
lasciato indizi o mappe da seguire. Niente che riporti qualcosa su
di lui. Le sue opere non avevano copioni ed esistevano solo nella
fugacità del momento. Jorge Bonino era un artista non
classificabile. Ha conquistato l’Europa senza interprete, usando un
linguaggio inventato che tutti capivano. Un amico immaginario ha
mappato le tracce che il suo corpo ha lasciato nello spazio,
attraverso le storie di una vita possibile.
THE LAST HILLBILLY di Diane Sara Bouzgarrou & Thomas Jenkoe, Francia/Qatar, 2020, 80′, col. Talcum, Kentucky orientale, remota area rurale degli Appalachi dove la gente si sente poco americana. Brian Ritchie e la sua famiglia vivono da decenni in questa zona, un tempo terra di fiorenti miniere. Anno dopo anno, hanno visto svilupparsi un mix esplosivo di declino economico, disastro ecologico e violenza sociale. Li chiamano “hillbillies”, cioè bifolchi o zotici montanari, un insulto diventato per molti un segno identitario. Tra questi lo stesso Brian, che vive intrappolato tra un passato mitico e un futuro senza prospettive. È uno degli ultimi testimoni di un mondo che sta scomparendo e che, proprio per questo, ispira la sua poesia.
MÃES DO DERICK / MOTHERS OF DERICK
di Dê Kelm (Brasile, 2020, 87′, col.)
Tammy è la madre di Derick; ma anche Bruna, Chiva e Ana lo sono. Il
film racconta la vita di queste quattro donne che, insieme,
crescono Derick, un bambino di nove anni. Lesbiche, bisessuali, non
monogame e anarchiche, le mamme di Derick costruiscono la casa dove
crescere il proprio figlio in una foresta sulla costa meridionale
del Brasile, nonostante le minacce di sfratto da parte della
polizia. Tutti insieme cantano e suonano in un film che utilizza
due stili apparentemente inconciliabili: il documentario
d’osservazione e il musical.
MAPPING LESSONS di Philip Rizk
(Egitto, 2020, 61’, col.)
K. parte per il Levante colonizzato muovendosi nel tempo e nello
spazio verso le zone dove si combattono i nuovi conflitti
anticoloniali, in costante conversazione con persone da tutto il
mondo. Riceve lezioni sull’agro-ecologia e sull’autogoverno, sulle
energie sostenibili e su una possibile educazione al di fuori di
un’ottica statalista. Ispirato alla storia siriana prima della
creazione degli stati-nazione e dopo il parziale ritiro del governo
dalle aree resistenti, il viaggio di K. racconta esperimenti
sociali che possono diventare manuali per le generazioni
future.
OUVERTURES The Living and the Dead
Ensemble (Regno Unito/Francia, 2020, 132′, col.)
In Francia un ricercatore di Haiti cerca di leggere il passato
attraverso lo studio stratigrafico del calcare giurassico.
Contemporaneamente, ad Haiti, un gruppo di giovani attori traduce e
prova Monsieur Toussaint, una pièce teatrale scritta da Édouard
Glissant nel 1961. L’opera racconta gli ultimi giorni di vita di
Louverture Toussaint, il rivoluzionario haitiano morto nel 1803 in
esilio in una prigione sulle alpi francesi. Durante lo spettacolo
gli attori iniziano a essere posseduti dai personaggi che
interpretano, e alla fine il fantasma di Tossiamo si unisce alla
compagnia e li guida in un viaggio verso un nuovo esilio.
A RIFLE AND A BAG di NoCut Film
Collective (India/Romania/Italia/Qatar, 2020, 89′)
Somi e suo marito Sukhram si sono conosciuti giovanissimi, negli
anni ’60, mentre combattevano tra le file del gruppo maoista dei
Naxaliti, durante la guerriglia per rivendicare i diritti della
comunità tribali indiane. Qualche anno fa hanno abbandonato il
movimento e si sono arresi alla polizia. Ora vivono in una colonia
costruita insieme ad altri ex compagni, ma lo status sociale di
combattenti arresi sta coinvolgendo i loro figli, compromettendone
il futuro: nonostante Somi e Sukhram cerchino di garantire loro la
migliore educazione possibile, i loro ragazzi sono esposti a
costanti rischi.
U SLAVU LJUBAVI / IN PRAISE OF LOVE
di Tamara Drakuli (Serbia, 2020, 80′, col.)
Abbandonandosi al proprio mondo fatto di miti, incontri avventurosi
e riflessioni sulla realtà che lo circonda, Beto mostra allo
spettatore un luogo affascinante: l’ignoto. Un villaggio messicano
entra in relazione con Shakespeare; alcune leggende locali con le
tragedie romantiche; la vita contemporanea con la storia passata.
In un simile percorso, l’amore resta un concetto fondamentale e la
cura di sé stessi si rivela indissolubilmente legata alla cura
dell’altro. Dopo Ocean (2014) e Wind (2016), Tamara Drakulić torna
al Torino Film Festival con un documentario dal sapore magico e
antropologico.
ZAHO ZAY / THE DICE KILLER Maéva
Ranaïvojaona, Georg Tiller (Austria-Francia-Madagascar, 2020, 79′,
col.)
Una giovane donna che lavora come custode in una prigione del
Madagascar trascorre le giornate sognando a occhi aperti il padre,
scomparso diversi anni prima dopo aver ucciso il suo stesso
fratello. Nell’immaginazione della donna, l’uomo si trasforma in un
killer leggendario che vaga per il paese e che tira dadi magici per
decidere la sorte delle sue vittime. In segreto la donna spera un
giorno di vederlo comparire tra i prigionieri, ma quando un nuovo
detenuto sostiene di conoscerlo veramente, le sue fantasie si
trasformano in incubi.
• Italiana.doc
AL LARGO di Anna Marziano (Italia, 2020, 61′, col.)
Con un flusso immersivo di parole e immagini, Al largo avvicina lo
spettatore all’esperienza del dolore. Oltre l’opposizione fra
egoismo e altruismo, la solidarietà e la cura dell’altro diventano
azioni esistenziali in grado da sole di opporsi al potere eccessivo
della vita. Dopo De la mutabilité de toute chose et de la
possibilité d’en changer certaines (2011), Variations ordinaires
(2012) e Al di là dell’uno (2017), Anna Marziano torna al Festival
con il suo ultimo lavoro, influenzato dalla lettura di Nietzsche e
Donald Winnicott.
DA LONTANO, PIÙ FORTE di Annamaria
Macripò (Italia, 2019, 50′, col.)
Le pagine di un diario lungo vent’anni fanno riemergere memorie,
ricordi, sogni e sensazioni di un periodo legato a doppio filo alla
malattia e successivamente alla scomparsa della madre della
regista. Come in un dialogo mai interrotto, immagini, suoni e
fotografie, collegate al presente dalla voce fuori campo,
raccontano la personale storia di un rapporto madre-figlia
attraverso l’ausilio di piccole “capsule del tempo” piene di
ricordi. In parallelo, una seconda voce narrante legge le parole di
Roland Barthes in Journal de Deuil, lasciate a testimonianza del
suo lutto.
FILM Fabrizio Bellomo
(Italia-Serbia-Albania-Germania 2020, 57’, col.)
La “fabbrica diffusa” si espande. Il film la racconta tra edifici
abbandonati, miniere trasformate in attrazioni turistiche, opifici
dell’Europa dell’est riconvertiti alla produzione di automobili
italiane; attraversa città e paesi industriali come Sesto San
Giovanni (ex Stalingrado d’Italia) e Lumezzane (la città “officina”
del bresciano) oggi trasfigurati. I luoghi, le immagini, i suoni.
L’autore appunta e racconta mescolando telefonate, conferenze,
poesie, vecchi film, spot della tv jugoslava, balletti russi,
performance sperimentali. Un unico flusso che si espande in
molteplici sensi e direzioni. Proprio come la
fabbrica.
KUFID di Elia Moutamid (Italia,
2020, 56′, col.)
Dopo alcune settimane trascorse in Marocco alla ricerca di luoghi e
storie per un film sull’urbanizzazione e sul territorio, Elia
Moutamid torna a Brescia, dove vive dopo esservisi trasferito da
piccolo con la famiglia, per continuare il progetto. La pandemia lo
costringe però a restare chiuso in casa e ad avviare un percorso
autobiografico: Kufid è il risultato di quel percorso, un film
girato durante la pandemia ma non dedicato a essa. E oltre i dubbi
e le riflessioni sollevate da un virus che sconvolge famiglie e
abitudini, sembra emergere un unico punto fermo: «Inch’Allah» (se
Dio vuole).
PINO Walter Fasano (Italia, 2020,
60′, bn/col.)
Roma, 1968: l’artista Pino Pascali, all’apice del percorso
artistico, muore a poco più di trent’anni in un incidente in
motocicletta. Cinquant’anni dopo il Museo Pascali di Polignano a
Mare, in Puglia, terra d’origine di Pino, compra ed espone la sua
opera Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo. Attraverso le fotografie
di Pino Musi e dello stesso Pino Pascali, il racconto del ritorno
di un’opera nei luoghi delle proprie origini è l’occasione per una
riflessione su Pascali, in una dimensione narrativa in cui spazio e
tempo si piegano e si cancellano.
SAN DONATO BEACH di Fabio Donatini
(Italia, 2020, 80′, col.)
La calda estate di un quartiere popolare di Bologna: il ritmo e la
reiterazione dei silenzi, i grilli pomeridiani e i suoni antichi
accompagnano la desolazione e il coraggio delle persone che vi
abitano. Tra il saggio visivo e il documentario musicale, uno
sguardo umanista e divertito che usa l’afa estiva, la periferia
assolata e le vecchie canzonette per elaborare una serie di appunti
tragicomici sulla solitudine.
I TUFFATORI di Daniele Babbo
(Italia/Bosnia ed Erzegovina, 2020, 74′, col.)
A Mostar in Bosnia ed Erzegovina, tutti i giorni da duecento anni i
tuffatori si lanciano dallo Stari Most, il “ponte vecchio”
costruito nel sedicesimo secolo: una tradizione che si tramanda di
generazione in generazione e che non è stata interrotta neppure
durante la guerra, nonostante il ponte, nel 1993, sia stato
distrutto. Alcuni dei tuffatori portano sul corpo e nella mente i
segni del conflitto, mentre i più giovani, alla ricerca del gesto
perfetto, pensano al futuro. Una visione intima ed esclusiva sulla
vita di un gruppo di uomini che incarnano la storia e i sentimenti
del popolo di cui fanno parte.
LA VERSIONE DI JEAN di Manuela
Cencetti, Jean Diaconescu, Stella Iannitto (Italia, 2020, 50’,
col.)
Per quindici anni, alla periferia Nord di Torino, è esistito il
campo rom di Lungo Stura Lazio, il cosiddetto Platz. Era una delle
baraccopoli più grandi d’Europa. La versione di Jean è la storia di
un uomo che con il suo cellulare filma e registra diversi momenti
di vita quotidiana del campo, fino alla sua totale distruzione.
Ora, nel grande spazio rimasto vuoto dopo lo sgombero, riaffiorano
i suoi ricordi.
Italiana.corti
Italiana.corti continua a svolgere con tenacia la sua tradizionale missione di cercare il cinema nuovo, il cinema impertinente, il cinema giovane. 9 titoli in concorso e un perturbante fuori concorso raccontano quest’anno di una speciale vitalità, ancor più significativa nel tempo sospeso in cui viviamo.
Una varietà di generi rincuorante ci
lascia salire sulla Circumvesuviana e scendere, in una sorta di
ritorno al futuro, all’Altrove a visitare una mostra d’Oltremare
che non venne mai inaugurata. Giriamo l’angolo e ci ritroviamo in
un quartiere animato di malumore, ma disegnato con affetto. Non ce
n’eravamo resi conto, ma ora è impossibile non farlo e allora
tentiamo di fuggire salendo sul rollerblade di un giovane
palestinese e cerchiamo di imparare finalmente a baciare e di non
farci imprigionare in tradizioni troppo strette per noi. Cerchiamo
rifugio in terre lontane sperando nella protezione degli spiriti
buoni, ma dal
lago esce un mostro con la voce di Vincent Price… Theend, il regalo
di Jacopo Benassi, fotografo spezzino che col suo bianco e nero
abbacinato dal flash ha ridato senso alla parola Underground. Nel
2019 sono stati premiati Spera Teresa di Damiano Giacomelli
(Miglior cortometraggio) e La Buca di Dario Fedele (Premio speciale
della giuria ex-aequo).
ALL’ALDILA’DIQUA di Alessandra
Cianelli, Opher Thomson (Italia, 2020, 30’, col.)
Sono passati 80 anni dall’inaugurazione del monumentale complesso
espositivo «Altrove» di Napoli, chiuso pochissimo tempo dopo
l’inaugurazione per lo scoppio della guerra nel giugno 1940. Una
lettera di famiglia dà il via alla ricerca di un nonno scomparso
oltremare in quella stessa guerra e in quello stesso anno. Punto di
partenza sono le rovine e i resti del complesso espositivo, un
archivio nascosto sempre avuto davanti agli occhi. Una missione
guidata dalla meraviglia e dal desiderio, che porta alle radici
culturali del pensiero coloniale occidentale.
ISSA di Stefano Cau (Italia, 2019,
12’, col.)
Un piccolo paese isolato nelle campagne sta morendo dal momento che
non nascono bambini da anni. Un uomo che non si rassegna installa
alcuni altoparlanti che riproducono il suono delle cose scomparse.
Il paese è abitato da pochi anziani e da una sola ragazza incinta,
che medita d’andarsene. La ragazza tenta la fuga, ma quando si
ritrova sola in mezzo alla campagna entra in travaglio. Gli anziani
riescono a raggiungerla e a farla partorire nella piazza del paese:
un sacrifico, un rito di fertilità.
MALUMORE di Loris Giuseppe Nese
(Italia, 2020, 12’, col.)
Ci sono quartieri in cui regna il malumore. Una madre si prende
cura degli anziani nelle loro case, dove il ticchettio
dell’orologio segna il tempo della giornata lavorativa e il suono
dei respiri pesanti aumenta la paura del vuoto…
’NA COSA SOLA di Giovanni Sorrentino
(Italia, 2020, 24’, col.)
C’è una ferrovia a Sud, intorno al Vesuvio, smossa come la terra
della quale è figlia. Le persone si muovono lungo bordi di cemento,
dentro carrozze di ferro, uno di fronte all’altro. Si sfiorano l’un
l’altro confondendosi con il paesaggio; trasformano le stazioni nei
luoghi in cui la vita è come in attesa, e aspettando consumano la
loro quotidianità. Ogni stazione assume la forma di chi la abita e
il tutto si fonde in un unico paesaggio umano e naturale.
NON CE NE SIAMO RESI CONTO / WE
DIDN’T HAVE TIME TO REALIZE di Giordano Viozzi, Alfredo Dante
Vallesi (Italia, 2020, 3’, col. e b/n.)
La voce di Pierpaolo Capovilla interpreta due cardini del pensiero
di Pasolini in un cortometraggio di animazione dadaista e
allucinato. Dalla propria auto, Pasolini osserva la società
italiana mutare e sgretolarsi sotto la minaccia neofascista del
consumismo e dello sviluppo che non sarà mai realmente
progresso.
OLD CHILD di Elettra Bisogno
(Belgio, 2020, 16’, col.)
Un viaggio frammentato di immagini spettrali. Scene ritrovate,
tremanti, tenute insieme dai racconti esplosivi e intimi di Hazem,
un giovane rollerblader di Gaza costretto a lasciare la sua
terra.
SRISARAYA – UN BALSAMO PER LO
SPIRITO di Patricia Boillat, Elena Gugliuzza (Svizzera/Italia,
2020, 10’, col.)
In una terra lontana gli spiriti meritevoli riposano sotto la
canopea, ignorando la progressiva estinzione dell’umanità. Ogni
tanto, per distrarsi, si pizzicano ferocemente e si lacerano, per
poi ricomporsi emettendo piccole grida o lunghi ululati. Altrove,
alcune strane usanze persistono, come ad esempio il rituale
ancestrale della lanterna magica. Di questo mondo, però, non
rimangono altro che i santuari. Il film è una digressione di Phnom
(cioè, la collina) film sperimentale previsto per il 2021.
LA TECNICA di Clemente De Muro,
Davide Mardegan (Italia, 2020, 9’, col.)
Un racconto d’iniziazione: la storia di Leonardo, figlio di un
pastore, al quale Cesare, un turista appena arrivato in paese,
insegnerà la tecnica più azzeccata per avvicinare la ragazza di cui
è innamorato.
• Italiana.corti/Fuori Concorso
THEEND di Jacopo Benassi (Italia, 2020, 6’, col.)
Una coppia amoreggia in riva al mare, un mostro osserva dall’acqua,
un uomo uccide altri due mostri e inizia il film: una lista di
nomi, una lista di amici, una lista di mostri… Theend, il suicidio
della cultura underground.
Back to Life
Back to Life: tornare a vivere. È questo che fanno, grazie
soprattutto alla tecnologia digitale, i film restaurati. Tornano a
vivere in tutto il loro splendore, pieni di dettagli ritrovati, di
specificità riscoperte, di luci che si erano offuscate, di ombre
che si erano appiattite, di suoni che si erano attenuati. Tornano a
vivere carichi di storia e di memoria, raccontando la sensibilità
autoriale che sta dietro alla loro creazione ma anche il sistema
che li ha prodotti e il contesto sociale che li ha ispirati per poi
accoglierli o respingerli. Dedicare una sezione ai restauri,
all’interno di un festival come il nostro, è anche
ripercorrere la memoria del cinema attraverso i protagonisti
stessi, testimoni preziosi di un tempo, di una storia, di
un’esperienza artistica, di una società. A volte il restauro è un
tributo a un film epocale (In The Mood for Love presentato nella
sezione Fuori Concorso), altre volte è una sorta di risarcimento
rispetto alla distribuzione che li ha ignorati, alla critica che li
ha trascurati, alla storia che li ha dimenticati (Pioggia di
luglio). Altre volte ancora è la restituzione della possibilità di
capire: capire perché un film ha avuto quel destino o quell’altro,
perché ha scatenato tante polemiche (Avere vent’anni), perché ha
rappresentato un momento di rottura o ha contribuito a dare risalto
a temi e persone che diversamente non ce l’avrebbero avuto (Lo
stagionale, La Suisse s’interroge). Il restauro è dunque un
fondamentale strumento di comprensione del passato ma anche, se non
soprattutto, un’operazione che ci aiuta a leggere e interpretare la
realtà presente, quella che viviamo quotidianamente. Basta citare
quel magnifico film che è Il nero di Giovanni Vento, vero e proprio
gioiello restaurato da Museo Nazionale del Cinema e Compass Film,
precursore di una sensibilità modernissima, “opera profetica” come
l’ha definito Fabio Ferzetti, per rendersi conto del portato
sociale e antropologico che può avere riscoprire il cinema del
passato. Proprio per questo, in questa edizione, abbiamo voluto
dedicare particolare attenzione al cinema italiano e ai suoi
protagonisti, capaci di portarci in viaggio
attraverso la straordinaria travagliata storia del nostro
paese.
La sezione presenta inoltre uno speciale omaggio ad Antonella Rucci con due puntate della storica trasmissione di RaiTre di cui è stata autrice: Blob non solo la tv del giorno prima, il montaggio e la riproposizione critica di quel magma che scorre ogni giorno dentro il tubo catodico e che spesso merita la definizione di “cosa più orribile che abbia mai visto” ma anche uno spazio libero che si apre alle meraviglie del repertorio e dedica puntate monografiche a personaggi o avvenimenti del passato utilizzando quella miniera di immagini che sono conservate negli archivi delle Teche Rai.
AVERE VENT’ANNI / TO BE TWENTY di
Fernando Di Leo (Italia, 1978, 94′, col.)
BLOB – OMAGGIO A ANTONELLA RUCCI di Antonella Rucci (Italia, 2020,
58’ col e b/n)
UN BRINDISI GEORGIANO di Giuliano Fratini (Italia/Russia, 2020,
16’, col.)
IL FEDERALE di Luciano Salce (Italia, 1961, 100, b/n)
IYULSKIY DOZHD / PIOGGIA DI LUGLIO di Marlen Khutsiev (Urss, 1967,
107′, b/n)
IL NERO di Giovanni Vento, Italia (1967, 108′, b/n)
LO STAGIONALE di Alvaro Bizzarri, Svizzera, (1970/1973, 55′,
b/n)
LA SUISSE S’INTERROGE di Henry Brandt (Svizzera, 1964, 16′,
col.)
Le ‘Pillole Luce’ Torino e Piemonte
Due luoghi di fondazione del cinema italiano. Torino, dove il nostro cinema ha mosso i primi passi; Cinecittà, dove è nata la sua mitologia. Sarà per questa comune elezione che il Torino Film Festival e Istituto Luce- Cinecittà hanno sempre conosciuto una naturale collaborazione, specie sotto il segno del grande documentario.
Un rapporto che si rinnova quest’anno, con le ‘pillole d’archivio’ che Luce-Cinecittà porta al TFF, in un anno di importanti cambiamenti. 12 piccolissimi film da un minuto o poco più, con immagini tratte dall’immenso Archivio storico Luce, per raccontare Torino e il Piemonte come erano un tempo e come molti spettatori forse non hanno mai visto.
Si va da una Piazza Castello del 1912, a una giornata in costume sul Po nel ’29. Dai canti delle mondine di un secolo fa, a una fiera d’anteguerra del tartufo di Alba. Dall’ordine inquietante delle ragazze della Gioventù Littoria in sfilata davanti alla sorella di Göring, alla bellezza discreta – nonostante lo speaker troppo impostato – della Sacra di San Michele. Fino a vedere, come forse mai così da vicino, la grande stella in cima alla Mole, nuovo simbolo del Festival. Magie del cinema e dell’Archivio: mostrarci come nuovo qualcosa che è nella pellicola da decenni, e con la Storia farci anche sognare.
Le pillole:
Torino città dell’arte (1912)
Industria vini spumanti (1925)
Incontro di calcio Juventus 2 – Sparta 1 (1931)
Vita balneare sulle rive del Po’ (1929)
La più grande piscina d’Europa ad Aqui (1932)
Le mondine piemontesi all’opera (1933)
Esercitazione dei Vigili del Fuoco sulla Mole Antonelliana
(1933)
Torino, la canonizzazione di Don Bosco (1934)
La Sacra di San Michele in Val di Susa (1937)
La “Coppa Carpano” di sci di fondo in Val di Susa (1937)
X Fiera del tartufo ad Alba (1938)
Sfilata reparti femminili della GIL a Torino (1939)
Le Masterclass
Il Torino Film Festival organizza un programma di Masterclass: una serie di incontri con i grandi protagonisti e autori del cinema contemporaneo internazionale pensati come una chiacchierata in libertà che non si limita ad una lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce curiosità inedite dei protagonisti. Le Masterclass sono organizzate in collaborazione con Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino che hanno selezionato e formato venti studenti che prenderanno parte attivamente agli incontri interloquendo con i relatori.
Women in Cinema: le voci in
evoluzione delle donne nel cinema con le giurate del concorso
Torino38 L’incontro, curato da Fedra Fateh, affronterà il ruolo
delle donne nel cinema, i passi avanti, le sfide, le strategie
messe in campo per raggiungere una parità di genere in ogni ambito
del cinema. Le donne sono la metà del mondo e del mondo creano
anche l’altra metà. Eppure nel cinema sono sotto-rappresentate. Le
registe, le produttrici, le montatrici sono meno dei loro
corrispettivi maschili. Spesso sono silenziose o addirittura
assenti dallo schermo. Nel tempo sono stati fatti dei progressi, ma
non abbastanza. Durante il dialogo si affronterà inoltre il tema
dell’influenza della rappresentazione delle donne sulla vita
delle
ragazze e delle donne in tutto il mondo. Protagoniste dell’incontro
saranno le componenti della giuria.
La mia piccola Sama, Waad Al Kateab
(For Sama, Uk, 2019, 100’)
Sabato 21 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Spedizione
torinese con Aleksandr Sokurov e i suoi allievi dell’Università
Statale di San Pietroburgo
L’incontro, curato da Alena
Shumakova, mette al centro del dialogo con il maestro del cinema
russo contemporaneo Alexandr Sokurov il corso in “Regia del cinema
di fiction e documentario e montaggio” che dal 2019 tiene presso
l’Università Statale per il Cinema e la Televisione di San
Pietroburgo. “Il lavoro con personalità già formate esige
un’attenzione particolare. Meno di tutto vorrei cambiare o
modificare il loro punto di vista sul mondo. Il nostro compito è
quello di aiutare gli studenti a trovare la propria strada
nell’arte, indirizzarli, rispondere a alle domande che stanno loro
a cuore”, dice Sokurov, la cui opera straordinaria è riconosciuta
in tutto il mondo.
Il tempo degli inizi, 12 corti degli
allievi di Aleksandr Sokurov
Domenica 22 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Cinema e
uguaglianza sociale per un mondo più giusto e sostenibile con Taghi
Amirani e Walter Murch
L’incontro, curato da Fedra Fateh,
mette al centro il cinema come strumento di lotta per la giustizia
sociale e i diritti umani, esplorando il modo in cui i film educano
e muovono il pubblico a proposito di questioni controverse che non
sempre la politica è in grado ad affrontare. Documentari e film di
finzione sollevano questioni complesse che uniscono e dividono le
persone. Dai film indipendenti ai blockbuster hollywoodiani, il
cinema ci spinge verso un mondo più inclusivo, giusto e
sostenibile. Attraverso il dialogo con il fisico e regista di
documentari iraniano Taghi Amirani e Walter Murch (montatore di
film come Il
padrino – Parte III, La conversazione, Il paziente inglese) si
ripercorrerà la storia della lavorazione del loro film così
difficile e rischioso da realizzare, discutendo su quanto i film
siano in grado spingere il pubblico verso una maggior
responsabilità civile e sociale.
Coup 53, Taghi Amirani (Irlanda,
2019, 120’)
Mercoledì 25 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Formare le
nuove generazione di filmmaker e attivisti con Mohsen
Makhmalbaf
L’incontro, curato da Fedra Fateh e
Vahid Rastgou, parte dal cinema di Mohsen Makhmalbaf, uno dei più
grandi registi iraniani, che da sempre usa il potere del cinema per
favorire un cambiamento nel mondo. Partendo dal suo cinema e dal
suo lavoro e approfondendo anche il suo ruolo di educatore, si
approderà al concetto fondamentale per il regista secondo il quale
se il cinema non è in grado di cambiare la società, allora è
inutile. Tra i suoi tanti lavori capaci d’ispirare idee e azioni,
si è scelto di proporre in programma
The Afghan Alphabet (2002) per mostrare cosa è in grado di fare il
cinema: girato con una piccola camera digitale, il film ha spinto
il governo iraniano a consentire ai bambini afgani di frequentare
le scuole, influenzando così la vita di centinaia di migliaia di
persone. In programma anche, Hello Cinema, un’altra forma di
riflessione sul potere del cinema.
The Afghan Alphabet, Mohsen
Makhmalbaf (Iran, 2002, 45’)
Hello Cinema, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 1995, 75’)
Giovedì 26 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Il cinema è
scuola a cura di Daniele De Cicco
Attraverso una serie di iniziative frutto del dialogo e della collaborazione con istituzioni ed enti italiani e internazionali che si occupano di formazione, il Torino Film Festival promuove un programma composito di appuntamenti che mettono al centro la cultura cinematografica come strumento fondamentale di crescita della persona.
Una sala cinematografica per la scuola
Dal dialogo con la Fondazione per la
Scuola della Compagnia di San Paolo nasce il progetto “Torino Film
Festival e Riconnessioni. Una sala cinematografica per la scuola”.
Grazie alla rete in fibra ottica e alla rete delle scuole di
Riconnessioni, in occasione del Torino Film Festival vengono
organizzati degli incontri virtuali tra alcuni giovani registi e
gli studenti. Nell’incontro che si svolge durante il festival i
registi, collegati dall’IC Rita Levi Montalcini Scuola Pascoli,
presenteranno i loro cortometraggi a numerose scuole di Torino e
provincia e gli studenti potranno interagire a distanza dialogando
direttamente con gli artisti. Le scuole coinvolte (IC Rita Levi
Montalcini- Pascoli, IC Vittorino Da Feltre-Fermi, IC Foscolo, IC
Pacinotti, IC Ilaria Alpi, IC Pertini) sono tutte caratterizzate da
un elevato grado di sviluppo nell’innovazione didattica e nella
digitalizzazione degli apprendimenti. L’iniziativa, in
collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte,
è coordinata dalla prof.ssa Chiara Alpestre per il Torino Film
Festival e dalla dott.ssa Elisabetta De
Martino per la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San
Paolo.
La formazione dei docenti è curata da Daniele De Cicco. Il 25 novembre è prevista la proiezione di due cortometraggi del concorso Torino 38 Shorts. Al termine gli studenti dialogheranno con i registi.
La scuola prossima
Nel programma del Fuori Concorso del TFF viene presentato, in anteprima nazionale, il documentario La scuola prossima di Alberto Momo prodotto da Zomia con il contributo di Fondazione per la Scuola di Compagnia di San Paolo.
Talenti per il Fundraising
Nell’edizione 2020 del corso di alta formazione Talenti per il Fundraising organizzato dalla Fondazione CRT, viene introdotto il modulo Il fundraising per i festival cinematografici tenuto da Daniele De Cicco. Al termine delle lezioni frontali, da gennaio 2021, due studenti del corso verranno inseriti come stagisti nello staff del Museo Nazionale del Cinema e del Torino Film Festival. L’iniziativa è coordinata per Fondazione CRT dal dott. Luigi Somenzari (Attività istituzionale – Referente ricerca e istruzione) e dal dott. Matteo Fabbrini (Gestione Progetti Talenti per il Fundraising).
Opera Movie Show
Nel programma del Fuori Concorso del TFF viene inoltre proiettata in anteprima nazionale l’opera movie show L’anfora di Clio, realizzata dalla Fondazione CRT e dalla Fondazione Accademia Perosi. Il film, scritto e diretto da Mario Acampa e Riccardo Alessandri, è stato girato subito dopo il lockdown di primavera nella nuovissima area Tech delle OGR di Torino e tocca i temi del cyber bullismo, dell’amore e dell’amicizia ai tempi dei social. La colonna sonora del film che contiene arie d’opera, è stata realizzata dall’Orchestra Talenti Musicali della Fondazione CRT. L’iniziativa fa parte del progetto Diderot che offre agli studenti delle classi primarie e secondarie di I e II grado del Piemonte e della Valle d’Aosta l’opportunità di approfondire le materie tradizionali con metodologie innovative avvicinandosi a discipline che esulano dallo stretto ambito curriculare.
Due scuole di cinema italiane a cura di Luigi Barletta
Il cinema si è affermato come oggetto di studio, pratica e approfondimento portando alla costituzione di luoghi dedicati all’insegnamento del linguaggio audiovisivo. Numerosi sono i professionisti che si sono formati presso scuole di cinema come la New York Film Academy, la scuola di Łódź, la UCLA di Los Angeles o il VGIK di Mosca, rendendole celebri in tutto il mondo. Al centro del programma di incontri che si terranno presso la Mole Antonelliana sono due scuole italiane:
Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia – sede di Palermo diretta da Costanza Quatriglio. Sarà presentato, in anteprima nazionale, il cortometraggio Africa Bianca realizzato da Filippo Foscarini e Marta Violante, e prodotto all’interno del corso. Il documentario racconta l’invasione italiana dell’Etiopia attraverso il quaderno di scuola di un bambino e lo splendido materiale d’archivio dell’Istituto Luce- Cinecittà.
Istituto Statale Alfonso Casanova di Napoli
Sarà presentato il documentario Scene da un laboratorio realizzato all’interno dell’Istituto con il supporto del MIUR-Mibact. Il film racconta i sogni e le paure di un gruppo di adolescenti attraverso i video girati con i loro stessi smartphone alternati a momenti di un laboratorio teatrale.
Cortometraggi Scuole di Cinema Internazionali
Nel Fuori Concorso, trova spazio un
programma speciale che presenta una selezione di cortometraggi
prodotti e realizzati all’interno di importanti scuole di cinema
internazionali.
The London Film School
Downbound Wayfarer di/by Juan-Felipe
Balcazar (Regno Unito/Colombia, 2019, 16’)
Filmakademie Baden-Württemberg (Ludwigsburg)
Extra Sauce di/by Alireza Ghasemi (Germania, 2019, 13’)
Shanghai Vancouver Film School
Eyes of the Sea di/by Tang Li (Cina, 2020, 14’)
The Steve Tisch School of Film and Television (Tel Aviv)
39 di/by Anat Schwartz (Israele, 2020, 14’)
Columbia University School of the Arts (New York)
La virgen, la vieja, el viaje di/by Natalia Luque (Cile/Usa/Spagna,
2020, 9’)
Universitatea Nationala de Arta Teatrala si Cinematografica I.L.
Caragiale (Bucarest)
Firul Rosu di/by Alexandra Fuscas (Romania, 2019, 5’)
MYMovies SAB/SAT 21 NOV
Xké. Il laboratorio delle curiosità
In questo anno strano, per la prima volta, Xké? Il laboratorio della curiosità organizza e realizza un’attività laboratoriale in streaming, aperta a tutti, che incrocia il cinema con la percezione visiva.
Durante il collegamento verranno proposte esperienze e riflessioni legate al senso della vista estrapolate da un percorso didattico strutturato in più tappe, rivolto alle scuole primarie e secondarie di I grado: attività e giochi per farsi domande, incuriosirsi all’insegna del rigore scientifico.
Gli eventi live
RadioAMARCORD
In occasione del centenario della nascita di Federico Fellini, il
progetto RadioAMARCORD propone una parte sommersa del repertorio
artistico del regista riminese: la sua produzione radiofonica.
All’inizio degli anni Quaranta Fellini iniziò a collaborare con
l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR, la cui direzione
generale era a Torino) come autore radiofonico. Da solo, o in
coppia con Ruggero Maccari, scrisse decine di copioni: sketch,
fantasie, riviste, piccole commedie che segnano di fatto il suo
esordio nel mondo dello
spettacolo. In occasione del Torino Film Festival verranno messi in
scena quattro di questi copioni, conservati nell’Archivio Federico
Fellini-Cineteca Comune di Rimini. Con la trasformazione dei rumori
in voci umane e le loro tirate sognanti, questi testi rappresentano
anche in audio uno spaccato significativo del poetico e visionario
universo felliniano. RadioAMARCORD nasce da un’idea di Sergio
Ferrentino realizzata dalla RETE2 della Radio Svizzera
Italiana.
Gli audiodrammi brevi riallestiti in versione live sono: Di notte le cose parlano, Una lettera d’amore, Dalla finestra e Un signore molto sensibile. Testi di Federico Fellini e Ruggero Maccari. Musiche originali di Gianluigi Carlone. Regia di Sergio Ferrentino. Con Alessandro Castellucci, Daniele Ornatelli, Eleni Molos, Maurizio Pellegrini, Carlotta Viscovo, Dario Sansalone. Assistente alla regia: Luca Bozzoli. Assistente di produzione: Caterina Mariani. Tecnico audio: Luca Masiero. Produzione: Fonderia Mercury.
Giovedì 26 novembre, in diretta
streaming alle ore 21
Visioni resistenti
Tre performance, tre luoghi storici, tre ragioni per non smettere
di sognare. Il Primo Atto si svolge al dancing Le Roi, dove il
musicteller Federico Sacchi, accompagnato dall’Ukulele
Turin Orchestra, racconta il grande musicista Bill Withers
attraverso la leggendaria canzone “Lean on me”.
Nel Secondo Atto, nella suggestiva cornice del cinema e teatro Maffei, l’autrice satirica Teresa Cinque presenta “Frida e Barbie”, ovvero riflessioni ironiche sul rapporto tra cinema e immagine femminile che neanche la pandemia ha intaccato.
Il Terzo Atto, ambientato al cinema Massimo, è “Explora”, un viaggio onirico creato da Project-TO, il duo formato dal compositore e artista multimediale Riccardo Mazza e la fotografa e videomaker Laura Pol. Le coordinate spaziali sono controllate gestualmente in tempo reale e immagini storiche di sale da ballo, scelte nell’Archivio dell’Istituto Luce, collegano il passato con il futuro diventando lo spazio all’interno del quale tutto si muove. Il commento musicale è generato in live-coding e costituisce la quarta dimensione, quella temporale: pulsazione e ampiezza sonora influiscono sulle immagini, contaminando il piano visivo. Regia e montaggio video: Federico Mazzi Curatore artistico: Maurizio Mao Pisani
Venerdì 27 novembre, in diretta streaming alle ore 21
Lo stesso giorno alle 17.30 sempre in streaming, il primo incontro di Schermi Eretici, durante il quale Caterina Taricano e Fabrizio Dividi intervisteranno Toni Campa, storico patron di Le Roi Dancing inaugurato negli anni Sessanta in collaborazione con Luciana De Biase. Partito da un piccolo paese in provincia di Taranto per fare fortuna, Toni Campa arriva a Torino appena tredicenne, con la ferma convinzione di fare l’attore. Ce la farà, riuscendo a realizzare anche molti altri sogni, come quello di un grande locale in cui far esibire tutti cantanti da lui più amati, il famoso Le Roi Dancing.
Schermi eretici è un programma di incontri che proseguirà nel corso del 2021 e in cui troveranno posto le tante storie di film e personaggi anticonvenzionali del mondo del cinema.
Venerdì 27 novembre, in diretta streaming alle ore 17:30
Le Giurie
• Torino 38 / Torino 38 Corti
Waad Al-Kateab (Siria) regista di stanza a Londra, ha realizzato
per Channel 4 News la serie-reportage sulla guerra civile Inside
Aleppo. Il suo primo documentario per il cinema Alla mia piccola
Sama (2019), diretto con Edward Watts, è stato premiato con
numerosi riconoscimenti, tra i quali L’OEil d’or a Cannes e il
premio per il miglior documentario ai Bafta, ed è stato candidato
agli Oscar. Al Festival terrà con Taghi Amirani la masterclass Film
& Social Justice: Cinema Leading Us to a More Just and Sustainable
World. Martha Fiennes (Regno Unito) regista, scrittrice e artista,
ha diretto il sontuoso Onegin (1999), con Liv Tyler e Ralph Fiennes
(vincitore del Tokyo Film Festival, nominato ai Bafta come miglior
film britannico e vincitore del London Critics Award per il miglior
esordiente), e Chromophobia, film di chiusura del Festival
di Cannes nel 2005. Dal 2011 lavora soprattutto a progetti
artistici che prevedono l’impiego delle tecnologie più avanzate e
dell’intelligenza artificiale, come Yugen, presentato in anteprima
a Palazzo Grassi durante la Mostra di Venezia nel 2018. Jun
Ichikawa (Giappone) si trasferisce a otto anni in Italia con i
genitori cantanti lirici. Dopo studi di recitazione e balletto, ma
anche di ingegneria edile e lingue orientali all’Università La
Sapienza di Roma, diventa attrice di teatro, cinema, televisione e
doppiatrice. A 20 anni debutta al cinema con Ermanno Olmi in
Cantando dietro i paraventi (2002) per poi lavorare, tra gli altri,
con Dario Argento, Giuseppe
Tornatore, Lamberto Bava. Il suo ultimo film è Addio al nubilato,
commedia tutta al femminile diretta da Francesco Apolloni di cui si
sono appena concluse le riprese.
Martina Scarpelli (Italia) regista diplomata in animazione al
Centro sperimentale di cinematografia di Torino, ha esordito con il
corto Egg (2018), premiato in vari festival, tra i quali Annecy,
Dok Liepzig e l’AFI Festival di Los Angeles. Specializzatasi in
sviluppo e produzione di animazione e documentari animati nei
workshop ASF – Animation sans frontiers e Anidox, è membro del
collettivo Plastic di Viborg, in Danimarca. Attualmente è al lavoro
sul suo primo lungometraggio, l’opera animata Psychomachia. Homayra
Sellier (Iran) è fondatrice e amministratrice delegata di Innocence
in Danger, organizzazione
non governativa nata in Francia, e poi sviluppatasi in Germania,
Austria, Svizzera, Colombia, Regno Unito e Belgio, per proteggere i
minori da ogni forma di abuso e sfruttamento online e offline,
compresa la tratta. Laureata in due università francesi, ha scritto
quattro libri e partecipato a numerosi documentari per varie tv
internazionali, sempre sui temi legati alla protezione dei minori.
Premiata per il suo lavoro negli Stati Uniti, è una collaboratrice
del Tryon International Film Festival.
• Internazionale.Doc /
Italiana.Doc
Stefano Cravero (Italia) montatore e regista, tra le sue più
recenti collaborazioni come montatore: Miss Marx e Nico, 1988 di
Susanna Nicchiarelli (per il quale ha ricevuto una nomination ai
David di Donatello 2018), Palazzo di giustizia di Chiara Bellosi e
Spaccapietre dei fratelli De Serio. Con Pietro Jona ha diretto nel
2018 il documentario Country for old men e ha inoltre scritto e
codiretto due corti d’animazione, tra cui Sputnik 5 (2010)
vincitore di un Nastro d’argento. Nel 2018 ha fondato con Enrico
Bisi la società Base
Zero, dedicata al cinema documentario. Gaia Furrer (Italia)
laureata in Storia e critica del Cinema all’Università La Sapienza
di Roma, ha collaborato per alcuni anni con Italia Cinema (poi
diventata FilmItalia) curando progetti nazionali e internazionali.
Dal 2004 lavora come responsabile della programmazione del Noir in
Festival, festival del cinema e della letteratura del giallo e del
mistero. Nel 2020 è stata nominata direttrice artistica delle
Giornate degli autori, la sezione indipendente della Mostra del
Cinema di Venezia per la quale lavora sin dalla prima edizione nel
2003. Paola Piacenza (Italia) responsabile della sezione cinema di
«Io donna», settimanale del «Corriere della Sera», scrive anche di
cultura ed esteri. Dal 2003 collabora con Radiotre Rai per Piazza
Verdi. Come reporter e filmaker, ha realizzato The Land of Jerry
Cans (2009), girato lungo la frontiera Iran-Iraq, In
nessuna lingua del mondo (2011), sull’enclave russa di Kaliningrad
e la regione di Tropoje in Albania, In uno stato libero (2012),
girato nel sud della Tunisia durante e dopo la Primavera araba,
Ombre dal fondo (2016), sull’inviato di guerra Domenico
Quirico.
• Italiana.Corti
Martina Angelotti (Italia) curatrice d’arte e scrittrice, lavora
all’ideazione e produzione di progetti curatoriali
multidisciplinari. Per sei anni è stata direttrice artistica di
Careof, organizzazione no profit per l’arte contemporanea nata nel
1987. Dal 2007 è curatrice e fondatrice di ON, progetto che indaga
il rapporto fra arte e sfera pubblica attraverso la ricerca, il
dialogo, la commissione di nuovi lavori ad artisti e ricercatori a
livello internazionale. Tiene seminari di Storia dell’arte
contemporanea all’Università Cattolica di Milano, all’Alpen Adriat
Universitat di Klagenfurt e allo IUAV di Venezia. Francesco
Dongiovanni (Italia) vive e lavora in Puglia. Interessato
all’etnografia, al paesaggio,
all’archivio e alla memoria, con i suoi lavori si muove tra il
documentario d’osservazione e il cinema di ricerca. Lavora per la
casa di produzione Murex, da lui fondata con i suoi collaboratori.
Ha girato un lungometraggio I giorni e le opere (2019), che ha
partecipato in concorso al Torino Film Festival, come in precedenza
i cortometraggi Anapeson (2015), Studio (2016) e The Riddle (2017).
Nel 2020 ha diretto Non si sazia l’occhio (2020). Elisa Talentino
(Italia) lavora con illustrazione, grafica d’arte, pittura e
animazione. Ha collaborato con «The New York Times», «The
Washington Post», Goethe Institut, Arizona Theatre Company,
Einaudi, Mondadori, «La Repubblica», «Corriere della Sera»,
Bompiani, Il Saggiatore e molti altri. Ha vinto per due anni
consecutivi la Gold Medal nel concorso 3 x 3 International
Illustration Awards di New York. Nel 2017 ha realizzato il corto
d’animazione Dandelion diventato anche un libro. A ottobre 2020 ha
pubblicato “Quando il mondo era tutto azzurro”.
• Giuria Fipresci
Hala EL Mawy (Egitto) giornalista, critica cinematografica e
speaker radiofonica per il dipartimento francese dei servizi
europei di Radio Cairo, cura e presenta una rubrica settimanale di
cinema su Radio Le Caire. Scrive di cinema sul quotidiano in lingua
francese «Le Progres Egyptien». Ha organizzato varie manifestazioni
cinematografiche in Egitto e dal 2015 è curatrice presso il Luxor
African Film Festival. Per molti anni ha curato e moderato gli
incontri delI’Ismailia International Film Festival for Documentary
and Short Films.
Ariel Schweitzer (Israele) storico del cinema e critico di «Les
Cahiers du Cinema», insegna all’Università Paris VII e
all’Università di Tel-Aviv. È autore di volumi in francese e
ebraico sul cinema israeliano come Le nouveau cinema israélien o Le
cinéma israélien de la modernité ed è co-curatore del volume
italiano ll cinema israeliano contemporaneo (Marsilio, 2009). Ha
organizzato numerose retrospettive in Israele, Europa e Sud America
dedicate a Robert, Bresson, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette,
Vittorio De Sica, David Perlov, Amos Gitai e Uri Zohar. Silvana
Silvestri (Italia) giornalista professionista e critico
cinematografico, cura «Alias», l’inserto culturale di «Il
manifesto», quotidiano con il quale collabora fin dalla sua
fondazione. Ha partecipato come giurata a numerosi festival
internazionali e collaborato a varie riviste specializzate e
all’Enciclopedia Treccani. Ha pubblicato Otar Iosseliani (Leuto),
Kevin Costner (Gremese), Lucian Pintilie (Festival di
Pesaro), Il caso Véronique (con Francesca Massaro), da cui è stato
tratto il film L’étà d’oro di Emanuela Piovano.
Premi
Premio Stella Della Mole per l’innovazione Artistica 2020 a
Isabella Rossellini
Torino 38 | Concorso Internazionale Lungometraggi
Miglior Film: euro 18.000
Premio Speciale della Giuria
Miglior Attrice
Miglior Attore
Miglior Sceneggiatura
Torino 38 Corti | Concorso Internazionale Cortometraggi
Miglior Film: euro 2.000
Premio Speciale della Giuria
TFFDoc – Internazionale.doc | Concorso Internazionale
Documentari
Miglior Film: euro 6.000
Premio Speciale della Giuria
TFFDoc – Italiana.doc | Concorso Documentari Italiani
Miglior Film: euro 6.000
Premio Speciale della Giuria
Italiana.corti | Concorso Cortometraggi Italiani
Miglior Film: euro 2.000
Premio Speciale della Giuria
Premio Fipresci
Miglior Film Torino 38
Premi Collaterali
Premio RAI Cinema Channel
Miglior film scelto tra quelli presentati nelle sezioni Torino 38
Corti e Italiana.Corti: euro 3.000 e acquisizione diritti web e
free tv per l’Italia
Premio Achille Valdata
Giuria dei lettori di Torinosette – La Stampa
Miglior Film Torino 38
Premio Stella della Mole per l’innovazione Artistica 2020 a
Isabella Rossellini
Novità del 38esimo Torino Film Festival è il Premio Stella della
Mole per l’Innovazione Artistica che sarà attribuito ogni anno ad
artisti che contribuiscono in modo originale, universale e senza
tempo alla cultura cinematografica.
Il Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica viene conferito quest’anno a Isabella Rossellini quale riconoscimento per la sua inesauribile creatività, l’esplorazione di ogni forma d’arte e l’incommensurabile capacità di trasformarsi.
Con la sua grazia elegante, la sua raffinatezza e l’intrepida capacità di esplorare nuovi orizzonti ha saputo portare bellezza in ogni forma d’arte con la quale si è misurata, dal cinema al teatro, ai video musicali, alla moda.
Isabella Rossellini è cresciuta tra
Parigi e Roma e si è trasferita a New York City quando aveva
diciannove anni. Ha avuto grande successo come modella apparendo su
numerose copertine di riviste come «Vogue», «Elle», «Harper’s
Bazaar» e «Vanity Fair». Ha anche lavorato come attrice prendendo
parte a numerosi film diretti da straordinari registi come Robert
Zemeckis, David O. Russell, David Lynch, Robert Wilson, Taylor
Hackford, Marjane Satrapi, Guy Maddin. Tra i suoi film americani
più importanti Velluto blu, Cuore selvaggio, Il sole a mezzanotte,
Cugini, La morte ti fa bella, Fearless – Senza Paura, Big Night e
più recentemente Joy. È molto impegnata nella conservazione dello
straordinario patrimonio
cinematografico della sua famiglia, compresi i film diretti dal
padre, Roberto Rossellini e quelli con la madre, Ingrid Bergman.
Isabella ha un master in Comportamento animale e Conservazione. Ha
realizzato una serie di cortometraggi pluripremiati, Green Porno,
Seduce Me e Mammas, che mettono in scena in forma comica
approfonditi studi scientifici sul comportamento animale. Ha girato
in cinquanta diverse città con un monologo basato sui suoi
cortometraggi scritti con il premio Oscar Jean Claude Carriere. Di
recente è stata in tournée con il suo nuovo spettacolo teatrale,
Link Link Circus, che tratta del comportamento e della cognizione
degli animali.
La Stella del Torino Film
Festival
La Mole Antonelliana è l’edificio simbolo della Città di Torino e,
dal 2000, anche la sede del Museo Nazionale del Cinema. Guardando
in alto, in cima alla guglia della Mole, chiunque passi ai piedi
del monumento può vedere una stella che non è solo il punto più
alto della Mole, ma anche un oggetto complesso, sfaccettato,
misterioso e con una storia affascinante che la rende una perfetta
icona.
Per questo il Torino Film Festival
ha deciso di dedicarle la nuova identità visiva rendendola
simbolicamente emblema della manifestazione. Scegliendo la Stella
come suo simbolo, il Torino Film Festival vuole celebrare il suo
impegno per l’innovazione, la diversità e la collaborazione
collegando la storica eccellenza tecnologica di Torino con il suo
spirito innovativo e una creatività in continua evoluzione. La
Stella della Mole, il riconoscimento massimo che riceveranno i
vincitori del Festival, mette in relazione il passato di Torino con
il suo futuro, la “culla” del cinema italiano con i talenti del
cinema giovane di tutto
il mondo che il festival scopre e fa conoscere ogni anno. Il Premio
Stella della Mole è progettato a partire dai disegni degli
architetti Ferdinando Cartella e Giuseppe Mura grazie alla
collaborazione con Politecnico di Torino e Competence Industry
Manifacturing 4.0.
Il premio è realizzato in alluminio,
in 3D, con la tecnica della manifattura additiva o additive
manufacturing che consentirebbe di “creare” l’oggetto ovunque
utilizzando i dati digitali: una grande opportunità in termini di
sostenibilità ambientale. Il Museo Ferroviario Piemontese di
Savigliano ha realizzato un modello della Stella della Mole a
grandezza naturale che sarà visibile durante il Torino Film
Festival in piazza Castello.