Una battaglia legale che si trascinava da anni sta per arrivare al processo: l’Alta Corte di Londra ha infatti stabilito che la Tyburn Film Productions può procedere con la causa contro la Disney/Lucasfilm per l’utilizzo delle sembianze del defunto Peter Cushing nel film Rogue One: A Star Wars Story del 2016.
Il film diretto da Gareth Edwards – che ha incassato oltre 1 miliardo di dollari in tutto il mondo – ha visto il ritorno del cattivo Grand Moff Tarkin di Una nuova speranza, con l’avanzata tecnologia di generazione computerizzata della Industrial Light & Magic utilizzata per “resuscitare” il leggendario attore per diverse scene.
Si è trattato di uno dei primi esempi di utilizzo da parte di uno studio di quella che è stata definita “negromanzia digitale” per riportare sullo schermo il personaggio di un attore deceduto, ma non è stato l’ultimo, e ha sempre provocato una notevole quantità di reazioni. Di recente, le sembianze del defunto Ian Holm sono state utilizzate per un androide in Alien: Romulus, e abbiamo anche visto tornare lo spirito di Egon Spengler di Harold Ramis in Ghostbusters: Afterlife.
Nel 2019, la Tyburn Film Productions – gestita da uno dei più vecchi amici di Cushing, Kevin Francis – ha affermato che la società aveva stipulato un accordo con l’attore prima della sua morte, che avrebbe impedito la riproduzione delle sue sembianze attraverso gli effetti speciali senza il suo consenso. La Disney ha tentato più volte di far decadere l’offerta, ma ora un giudice ha deciso che il caso andrà in giudizio.
Nella sua sentenza, il giudice ha affermato che, pur essendo “tutt’altro che persuaso” che la Tyburn Film Productions avrebbe avuto successo nella sua richiesta, il caso non era “indiscutibile” ed era necessaria “un’indagine completa sui fatti”.