Adattamento dell’omonimo videogioco del 2014, Five Nights At Feddy’s (qui la recensione), forte del fascino della sua controparte giocata, sta avendo un grande successo al botteghino. Seppur non sempre l’operazione di trasposizione vada a favore del film o sia valutata positivamente, il prodotto di Emma Tammi – pur avendo alcuni buchi di trama e momenti difficili da comprendere – risulta essere abbastanza fedele al suo materiale di partenza. Ovviamente, nel caso di una pellicola, e in particolare per il fatto che FNAF non ha una storia corposa sotto, la regista ha avuto sufficiente margine di manovra per sviluppare e arricchire il racconto, integrandolo con inserti originali. Molte altre cose, però, non possiamo non ammettere che invece siano simili al videogame. Ma vediamo quali.
9Lasciare il pubblico libero di immaginare
Fra le particolarità che hanno decretato il successo del videogioco Five Nights at Feddy’s vi è il suo lasciare gran parte delle cose all’immaginazione. Seppur il game abbia una storia, bisogna scovarla in piccoli dettagli e questo ha stimolato i fan, nel corso degli anni, a cercare di ricostruire la verità che si cela dietro il racconto. Nonostante il film abbia una trama più corposa e lineare, ha voluto comunque seguire questa scia. Il fatto, quindi, che gli spettatori non assistano a numerosi spaventi è funzionale, in quanto anche il gioco – pur contenendoli – non ha mai mostrato la violenza sullo schermo, ma ha indotto i player a pensare cosa possa accadere fuori campo. Questo perché FNAF è consapevole di non poter essere peggiore dell’immaginazione del giocatore, quindi fa sì che molti orrori non siano visibili. Ed è ciò che accade nella pellicola di Emma Tammi.