Aniston, Bellucci, Berry, Blanchett, Cotillard, Dawson, Jolie, Kidman, Knightley, Portman, Roberts, Watts. Presenti. Le fanciulle – tutte attrici, e tutte piuttosto carine – compaiono una ad una nel curriculum di Clive Owen. Mica male lavorare con un fustacchione che già agli esordi si è mostrato in tutto il suo splendore (= nudo full frontal, Close my eyes, 1991). E pensare che lui non voleva neanche andarci alla scuola di teatro, ma poi ci ha ripensato. Anche con i registi gli ha detto bene: Altman, Cuaròn, Fuqua, Rodriguez…
Dopo la visibilità internazionale di Gosford Park e The Bourne Identity, ecco la notorietà vera con Amore senza confini e King Arthur (dove per fare Re Artù deve imparare a cavalcare – l’unico inglese senza l’hobby dell’equitazione). Certo, le pellicole della consacrazione non sono memorabili (ed è meglio così), ma Clive si riscatta con Closer – storia che ha già interpretato a teatro (seppur in un altro ruolo) e che gli vale una nomination all’Oscar – e con Sin City e I figli degli uomini. Poi c’è il quasi-casting per Bond, James Bond: un sondaggio popolare lo piazza in pole position come erede di Pierce Brosnan, anche se Owen nega di aver mai ricevuto proposte ufficiali. I maligni sostengono che il cachet richiesto sia proibitivo (lui è ormai famoso ai tempi del turn-over), quindi a spuntarla sarà il connazionale Daniel Craig. Fatto sta che quel burlone di Clive appare ne La Pantera rosa presentandosi a Clouseau come l’Agente 006 (frecciatina?).
Smoking o no, nel 2006 viene eletto l’uomo meglio vestito dell’anno. Chissà se si è mai cambiato da allora… Ma sarà di certo stilosissimo per soffiare sulle sue 49 candeline… HAPPY BIRTHDAY, CLIVE!