I compagni è il film del 1963 diretto da Mario Monicelli con protagonisti Marcello mastroianni, Renato Salvatori, Annie Girardot, François Perier e Raffaella Carrà.

 

La trama del film I compagni

 Torino, fine Ottocento. Sono in migliaia a lavorare nell’industria tessile vicino a p.ta Susa, orari e condizioni di lavoro massacranti, quattordici ore ogni giorno ed una breve pausa di mezz’ora per mangiare quel poco per pranzo. A fine turno gli operai arrivano stremati, stanchi, assonnati per il lavoro alienante e ripetitivo così gli incidenti, gli infortuni sono all’ordine del giorno. Dopo l’ennesimo operaio che ci rimette una mano, i colleghi stremati e stanchi di accettare quelle condizioni decidono di presentare all’Ingegnere (Mario Pisu) le loro lagnanze. Ma ci vuole qualcosa di più clamoroso, eclatante ed efficace ma agli smarriti lavoratori manca una guida comune che indichi loro la via. Ed ecco che dal nulla compare il prof. Sinigaglia (Marcello Mastroianni) in fuga da Genova dove la Questura lo sta ancora cercando. Il professore arringa la folla di operai con oratoria convincente e persuasiva, spingendoli a scioperare ad oltranza per ottenere risultati concreti. La lotta è dura, i sacrifici enormi, ci si aiuta a vicenda improvvisando collette che ovviano alla mancanza di casse mutua o altri istituti assistenziali, la lotta operaia è solo all’inizio.

L’analisi

 E’ il 1963 quando Mario Monicelli dirige questo importante film sulle prime lotte operaie in Italia, un film basato su una sceneggiatura originale a cui lo stesso Monicelli collaborò insieme al solito duo delle meraviglie Age e Scarpelli. Un film che il maestro amava particolarmente tanto da preferirlo addirittura al ben più noto La grande guerra, girato solo l’anno prima. In Italia I compagni non ha un grandissimo successo di pubblico nonostante un Nastro d’argento ed una nomination agli Oscar del ’64 per la sceneggiatura originale.

In realtà il film è uno splendido affresco storico-sociale sull’Italia di fine Ottocento e sul mondo operaio in particolare. Un film in cui Monicelli lascia poco spazio alla commedia, la componente drammatica è indubbiamente predominante, forse come mai prima di allora da parte del grande regista toscano. Ma a differenza dei capolavori neo-realisti Monicelli racconta sempre con quel pizzico di ironia che è il suo tratto distintivo, la sua firma d’autore a cui non riesce, grazie al cielo, a rinunciare. Una ricostruzione scenica impeccabile, la fotografia diretta con la solita bravura da Giuseppe Rotunno ed un cast di attori noti e meno noti ma dove proprio i volti più sconosciuti, ma sorprendentemente credibili per il periodo storico in questione, sono quelli più convincenti. Mastroianni è comunque superbo nell’interpretare lo scalcinato intellettuale il quale è disposto a qualsiasi rinuncia pur di diffondere tra i lavoratori lo spirito e la consapevolezza di classe, e far conoscere così anche in Italia il concetto marxista di lotta proletaria. Lui rappresenta il volto politico della protesta, la guida ideologica di una classe sociale ancora orfana di leader e partiti guida ma che, in un Italia ormai industrializzata quanto le altre nazioni europee, non può più sopportare il cieco e intollerabile sfruttamento della classe padronale. I compagni è un film straordinario che permette ancora oggi di conoscere e capire in quali condizioni si viveva e lavorava in un Italia lontana e certo diversa da quella attuale, dove però condizioni di estrema povertà e indigenza stanno tornando drammaticamente all’onore delle cronache.

I compagni è l’ennesimo dono lasciatoci in eredità da uno dei più grandi registi italiani di sempre, un preziosissimo esempio di cinema verità che solo di rado lascia campo alla retorica, raccontando con realismo, vividezza e ironia un capitolo di storia non particolarmente considerato dalla cinematografia nazionale. Un film che insegna, commuove, diverte e induce a riflettere purché, in fondo, potremmo scoprire e sorprenderci di quanto sia attuale.

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