50 volte il primo bacio: recensione del film con Adam Sandler

50 volte il primo bacio recensione film

50 volte il primo bacio (50 First Dates) è il film del 2004 diretto da Peter Segal e con protagonisti Adam Sandler e Drew Barrymore, Rob Schneider (Ula), Dan Aykroyd (Dr. Keats), Sean Astin (Doug Whitmore), Blake Clark (Marlin Whitmore).

 

La trama di 50 volte il primo bacio

Trama: Harry Roth, veterinario alle Hawaii, è un infaticabile donnaiolo. L’incontro con Lucy Whitmore, giovane insegnante d’arte, gli scombina i soliti piani da gran seduttore di turiste. Se ne innamora a prima vista, e pensa già in grande. Ma, nonostante il primo approccio con Lucy sia positivo, ben presto Harry scopre un colossale problema: Lucy, a causa di un brutto incidente che le ha causato danni cerebrali, ogni notte dimentica cosa ha fatto e chi ha incontrato il giorno precedente. E ogni giorno per Lucy – almeno finché regge l’amorevole finzione organizzata da famigliari e amici – è sempre quel dannato 13 ottobre, data dello schianto. Una situazione difficile, un amore apparentemente impossibile… ma Harry non può tirarsi indietro! 

Il film di Peter Segal

Analisi: Tante risate e qualche singhiozzo con 50 volte il primo bacio, commedia sentimentale firmata Peter Segal (Terapia d’urto) che coccola lo spettatore con un’intelligente costrutto narrativo, temi profondi, un finale non cartoonistico. E una serie di trovate comiche gustose e spesso felicemente sconfinanti nella più goduriosa scorrettezza; un autentico bombardamento di gag che ha in uno straordinario Rob Schneider (nei panni dell’hawaiiano Ula), nella famelica e mascolina Alexa (Lusia Strus), assistente russa di Roth, e in Doug, fratello palestrato e tardo di Lucy, tre infallibili portabandiera del buon umore. C’è anche Dan Aykroyd, un po’ nascosto. 

50 volte il primo bacioAffinità con Il giorno della marmotta, storica pellicola con Bill Murray e Andy MacDowell, diretta da Harold Ramis, nella quale una specie di incantesimo punitivo rende letteralmente tutte uguali le giornate dello scorbutico meteorologo Murray, che soltanto diventando un uomo migliore riesce a evadere dalla gabbia temporale. Una costrizione simile, in 50 volte il primo bacio, la affronta inconsapevolmente Lucy (Drew Barrymore), e di riflesso Harry (Adam Sandler). Ma non c’è alcun sortilegio da interrompere. C’è un danno cerebrale irreparabile. E il veterinario delle Hawaii che, pur non essendo un cinico antipatico alla Murray, ha tanto da imparare, fa il salto verso la vita adulta quando, scoperto l’amore, sceglie di far di tutto per il bene di Lucy.

Efficaci e curiose le strategie temporali del film, naturalmente influenzate dalla disgraziata condizione della protagonista femminile. Il racconto si avvale di  significative accelerazioni: la prima, dopo i minuti iniziali, racchiude rapidamente una serie di incontri ex novo (per lei!) tra Lucy e Harry. Un’altra, permeata di una fragilissima serenità, mette in fila i tanti primi baci tra i due; una sequenza dolorosa, perché al di là di tutti gli stratagemmi orchestrati per fornire artigianalmente a Lucy una memoria di appunti e VHS, lo spettatore vive con Harry il dramma palpabile della totale precarietà. A questi sommari si alternano momenti di deciso rallentamento, che racchiudono gli snodi narrativi del film: su tutti, si staglia la sequenza chiave in cui i due protagonisti decidono di dividersi e metter fine a una recita che ha i lineamenti della tortura.

Il finale conquista. È solenne, prezioso, merita qualche lacrima e insegna. È l’invenzione di una vita come continua e ciclica opera d’amore, di rinnovato amore.

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