In Robot & Frank In un futuro non troppo lontano, Frak (Frank Langella) è un anziano signore burbero e misantropo, ex scassinatore professionista e affetto da una principio di alzheimer. Appena i suoi sintomi iniziano ad aggravarsi, il figlio Hunter (James Marsden) decide di affidarlo alle cure di un robot domestico, con l’intento di alleviare la sua solitudine e dargli nuovi stimoli per tornare a vivere. Dopo un primo categorico rifiuto, Frank inizia col tempo ad affezionarsi al suo compagno cibernetico, riacquistando il vigore e l’intelligenza di un tempo. Preso da una voglia irresistibile di tornare alle vecchie glorie di un tempo, Frank organizza assieme al compagno una serie di elaboratissimi furti, gistificandoli come forme di ginnastica per la mente e per il corpo, ma rischiando sempre più che la sua malattia lo porti a compiere un passo falso.
L’analisi di Robot & Frank
Una delle più tenere e originali storie di amicizia che il cinema di fantascienza degli ultimi anni ci ha regalato, dopo l’insuperabile robot umano Andrew di L’uomo bicentenario e il futuristico pinocchio Dvid di A.I Intelligenza artificiale. Un film che ci porta in una realtà molto più vicina di quello che ci si potrebbe aspettare, un domani prossimo in cui il ruolo di badante verrà sostitutivo da macchine intelligenti che si occuperanno dei nostri anziani. Ma anche quando la malattia più devastante di tutte, la malattia dell’oblio, minaccia di portaci via la nostra intera esistenza, ecco che l’aiuto può arrivare anche da una macchina, un elettrodomestico capace di darci l’illusione di una relazione affettiva.
Con Robot & Frank, Jake Schreir realizza un’opera intelligente e acuta, irriverente e profonda, che sa usare in maniera appropriata il gusto della commedia e della satira come forme di denuncia ad una radicale tendenza all’abbandono che ormai sembra essere una delle spine nel fianco della nostra contemporaneità. Uno strepitoso Frank Langella si trova a doversi confrontare con una parte grottesca e di grande spessore, delineando la psicologia di un anziano uomo in lotta fra i sintomi di un oblio sempre più incombente e una voglia disperata di rimanere aggrappato alla vita. Gli viene in aiuto un buffo e paterno robot (qui con la voce di Peter Sarsagaard e le movenze di Rachael Ma) completamente spogliato di qualunque elemento ematico ed antropomorfo, ridotto all’osso di un involucro metallico capace comunque di far trasparire emozioni travolgenti, pur nella sua fredda e macchinosa logica binaria.

Una sceneggiatura nel complesso ben articola, ricca di gustose gag e dialoghi graffianti, sempre in proiezione di un approfondimento intimista che non tarda ad arrivare. Frank si trova a dover rivivere la sua vecchia e malfamata professione, ma è proprio questo ritorno alle armi che lo fa sentire di nuovo vivo, questa volta potendo contare sull’aiuto di un amico molto speciale, i cui consigli non hanno mai un secondo fine e sono sempre orientati verso una logica disarmante. Ma come nelle favole in cui l’uomo di latta vuole avere anch’egli un cuore, ecco che il nostro robot finisce quasi per assumere l’aspetto interiore di un essere umano, tanto che lo spettatore finisce per assimilarlo come fosse uno dei personaggi in carne e ossa che attraverso la pellicola. Magia del cinema o potenza del racconto? Forse solo la potenza dell’amicizia, la forza cinetica più forte di tutte.


