Il film Pulp fiction fu girato nel 1994 dal regista americano Quentin Tarantino, utilizzando l’espediente delle storie intrecciate. Nel prologo, i due giovani Zucchino e Coniglietta stanno seduti presso un coffee-bar di Los Angeles, tranquillamente, finché decidono d’alzarsi in piedi per rapinarlo, con le loro pistole. Ma Tarantino interrompe la scena. Vedremo i due gangsters Jules e Vincent, che uccideranno tre giovanotti, colpevoli d’aver rubato una valigetta al loro capo, Marcellus Wallace.

 

In seguito, parte il primo episodio del film. Il gangster Marcellus Wallace corrompe un suo pugile, Butch, perché lui perda volontariamente un importante incontro. Questi combatte ormai a fine carriera. Vincent è nei paraggi, e scambia perfino qualche battuta col pugile Butch. Il gangster però esce, andando a comprare un po’ di eroina, dal suo amico Lance, perché ne ha bisogno per “far divertire” Mia Wallace, l’avvenente moglie del capo. Vincent deve accompagnarla ad una gara di ballo. Mia Wallace assumerà l’eroina, ma disgraziatamente andrà in overdose. Vincent porta la donna da Lance, facendole un’iniezione d’adrenalina, che le salverà la vita. Nel secondo episodio, il pugile Butch contravviene all’ordine di Marcellus Wallace, vincendo il suo ultimo incontro. Raggiunta la fidanzata Fabienne, per scappare dai gangsters, apprende che lei frettolosamente non s’è ricordata di mettere in valigia un orologio d’oro, un ricordo familiare, passato dal bisnonno al padre di Butch, vero portafortuna contro le guerre. Pericolosamente, il pugile decide di tornare a casa, per recuperarlo. Là Butch ucciderà Vincent, venuto a cercarlo. In seguito, il pugile incontra casualmente Marcellus Wallace.

pulp fiction roth plummer

I due lottano a pugni, finendo però imprigionati dai sadici stupratori Maynard e Zed. Liberatosi, Butch ucciderà i carcerieri, salvando così Wallace, il quale in segno di riconoscenza lo lascerà scappare. Nel terzo episodio, si torna alla scena in cui Jules e Vincent devono uccidere i giovanotti (che hanno rubato una valigetta del loro capo). In realtà, uno di questi è risparmiato, ma caricatolo in macchina, Vincent accidentalmente gli spara, uccidendolo. Temendo che la polizia possa fermarli, per il sangue sui finestrini, i due gangsters raggiungono la casa di Jimmie, un amico di Jules. Là compare il cinico Mr. Wolf, spedito da Marcellus Wallace come risolutore di problemi. L’autovettura viene accuratamente pulita. Jules e Vincent cambiano i loro abiti, intrisi di sangue. I due gangsters raggiungeranno un coffee-bar. E’ lo stesso in cui Zucchino e Coniglietta tenteranno una rapina improvvisata. Mentre i clienti devono consegnare i loro portafogli, Jules riesce a trattenere la preziosa valigetta di Marcellus Wallace. Egli disarma Zucchino, e lo invita ad abbandonare la vita criminale. I due rapinatori usciranno mestamente dal coffee-bar, coi soldi nei portafogli (ivi compresi quelli di Jules).

Possiamo citare la filosofia estetica di Roland Barthes. Per lui, il mondo del gangster si manifesta tramite il caratteristico sangue freddodello sparo. Solitamente un incensurato riflette intorno al problema della morte, laddove questa ad esempio riguardi i suoi familiari, o (più astrattamente) se lui professa una fede religiosa. Ma il gangsterno. Egli ritiene che la morte sia unicamente lo schiocco del suo proiettile. Ove debba uccidere, il criminale moderno si limita a compiere un servizio professionale, senza gli idealismi. Egli non cerca neppure l’enfasi del duello personale, ancora presente nell’epopea del western (spesso in via idealistica). Il killer contemporaneo vuole soltanto sparare, nel modo più efficace e rapido. Nei film western, ad esempio, accade che la ripresa del duello finale s’allunghi nel tempo, acquisendo una valenza narrativa. Così, il regista indugia ad inquadrare l’espressione dei contendenti. Nel gangster-movie, invece, di frequente avviene che la vittima cada a terra proprio nel momento in cui il killer gli ha pronunciato la sua condanna del “Muori!”. L’uccisione letteralmente è il colpo da fuoco.

pulp fiction mr wolf

Nel film di Tarantino, il termine pulp (dal titolo) significa lurido. Il proiettile del gangster serve a risolvere un problema il più rapidamente possibile. Esteticamente, è qualcosa da percepire con grande cinismo. Sempre lo sporco (il lurido) s’accompagna alla trascuratezza. Lo lasciamo con troppa rapidità. Nel film di Tarantino, i criminali maneggiano le armi come se esse servissero a sporcare le loro vittime. La risoluzione del problema (ad esempio: il furto della valigetta, il tradimento del pugile, la rapina al coffee-bar, l’overdose di Mia, l’occultamento del cadavere in macchina ecc…) alla fine non lo ripulisce mai. Tutto il cinismo iniziale del killer sarà contraddetto. Sparare pare fin troppo facile, e l’uccisione avviene immediatamente. Invero, si percepirà che il “problema” non sia stato interamente risolto. Il cinismo del killer solo si sporcherebbe.

Il film Pulp Fiction conosce il sadismo, ad esempio nella cantina del cattivo poliziotto Zed. Visivamente, lo splatter ci pare più trattenuto. Massimamente, esso appartiene alla scena in cui Vincent deve salvare Mia, facendole un’iniezione d’adrenalina. Per il resto, solo dalle parole di Mr. Wolfs’apprenderà che la macchina dei criminali va ripulita (coi sedili sporchi di tessuto cerebrale). Può sembrare che la conclusione sporcata del mero proiettile si percepisca più astrattamente. Nella casa dei giovanotti traditori, uno di loro rischia d’ammazzare Jules e Vincent, sorprendendoli dal bagno. Ma i due si salvano, miracolosamente. Il giovanotto del bagno dunque ha sporcato il suo caricatore, senza prendere la giusta mira. L’episodio cambia profondamente Jules, che annuncia di voler abbandonare la vita criminale. Un risveglio personale che nasce dall’astrazione d’uno splatter (quando la scarica dei molti proiettili incredibilmente manco scalfisce il corpo). Jules è solito recitare un verso falsamente biblico, prima d’uccidere qualcuno. Là, si racconta a grandi linee che gli uomini malvagi minacciano di continuo quelli buoni (o timorati). La vendetta dei secondi sui primi sarebbe giusta. Se gli uomini conoscono pur sempre la malvagità, allora bisognerebbe adoperarla a vantaggio dei buoni. E’ così che Jules interpreta la sua criminale. Egli vuole redimere le vittime, uccidendole, convinto che loro prima abbiano peccato. E’ una visione chiaramente sporcata della misericordiae della provvidenzareligiosa. In fondo ogni criminale ripulisce qualcosa (lo sportello d’una banca, la cassaforte in casa, la valigetta coi diamanti ecc…) solo contro il suo legittimo proprietario.

Pulp Fiction

Alla fine del film, Jules sceglie d’abbandonare la vita criminale, convertito dal miracolo del caricatore inesploso su di lui. E’ significativo che lui reciti a Zucchino il verso “falsamente” biblico mentre lo tiene idealmente per mano. Pure il giovane rapinatore dovrà seguire il suggerimento di lasciare il crimine. E’ il momento in cui Jules tradisce l’autentico risveglio spirituale (attraverso il miracolo della sopravvivenza), razionalizzato dal cinismo sporcante per cui lui altro non faceva che la parte del malvagio. Dunque, nel film Pulp Fiction pare che il momento topico della sparatoria solo a prima vista si risolva freddamente. Forse, Mr. Wolf è davvero un risolutore di problemi (come recita la sua autopresentazione). Però, ricordiamoci che lui non ha bisogno di girare con la pistola. Consideriamo esteticamente lo pseudo-triello messicano al coffee-bar. Là, Coniglietta punta la pistola contro Jules, Jules punta la pistola contro Zucchino, Vincent punta la pistola contro Coniglietta. E’ così che la tensione della sparatoria rischia più apertamente di degenerare, allo sporco di se stessa. Conosciamo bene il triello messicano nel film di Leone Il buono, il brutto, il cattivo. Là, il regista scelse di aumentare la suspense, rallentando l’avvio degli spari, con le lunghe inquadrature sui volti.

Nel suo film Le iene, Tarantino usa il triello messicanoal massimo grado della pericolosità. Là, da un primo sparo subito seguono gli altri due, e così moriranno tutti. Nel film Pulp Fiction, lo pseudo-triellosi risolve apparentemente in modo positivo. Nessuno si fa ammazzare. Resta però il cinismo sporcante della redenzione in Jules, che contagerà anche Zucchino. La suspense(già cara agli spaghetti-western del film Il buono, il brutto, il cattivo) un po’ alla volta si fa annullare. Non la percepiamo tanto fra le pistole, bensì nel contenuto misterioso della valigetta (che Tarantino eviterà di svelarci). Jules, capendo che Zucchino e la fidanzata sono quasi dei dilettanti, in quanto a rapinare, ironizza apertamente contro di loro. Alla fine, la suspense della sparatoria si fa annullare. Simbolicamente, ciò accade tramite lo sporco nel portafoglio di Jules, riconoscibile dalla scritta “Brutto figlio di…”. Il gangster baratterà i suoi soldi col piccolo ladro, in cambio della valigetta (assolutamente da consegnare a Marcellus Wallace). Il portafoglio contribuisce a sporcare la suspense per il triello messicano.

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La regia di Tarantino si diverte a giocare contro la possibilità che noi vediamo qualcuno o qualcosa. Lo sparo di Vincent contro il giovanotto superstite sporcherà di sangue tutta l’automobile. Non vediamo la testa spappolata della vittima, ma essa determina l’obnubilamento dei due criminali, i quali dovranno cambiare il loro percorso, temendo d’incontrare la polizia. Spesso, Tarantino ci mostra il volto soltanto dalla nuca. Egli ama nascondere completamente il contenuto di qualcosa (dal bagagliaio, dalla valigetta, dalla porta chiusa ecc). La regia si diverte a sporcare la nostra visione. All’inizio del film, succede che Jules e Vincent abbiano un faccia a faccia su argomenti quasi filosofici. Tarantino li inquadra dentro un corridoio, sia in primo piano sia verso il punto di fuga. Il secondo caso serve esteticamente a mettere una patina percettiva sul primo, per così dire. Il gangster Jules, prima d’uccidere uno dei giovanotti, viene inquadrato distendendo il braccio minaccioso (con la pistola) verso di noi. E’ un modo per sporcare virtualmente lo schermo cinematografico, come passandoci sopra con la bomboletta spray. Quando Mia va drammaticamente in overdose, la sua testa dapprima barcolla e poi cade a terra, di profilo, occupando l’intera inquadratura. Pare che il busto della donna sia stato spazzolato. La testa a terra di Mia diventerà un grosso grumo di polvere (materialmente: di droga), ostruendo lo scorrimento normale dell’immagine filmica.

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