Ficarra e Picone presentano Incastrati 2

Al via dal 2 marzo su Netflix l'ultimo capitolo della fortunata serie.

incastrati, Ficarra e Picone
Incastrati. (L to R) Salvatore Ficarra as Salvo, Valentino Picone as Valentino in episode 201 of Incastrati. Cr. Valentina Glorioso/Netflix © 2023

Dopo il successo della prima stagione, Salvo Ficarra e Valentino Picone presentano a Roma Incastrati 2, serie originale Netflix, che li vede nuovamente dietro la macchina da presa, come registi, alla scrittura, insieme a Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli e Fabrizio Testini, e davanti alla camera in qualità di protagonisti. Comicità e azione si mescolano ad una satira trasversale che non risparmia nessuno, innanzitutto la mafia.

 

Ficarra e Picone nel mondo delle serie tv

Alla vigilia della conclusione della prima serie televisiva di Ficarra e Picone, Incastrati, la cui seconda stagione uscirà contemporaneamente in tutto il mondo, in 190 paesi, è lecito chiedere al duo comico siciliano di tracciare un bilancio dell’esperienza. Salvo Ficarra: “Incastrati nasce come un progetto in due stagioni, la seconda delle quali sarebbe stata conclusiva. Per noi la serialità è stata un modo per affrontare un’altra maniera di stare in scena. Avere la possibilità di giocare con un tempo più lungo, portare avanti i personaggi in una nuova forma. Era una cosa che volevamo sperimentare. Ringraziamo Netflix per averci dato questa possibilità.”. Valentino Picone: “L’esperienza con la serialità è stata molto bella, però comandano sempre le storie. Incastrati non poteva essere una storia cinematografica. […] Nasce per il piccolo schermo. Magari incontreremo una storia per cui vale la pena pensare alla serialità. Noi vogliamo assolutamente ripetere l’esperienza perché ci è piaciuto moltissimo, anche con Netflix perché ci siamo trovati benissimo. Siamo in attesa che una storia ci caschi addosso”.

L’ironia sulle serie tv in Incastrati 2

Il fatto che l’esperienza di Incastrati sia stata per Ficarra e Picone molto positiva, poi, non ha impedito loro di ironizzare anche sui meccanismi della serialità, sulla sua struttura, portando sulla scena una serie nella serie. Nella prima stagione, The touch of the killer, nella seconda, The look of the killer, di cui il personaggio di Salvo è appassionato. Picone commenta così la scelta: “Ci sembrava normale ironizzare con una serie dentro la serie tv. […] Se c’è una cosa che a me e a Salvo fa troppo ridere è quando fanno i prequel. […] Vedi Breaking bad, che è bellissimo, è LA serie. Poi ti fanno Better call Saul, dove lui però invecchia, […] lo ringiovaniscono. […] Noi abbiamo esasperato questo aspetto in The look of the killer”.

Cinema e streaming possono coesistere?

Ficarra è ottimista: “Tutto si evolve. […] Io, da pubblico, vedo tante cose in streaming, ma questo non mi impedisce di andare al cinema quando sento che c’è un film che mi attrae. Penso che le due cose possano assolutamente coesistere”. Prosegue poi rimarcando la dimensione internazionale che è propria delle piattaforme di streaming e quindi della serialità: “Ci ritroviamo a vedere serie di altre nazioni: spagnole, coreane, cinesi, francesi, conoscendo attori e realtà che non avremmo conosciuto. La serialità ci permette di misurarci anche con un mercato internazionale. Quando sentiamo che Incastrati deve uscire in 190 paesi, c’è un piccolo brivido”.

Ficarra si dice sicuro che questa coesistenza sia un fattore positivo e conferma l’amore per il cinema, portatore di esperienze uniche: “Ci sono film che visti in sala ti regalano un emozione enorme. Non credo nella morte della sala, anzi credo che continuerà a vivere e in un brevissimo futuro riprenderà centralità”. Ficarra e Picone sono, tra l’altro, reduci dal grande successo del film La stranezza di Roberto Andò, che Ficarra commenta così: “Non eravamo soli, c’era un grandissimo attore, Toni Servillo, un grandissimo regista come Roberto Andò, una storia che secondo me era molto affascinante. È stato un insieme di cose che ha coinvolto il pubblico. […] Ha colpito l’immaginario e ha portato la gente al cinema. Siamo stati molto contenti per noi, per le sale, perché venivano da un periodo buio”. Conclude assicurando che li rivedremo al cinema a Natale del 2023.

Lo sberleffo sulla mafia in Incastrati 2

incastrati, Ficarra, Picone, Tony Sperandeo e Maurizio Marchetti
Incastrati. (L to R) Tony Sperandeo as Tonino Macaluso, Maurizio Marchetti as Padre Santissimo, Salvatore Ficarra as Salvo, Valentino Picone as Valentino in episode 201 of Incastrati. Cr. Valentina Glorioso/Netflix © 2023

La maggiore e più ficcante ironia di Incastrati, però, è sicuramente riservata alla mafia, presa in giro in ogni modo possibile. Picone commenta così questa scelta rinnovata: “Prendere in giro la mafia è un dovere. Tra l’altro i mafiosi non amano tanto essere presi in giro. Si prendono molto sul serio. Abbiamo cominciato a farlo da Nati stanchi, il nostro primo film. […] Ogni tanto mettiamo da parte l’ironia e la affrontiamo un po’ più seriamente” Sui risultati ottenuti oggi nella lotta alla mafia e sulla maggiore consapevolezza maturata nella cittadinanza, dopo le stragi di mafia, aggiunge: “Oggi però siamo andati avanti. […] Chi fa il giornalista, chi come me fa l’attore, molti sono diventati magistrati, siamo stati influenzati da quelle stragi”. Poi, un’ultima considerazione: “Ci si deve spaventare, però, quando la mafia non si vede. […] Il diavolo non si presenta col forcone e con la coda. Dovete stare attenti: ad avere accanto un mafioso, è un attimo”. Ficarra stempera subito con una battuta: “Fra l’altro, tutte le battute sulla mafia le scrive Picone, è di una cattiveria!” A chi domanda qual è il più bel film sulla mafia mai visto, risponde Picone: “Si deve ancora fare. Perché attribuiamo ai mafiosi un’intelligenza che non hanno. Il giorno in cui li rappresenteremo come sono, sarà più un documentario che un film”.

L’arresto di Matteo Messina Denaro e il dovere di non dimenticare

Dopo aver chiarito che la scrittura e la realizzazione della serie sono avvenute prima della cattura del boss, Ficarra commenta con una battuta la lunga latitanza: “Dicevano: è latitante da trent’anni. Può essere mai che è lì, dove lui abitava? Quindi lo cercavano in tutto il mondo e si erano dimenticati di cercare lì”. Picone si fa più serio: “Era la speranza di tutti che prima o poi finisse questa latitanza. Noi ci abbiamo giocato. […] Ci è piaciuto raccontare, sia in questa seconda stagione che nella prima, una cosa importante. […] Non dobbiamo dimenticare quello che è successo. […] Noi cerchiamo di non far dimenticare. […] I ragazzi che sono nati dopo le stragi non sanno quello che è successo. Anche una serie tv può dare l’occasione di parlare dell’importanza di non dimenticare”.

A sottolineare come l’idea di affrontare l’argomento mafia sia arrivata proprio per questo motivo, aggiunge: “Non avremmo mai messo la mafia nella serie, se non avessimo avuto una cosa nuova, per il nostro percorso, da dire, cioè di non dimenticare”. Nel ringraziare poi la Polizia di Stato per il suo aiuto concreto durante la realizzazione della serie, Ficarra aggiunge: “Abbiamo avuto anche il piacere di ospitare in una scena […] la teca della macchina della scorta di Falcone, […] che ci è stata data – ringraziamo la signora Montinaro [vedova dell’agente di scorta di Giovanni Falcone, Antonio Montinaro ndr.] in particolare – per un omaggio a tutte le vittime cadute in quegli agguati. Abbiamo poi citato un discorso di Borsellino, […] ricordando così entrambi”.

La Sicilia tra paura della mafia e passi avanti

Se, dunque, è vero che anche a causa delle stragi di mafia, molto è cambiato nella Sicilia di oggi, ci si chiede se sussista ancora un clima di paura e omertà. Picone risponde così: “E’ normale che ci sia la paura, sarebbe strano il contrario. Non è connaturata al territorio, dipende da come si manifesta la mafia”. Per quanto riguarda l’omertà, invece: “Omertà è un termine antico. È meglio dire solo paura. Quando un popolo vede che ci vuole tanto per arrivare a dei risultati, quando vengono fuori processi che dimostrano trattative […], la chiami omertà o paura? È complicata da ragionare. Vivendo nel territorio in cui la mafia si manifesta, a differenza di altri territori dove si manifesta meno, […] è chiaro che si ha paura” . Conclude: “non si può chiedere a tutti di essere degli eroi”, rimarcando comunque i passi avanti fatti in questi anni.

Incastrati 2 e l’ironia sul giornalismo sensazionalistico

Altro bersaglio dell’ironia di Incastrati e Incastrati 2 è spesso il mondo del giornalismo e dei media. Picone: “Quando costruiamo le storie tendiamo a prendere in giro tutto, a partire da noi stessi. È chiaro che in questo caso, anche il giornalismo. Come già ne L’ora legale, anche qui c’è quella morbosità”. “La morbosità della gente viene inseguita da alcuni giornalisti. […] Ad esempio non mi darò mai pace su come siamo stati capaci a non interrompere lo show durante la pandemia. Non si è messa da parte neanche in quel momento”.

Le protagoniste femminili di Incastrati 2 e la loro esperienza sul set

Incastrati, Anna Favella e Marianna di Martino
Incastrati. (L to R) Anna Favella as Ester, Marianna Di Martino as Agata in episode 203 of Incastrati. Cr. Dario Palermo/Netflix © 2023

Marianna di Martino presenta così il personaggio di Agata: “In questa seconda stagione Agata è molto più incastrata rispetto alla prima stagione. C’è un lato familiare che era solo di coppia nella prima stagione, mentre qui entra in gioco il figlio – Luca Morello interpreta Robertino. […] Le cose si complicano su tutti i piani della sua vita”. Del lavoro con Ficarra e Picone racconta: “Abbiamo parlato tantissimo di mafia anche in preparazione. […] Mi sono felicemente sorpresa di che conoscitori della storia della mafia e dell’antimafia siano. Ho imparato tantissimo e da catanese era una mia mancanza grave. […] Tutte le domande che avete fatto sulla mafia sono figlie di quanto loro siano studiosi di questo argomento. Nulla è lasciato al caso. Le puntate sono fitte di riferimenti. […] Di questo sono stata estremamente felice”.

Anna Favella parla di Ester: “Avrà un’evoluzione divertente e buffa rispetto alla prima stagione, in cui […] con Salvo erano su due mondi diversi. È un personaggio che mi ha insegnato tantissimo anche dal punto di vista personale. Mi ha dato uno sguardo più ironico sulla realtà e sulle relazioni. […] Mi ha insegnato ad apprezzare le imperfezioni nelle relazioni, che sono ciò che caratterizza gli esseri umani. In questo senso è stato catartico interpretarla”. Sul lavoro con Ficarra e Picone afferma: “Come Anna mi sono sentita parte della famiglia Ficarra-Picone. Lavorare con loro è bellissimo […]. Ho visto l’entusiasmo per il lavoro che fanno, per la sceneggiatura, […] la professionalità, la dedizione, il perfezionismo, quasi maniacale a volte […]. Vi è un’aspetto di grande devozione per questo mestiere, che è contagiosa anche osservandoli. Fanno riaccendere delle scintille che, per quel che mi riguarda, magari ogni tanti si spengono”.

L’omaggio a Massimo Troisi

Anna Favella rivela poi un particolare omaggio presente nella serie, in cui è coinvolto il suo personaggio: “Mi hanno fatto un regalo bellissimo, perché c’è un omaggio a un colosso, un maestro del cinema: Massimo Troisi. È stato un momento che è nato così, come nascono le magie nel cinema, che non puoi prevedere”. Valentino Picone aggiunge: “C’è un’inquadratura che ha fatto Troisi. Ci siamo divertiti a rifarla, perché era bellissima. Sono quelle cose che fanno bene più a noi. Le fai perché dichiari un amore”.

La seconda stagione di Incastrati è disponibile su Netflix dal 2 marzo.

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