A Killer Paradox: recensione del k-thriller Netflix

Grottesco, fumettistico, riflessivo e frenetico: l’intenso thriller psicologico di Lee Chang-hee è la prima grande uscita sudcoreana del 2024

Dopo il successo avuto a dicembre con My Demon e La Creatura di Gyeongseong, Netflix Corea è pronta a far parlare di nuovo di sé con un nuovo intenso thriller psicologico che, ispirandosi allo stile registico dei grandi maestri Bong Joon-ho (Parasite, Snowpiercer) e Park Chan-wook (Decision to Leave, Old Boy), esplora il sottile e controverso confine tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, portando sul piccolo schermo una storia intrisa di drammi sociali e dilemmi morali.

Scritta da Kim Da-min e diretta da Lee Chang-hee, A Killer Paradox (titolo originale 살인자ㅇ난감) è composta da 8 episodi (di circa 50 minuti) ed è basata sull’omonimo Naver webtoon di Kkomabi. La serie è disponibile dal 9 febbraio su Netflix.

A Killer Paradox Trama

Lee Tang, interpretato da Choi Woo-shik (Parasite, Our Beloved Summer), è un giovane universitario che – dopo esser stato congedato dalla leva militare – si ritrova immerso in una profonda apatia e insoddisfazione a causa della mancanza di ambizioni e prospettive sul futuro.

Mentre sogna di partire per il Canada o l’Australia con la speranza di riscattarsi socialmente e non gravare più sulla sua famiglia, trascorre le giornate tra il suo squallido e minuscolo appartamento e il lavoro part-time in un (non sempre tranquillo) minimarket locale.

A Killer Paradox | In foto l’attore Choi Woo-shik (Lee Tang).

Il noioso mondo di Tang viene improvvisamente sconvolto una sera, quando si trova invischiato con due uomini ubriachi e molesti. Dopo una violenta lite, Tang, sopraffatto da uno scatto d’ira, uccide accidentalmente uno di loro colpendolo in testa. Spaventato e confuso, si rifugia in casa cercando di costruirsi un solido alibi per ingannare la polizia ed evitare la prigione. Tuttavia, poche ore dopo, accade l’impensabile: Tang scopre che l’uomo ucciso era in realtà un pericoloso serial killer e che, sorprendentemente, la polizia non trova prove che possano collegare lui.

Pur non essendoci sue tracce, però, il determinato detective Jang Nan-gam, interpretato dal magnetico attore Son Suk-ku (Sense8, The Roundup, My Liberation Notes), inizia ad avvicinarsi al giovane sempre più finché, a causa di un pericoloso e minaccioso testimone, Tang si macchia di un nuovo inaspettato omicidio da cui parte così un tragico e inquietante “effetto domino della morte”.

Un mondo senza giustizia né eroi

Bullismo, corruzione, abusi di potere, violenze sessuali, suicidi e tradimenti. A Killer Paradox raccoglie i temi più dolorosi, critici e problematici della società contemporanea – e soprattutto di quella sudcoreana – per mescolarli a una storia in cui la linea sottile che divide bene e male è così labile e confusa da non lasciar spazio né a santi né eroi.

Quando Tang incontra il solitario nerd Roh-Bin (Kim Yo-han), si convince di aver finalmente compreso il suo destino nel mondo: quello di giustiziere, un vigilante in grado di estirpare tutti quegli individui che seminano odio, sofferenza e terrore. Seguendo solamente i suoi impulsi, Tang elimina senza alcuna esitazione e con altrettanta crudeltà assassini e criminali, guadagnandosi agli occhi di Roh-Bin il titolo di un moderno Batman, un eroe con cui, idealmente, forma un’alleanza sotto il nome “Only for Heroes”, col fine di portare giustizia dove la polizia non è riuscita a farlo.

A Killer Paradox | In foto l’attore Son Seok-koo nei panni del detective Jang.

Ma per quanto Roh-bin si sforzi a voler credere negli eroi, nessuno dei protagonisti agisce spinto da un puro e sincero desiderio di giustizia. Tang, il detective Nan-gam, il ricercato Song Chon (altro protagonista chiave, interpretato da Lee Hee-Jun, già visto recentemente in Badland Hunters) e lo stesso Roh-bin non sono alla ricerca di giustizia, ma vendetta. Ognuno di loro, infatti, porta con sé i profondi e tormentati segni di un mondo che li ha calpestati, abbandonati, traditi e rinnegati.

Una orrorifica e grottesca festa visiva

Al di là del cast di talenti e della trama accattivante, che sotto alcuni aspetti ricorda il k-thriller poliziesco Vigilante di Disney Plus con Nam Joohyuk, la bellezza della serie di Lee Chang-hee risiede in particolar modo nella maestria della regia e del montaggio, elementi che giocano un ruolo fondamentale nel creare un’esperienza visiva unica e avvincente per il pubblico.

Attraverso l’uso sapiente delle tecniche cinematografiche, infatti, A Killer Paradox coinvolge lo spettatore in un “viaggio noir” che – tra realtà, intimismo e onirismo – riesce a trasmettere emozioni profonde e contrastanti. Inoltre, la narrazione incalzante e frenetica produce un climax di tensione e suspense che ammalia e rapisce lo spettatore, mantenendo viva l’attenzione e l’interesse fino all’ultima scena.

A Killer Paradox – In foto (da sinistra a destra) Choi Woo-shik e Son Seok-koo.

Nonostante la mancanza di un esaustivo approfondimento psicologico dei protagonisti, A Killer Paradox si rivela un cocktail allucinante di adrenalina e critica sociale che, insieme alla particolare tecnica cinematografica e alla narrazione frenetica, riesce a consacrarsi come la prima grande uscita Netflix sudcoreana del 2024.

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Annarita Farias
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a-killer-paradoxNonostante la mancanza di un esaustivo approfondimento psicologico dei protagonisti, A Killer Paradox si rivela un cocktail allucinante di adrenalina e critica sociale che, insieme alla particolare tecnica cinematografica e alla narrazione frenetica, riesce a consacrarsi come la prima grande uscita Netflix sudcoreana del 2024.