Spesso il cinema tende a imitare alla realtà, presentandola sul grande schermo in maniera più articolata o romanzata, così da attirare maggiormente il pubblico. Tuttavia, ci sono dei casi in cui la realtà sembra quasi imitare il cinema: questo è proprio il caso di All american nightmare: Rapimento in California. La serie, strutturata in soli tre episodi, ognuno da circa 50 minuti, racconta dei fatti realmente accaduti nello stato americano tra il 2009 e il 2015. L’evento centrale è il rapimento di Denise Huskins, una giovane fisioterapista americana portata via dalla propria casa nel cuore della notte in un quartiere di Vallejo.
All American Nightmare: l’inizio di un incubo
Marzo 2015, notte fonda: Aaron e la sua fidanzata Denise dormono pacificamente nella loro casa in una zona residenziale di Vallejo, in California. I due vengono svegliati da una forte luce che gli viene puntata addosso e qui inizia l’incubo: Aaron viene legato e poi drogato fino a perdere conoscenza. Al suo risveglio Denise è scomparsa, è stata rapita. I rapitori intimano al ragazzo di non rivolgersi alla polizia, chiedendo un riscatto di 15 mila dollari per riavere la fidanzata indietro, per questo motivo Aaron contatta la polizia solo diverse ore dopo il rapimento.
La polizia non riesce a credere ad una storia così surreale e complicata come quella raccontata da Aaron e presume subito che il caso sia un ennesimo femminicidio: la coppia ha una lite sfuggita di mano e il fidanzato, per non ammettere a sé stesso e alla polizia di aver ucciso Denise, inventa il rapimento.
Circa 48 ore dopo la scomparsa di Denise, questa viene ritrovata nella zona di Huntington Beach, vicino alla casa dei genitori. Allora i pregiudizi della polizia virano su di lei, colpevolizzandola: un finto rapimento per vendetta, simile a quello presentato nel noto film Gone girl diretto da David Fincher, con Rosamund Pike (Saltburn) e Ben Affleck (Air), uscito nelle sale l’anno prima di questi avvenimenti.
La paura di subire ripercussioni dai rapitori, l’inefficienza della polizia e la gogna mediatica non fanno che rendere a Aaron e Denise la vita impossibile.
L’abituale inefficienza della polizia
“Che cosa deve succedere ad una donna perché venga creduta? Sembra che non ci siano speranze.” – Denise Huskins
Uno degli elementi focali di All American Nightmare è la noncuranza delle forze di polizia riguardo le testimonianze di Aaron e Denise, bollate da subito come non veritiere. In particolare, la questione sembra essere anche più profonda di così: rapimenti o irruzioni simili, con forme di molestie o tentati stupri si sono susseguiti dal 2009 nello stato della California, in città a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra. Ciononostante, la polizia ha continuato a ignorare i problemi, screditando talvolta le testimonianze delle donne che riportavano gli eventi accaduti (Sicura non sia stato un brutto sogno?). La mancanza di professionalità ha permesso all’aggressore di continuare ad agire indisturbato per ben 6 anni: se si fosse intervenuto subito, la stessa Denise Huskins sarebbe stata salvata da un’esperienza così traumatica.
Tale problema tende a non riguardare solamente gli Stati Uniti: le donne, nel momento in cui denunciano, non vengono credute o i casi di molestie, stupri o femminicidi non sono trattati con la dovuta attenzione. Ne sono di esempio i tanti, troppi casi di cronaca: uno in particolare è l’omicidio di Vanessa Ballan, la cui precedente denuncia è stata ignorata.
The Gone Girl Case: l’influenza cinematografica
Nel vedere raccontata la storia di Aaron e Denise in All American Nightmare un cinefilo esperto non può che collegare le vicende a quelle di Gone girl. Tutto sembra inizialmente combaciare: la ragazza scopre una possibile infedeltà da parte del fidanzato, in questo caso un continuo interesse verso l’ex, Andrea, e per vendicarsi finge un rapimento in modo tale che sia proprio il ragazzo infedele ad essere il primo sospettato e incolpato, per poi ritornare miracolosamente a casa.
La storia sembra identica, peccato che questa sia la realtà e non una brillante pellicola di Fincher. Denise è stata veramente rapita, ma anche la stessa polizia non riesce a superare la visione iniziale di una possibile imitazione del modus operandi di Amy, la protagonista del film.
Questo è un altro dei motivi per cui la polizia non ha approfondito le indagini, bollando subito il caso come “Gone Girl Case” e condannando Denise e Aaron per la perdita di tempo e fondi della comunità per seguire un finto rapimento.
La gogna mediatica
La polizia, nel lavorare su questo caso, non si limita a screditare le testimonianze di due vittime, Aaron e soprattutto Denise, o a prendere come esempio per le loro indagini un thriller di Hollywood, ma è anche la miccia per l’esplosiva gogna mediatica che colpirà la ragazza. Il capo della polizia, nel bollare il caso come uno spreco di fondi pubblici della comunità, porta tanto odio a riversarsi ingiustamente su Denise, in una tempesta di continui messaggi vessatori sui social e attacchi da parte di giornalisti.
All American Nightmare riesce in soli tre episodi a raccontare un caso complesso, denso di tematiche di importanza sociale e attuale, attirando l’attenzione del pubblico internazionale su queste strane e tristi vicende di cronaca.