Echo: recensione della serie Marvel Spotlight con Alaqua Cox

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In apertura del 2024, i Marvel Studio, insieme a Disney+, propongono al pubblico affezionato la prima serie sotto la loro nuova etichetta Marvel Spotlight: Echo. La nuova miniserie, i cui 5 episodi sono disponibili contemporaneamente in piattaforma dal 10 gennaio, nasce dal grande successo che il personaggio di Maya Lopez/Echo (Alaqua Cox), vista in Hawkeye, ha riscosso presso il pubblico. Lo spin-off si propone di raccontare una storia esterna al MCU, anche se vede, trai personaggi più attesi, il ritorno del Kingpin di Vincent D’Onofrio, già anticipato proprio nella serie con protagonista Jeremy Renner.

Echo, la trama della serie

La storia è appunto quella di Maya: dopo aver scoperto che quello che credeva fosse il suo più grande alleato e che lei considerava un padre adottivo, Kingpin appunto, è in realtà il mandante dell’omicidio di suo padre, scappa dalla sua vita per cercare di riconnettersi con le sue radici nativo americane e con la sua famiglia. La serie esplora dunque non solo l’identità di Maya, ma anche quella del suo popolo, elemento molto importante nella narrazione di una minoranza etnica che non sempre ha trovato spazio sullo schermo.

Il viaggio di Maya, interpretata dall’intensa Alaqua Cox, attrice non udente e amputata, si muove costantemente a cavallo della dicotomia che è stata la sua vita fino a quel momento, tra passato e presente, tra famiglia adottiva a New York e famiglia di sangue, quella in Oklahoma, che lei vuole riscoprire. Il viaggio della protagonista non è quindi solo fisico e motorio, ma soprattutto interiore ed emotivo, a tratti etico e morale.

Una finestra sulla Nazione Choctaw

Per quanto al momento un’isola in un universo prevalentemente caucasico, la specificità di Echo è quella di puntare l’attenzione dello spettatore sulla Nazione Choctaw, da cui proviene la protagonista, offrendo forse per la prima volta in un prodotto di così largo consumo uno sguardo profondo e rispettoso sulla cultura e la storia di questa comunità.

A questo approfondimento antropologico, reso però emozionante dal filtro personale di Maya e della sua storia, si aggiunge uno stile che pone Echo nella scia di prodotti come Moon Knight o The Falcon and the Winter Soldier, serie esteticamente più grezze e realistiche rispetto alla spettacolarità Marvel, che lasciano maggiore spazio alla violenza e ai combattimenti duri e puri.

echo vincent d'onofrioQuello che però Echo non sembra riuscire a evitare è proprio la volontà di dire tutto in soli cinque episodi, sfociando poi nel problema opposto, che sarebbe quello di dire troppo e in maniera superficiale, correndo il rischio di diventare superficiale.

Un’occasione nuova per i Marvel Studios

Nel panorama produttivo della Marvel, Echo arriva in un momento delicato. Lo studio è reduce da quello che è a tutti gli effetti l’anno peggiore dal 2008, con due film che non sono stati bene accolti dal pubblico e con uno scandalo giudiziario che ne influenzerà il futuro. La serie, diretta dalla regista Navajo Sydney Freeland, sembra voler dare una nuova direzione alla produzione dello studio, anche sotto l’egida di Marvel Spotlight: la possibilità di differenziare la produzione e svincolarsi da quello che era nato come grande punto di forza, l’interconnessione totale dei racconti e dei personaggi, ma che sulla lunga distanza e con la continua introduzione di volti, nomi e con l’evoluzione delle necessità narrative, diventa sempre più un vincolo che tarpa la grande creatività che la scuderia Marvel ha sempre manifestato.

All’indomani della vittoria di Lily Gladstone ai Golden Globe 2024, sembra chiaro che per Hollywood è finalmente arrivato il momento di fare ammenda e di riconoscere la fondamentale importanza che le comunità native hanno avuto nella costruzione della storia del Paese, soprattutto è il momento di ri-raccontarne la mitologia da un punto di vista non più fazioso ma inclusivo e personale, in modo tale che davvero la loro storia diventi una ricchezza universale e non solo nozione da enciclopedia.

E forse questo potrebbe essere il merito più grande di Echo, la possibilità di aprire una finestra su un mondo che non vede l’ora di essere raccontato e visto a 360°, con punti di vista, storie passate e future da condividere con il mondo.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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