La ormai totale diffusione delle piattaforme streaming quali Netflix, Prime Video e Disney+, ha portato a sempre un maggiore accantonamento della televisione nazionale, almeno per le fascie più giovani. Il grande pubblico in cerca di qualcosa di nuovo da guardare, lo cerca sempre meno spesso sulla Rai, nonostante qui si possano ritrovare diverse serie degne di nota. Un esempio ne è La Storia, diretta e co-scritta da Francesca Archibugi (Il colibrì). La serie, formata da una stagione di otto episodi, ognuno di circa 50 minuti, è la trasposizione cinematografica del noto omonimo romanzo di Elsa Morante. Nel cast ritroviamo Jasmine Trinca (La dea fortuna, La scuola cattolica) nel ruolo della protagonista Ida, mentre Valerio Mastandrea interpreta Remo. Altre figure importanti del cinema italiano presenti sono Elio Germano (L’incredibile storia dell’isola delle rose, Palazzina Laf) e Asia Argento. I primi due episodi de La Storia, inoltre, erano già stati proiettati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
La Storia: la guerra attraverso gli occhi di una donna
La Storia racconta le vicende di Ida, una vedova con un figlio, Nino, che vive a Roma. Le vicende del secondo conflitto mondiale fanno da sfondo alla vita di Ida, influenzandola abbondantemente: con l’arrivo in città la donna viene violentata in casa sua da un giovane soldato tedesco. Da questo stupro Ida scoprirà di essere rimasta incinta. Nel frattempo, nel quartiere ebraico di Roma iniziano a circolare delle voci sui rastrellamenti degli ebrei negli altri stati europei da parte delle forze naziste.
I mesi passano e Ida, preoccupata del giudizio altrui, cerca di nascondere il più possibile la propria gravidanza, anche allo stesso Nino. Il ragazzo, un giovane di 16 anni esaltato dalla cultura fascista, non si accorge dello stato della madre fino al ritorno dal campo estivo. La guerra entrerà a quel punto prepotentemente nei quartieri romani, portando i giovani lontani da casa e sostituendoli con le bombe nelle strade.
Ida: il dramma e la vergogna dello stupro
Uno dei primi elementi che salta all’occhio ne La Storia è proprio l’evento iniziale dello stupro. Nel momento in cui le si presenta davanti alla porta di casa il soldato tedesco, Ida non fa alcuna resistenza, lo accoglie nel proprio appartamento. Un tale comportamento è probabilmente dovuto alla paura stessa della figura del soldato tedesco. Dall’altro lato invece il giovane sembra non comprendere l’importanza o la gravità del proprio gesto, che tormenterà il sonno di Ida per tante notti. Il tedesco porta con sé un piccolo fiore in ricordo del momento passato insieme, trattando la donna con gentilezza dopo l’atto in sé.
Ida continua però a sentire vergogna anche della propria gravidanza: non essendo più sposata, ha timore della reazione della gente del quartiere. Per questo motivo decide di partorire in segreto e di nascondere il bimbo, chiamato Useppe, il più possibile.
Nino e la cultura fascista
Il giovane Nino è invece la rappresentazione perfetta di un giovane fascista: forte, fedele ad un ideale che ancora non comprende fino in fondo e disposto a sacrificare la propria vita per la patria. O almeno, questo è ciò che emerge dalle sue parole: ben presto però si comprende che Nino è in realtà un ragazzo dolce, e molto amorevole nei confronti del piccolo fratellino. Il giovane si limita quindi a ripetere ciò che gli è stato indottrinato dopo anni di scuola fascista, non sapendo realmente in cosa consiste il regime totalitario. Ciò si può notare specialmente nella scena in cui Nino viene deriso dagli adulti nel rifugio antiaereo per le sue farneticazioni fasciste.
Ed è proprio in quella scena di La Storia, come da altre affermazioni fatte da Remo, che si comprende come il popolo non appoggi nettamente il regime, ma semplicemente si tenga lontano dalla politica. Il fascismo è ben noto per essere definito nella filosofia politica come un Totalitarismo imperfetto: oltre al mantenimento di poteri paralleli a Mussolini, quali la monarchia e la Chiesa, qui ci viene mostrato come, nonostante la forte propaganda, i cittadini italiani non abbiano sviluppato in massa un sentimento di forte patriottismo e devozione al regime.
Un dramma con un’interpretazione monotona
Per quanto possa essere discutibile la lentezza ed eccessiva drammaticità de La Storia, questa è più propriamente attribuibile alla Morante più che alla serie in sé e certamente dipende dal gusto personale. Ciononostante, qui è riscontrabile una certa mancanza di pathos e espressività da parte dell’attrice protagonista. La tragicità delle vicende non viene percepita adeguatamente dalla performance di Jasmine Trinca, o almeno questo è ciò che emerge dai primi due episodi: si può solo attendere le prossime settimane per vedere come si evolverà la serie e l’espressività della protagonista.