L’Arte della gioia: la recensione della serie tv di Valeria Golino

Il nuovo progetto della regista e attrice italiana arriva in esclusiva su Sky e in streaming su NOW dal 28 febbraio

-

L’arte della gioia è l’audace adattamento televisivo del romanzo postumo di Goliarda Sapienza. Con la regia di Valeria Golino (Euforia, Miele) e una sceneggiatura realizzata in collaborazione con Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo, il drama si fa portavoce di un’epoca in cui le convenzioni venivano messe a nudo. Tecla Insolia, nel ruolo di Modesta, incarna una giovane donna spregiudicata, sensuale e coraggiosa, la cui figura trasgressiva scuote i pilastri di un’Italia ancora legata a vecchie regole.

 

L’arte della gioia rappresenta dunque anche una riscoperta del romanzo omonimo, scritto dalla siciliana Goliarda Sapienza e completato nel 1976, per essere pubblicato integralmente solo nel 1998, dopo la morte dell’autrice.

- Pubblicità -
 
 

Presentata in anteprima mondiale alla 77ª edizione del Festival di Cannes nel 2024, in occasione del centenario della scrittrice, la produzione coinvolge attrici del calibro di Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca e un nutrito cast di interpreti. Tra loro Guido Caprino, Alma Noce, Giovanni Bagnasco e Giuseppe Spata.

La trama di L’arte della gioia

Modesta nasce il 1° gennaio 1990 in Sicilia, in una terra segnata dalla povertà. Fin da piccola, il suo spirito si distingue per una curiosità inarrestabile e un desiderio profondo di amore e libertà, qualità che la spingono a sfidare i limiti imposti da una società patriarcale e rigida. Un tragico evento familiare segna l’inizio di un percorso difficile e trasformativo.

Privata dell’affetto, la giovane trova rifugio in un convento, dove il sostegno della comunità religiosa le offre un barlume di speranza e stabilità. In questo ambiente, il suo ingegno e la determinazione non passano inosservati: la Madre Superiora Leonora (Jasmine Trinca), si accorge del potenziale nascosto in Modesta e decide di prenderla sotto la sua ala, guidandola lungo un percorso di crescita e apprendimento che le permetterà di confrontarsi con le sfide della vita in modo consapevole.

L'arte della gioia valeria bruni tedeschi VGlorioso

Il destino la porta successivamente a varcare la soglia della sontuosa villa della Principessa Gaia Brandiforti (Valeria Bruni Tedeschi). In questo contesto di potere e rigide convenzioni sociali, Modesta riesce a ritagliarsi uno spazio sempre più importante, dimostrando la sua capacità di navigare con astuzia tra le dinamiche di un ambiente elitario. La sua evoluzione non è solo esteriore: attraversa un profondo percorso di maturazione personale e sessuale, che la porta a esplorare e superare i limiti tra ciò che è considerato lecito e ciò che non lo è. Tentando di riaffermare il suo diritto inalienabile a vivere pienamente.

L’arte della gioia: l’impalpabile

C’è un che di impalpabile ne L’arte della gioia. Qualcosa di etereo, che sfugge allo sguardo e alla comprensione. Lo si avverte immediatamente. A partire da quella inquadratura in cui, all’interno del “primo atto” della serie, Modesta cerca di afferrare Dio sfiorando il fascio di luce che, attraverso la finestra, filtra nella sua stanza; e nel farlo esce dal campo.

L’immagine, sembra suggerire fin da subito Golino, non è forse in grado di contenere il racconto nella sua interezza. Perché al di là di quanto è possibile intravedere tra le pieghe di una narrazione che sceglie di alternare linearità e rimosso, c’è un mondo quasi invisibile fatto di fuori campo e segreti. Un “al di fuori” che, almeno inizialmente, preserva anche la dimensione carnale della storia. Non per timore di mostrarla, bensì per caricare l’erotismo di cui si fanno portavoce gesti e gemiti che aleggiano nel convento come spettri. Avvicendandosi alla violenza che, anch’essa di soppiatto, brucia con la medesima intensità delle fiamme che distruggono la casa d’infanzia di Modesta – prigione di abusi e umiliazioni che, alla stregua di mitologiche creature, sembrano tuttavia risorgere dalle ceneri della memoria.

L'arte della gioia jasmine trinca

Forze della natura

Abile nel dosare alcune soluzioni sorrentiniane a intrighi e suggestioni di di matrice esterofila (pensiamo alle atmosfere de Il racconto dell’ancella e all’organizzazione delle Bene Gesserit nell’universo di Dune: Prophecy), la regista semina nel racconto il germe di una oscurità latente che assume però i contorni di un desiderio di sopravvivenza e di una diversità intrinseca. Nonché di una convinta affermazione di non appartenenza a un mondo che frustra la passione di Modesta imponendole la gabbia del dogma, dell’abito e del ruolo.

A prevalere è tuttavia la dimensione privata di una storia che, lacerata da rotture della quarta parete e ricordi, sfuma i contorni della vita della protagonista con quelli delle indomabili forze della natura. Fino a confonderli nella distesa d’acqua azzurra che, agognata fin dall’infanzia, colma lo sguardo libero di una donna che è come il mare. Inafferrabile e incontenibile. 

L'arte della gioia
3.5

Sommario

Un racconto in bilico tra oscurità latente e desiderio di affermazione e libertà. Una serie che ragiona di segreti e si serve dell’immagine per ritrarre l’inafferrabilità di ciò che è impalpabile.

Dario Boldini
Dario Boldini
Laureato in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, ha collaborato con l'Associazione Culturale Lo Sbuffo a partire dal 2019, scrivendo articoli e approfondimenti sul mondo dello spettacolo. Ha poi frequentato la specializzazione in Critica cinematografica presso la rivista e scuola di cinema di Sentieri Selvaggi di Roma, con la quale collabora dal 2022. Appassionato di cinema e serie tv, collabora con Cinefilos dal 2023. A partire dal 2022 ha partecipato a diversi festival cinematografici su territorio nazionale, tra cui quelli di Venezia, Roma, Torino, Bergamo e Trieste.

ALTRE STORIE