Masters of the Air: recensione della serie prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks

Masters of the Air recensione serie 2024

Roba da non crederci, sono riusciti a farlo ancora una volta con Masters of the Air. A ventitré anni da Band of Brothers e tredici da The Pacific, Steven Spielberg e Tom Hanks hanno raccontato nuovamente la Seconda Guerra Mondiale attraverso i volti comuni e le gesta tutt’altro che comuni degli eroi sconosciuti che l’hanno combattuta. Con Masters of the Air questa volta hanno puntato l’attenzione alla battaglia dei cieli, concentrandosi sul 100th Bomb Group dell’esercito degli Stati Uniti. La serie prodotta per Apple TV+ è ispirata dal libro Masters of the Air: America’s Bomber Boys Who Fought the Air War Against Nazi Germany, scritto da Donald L.Miller.

 
Masters of the Air
© AppleTV+

Masters of the Air, quando basta la storia vera

Di fronte a un prodotto come questo, viene sinceramente da chiedersi quale sia il senso nel continuare a produrre film di supereroi oppure action fracassoni con protagonisti esseri umani apparentemente invincibili. Come possono non bastare le storie vere di questi uomini comuni che hanno compiuto imprese capaci di andare oltre il concetto di eroismo, in nome di ideali e di un senso del dovere che li ha spinti a superare l’orrore che si è presentato davanti ai loro occhi? Perché in fin dei conti è semplicemente questo che Masters of the Air fa: espone il percorso umano tragico e insieme appassionante di normali esseri umani i quali si sono trovati costretti a confrontarsi con qualcosa di terribile. E hanno combattuto sia il nemico fisico che un qualcosa di ancora più sottile e terrificante: la perdita della propria umanità. Ancor più che in Band of Brothers e The Pacific, il cuore di questa nuova miniserie sta nei silenzi, nei piccoli scarti tra le poche parole che i protagonisti si scambiano, comunicando con uno sguardo o una pacca sulla spalla la condivisione prima di tutto umana del proprio stato.

© AppleTV+

Un cast di giovani talenti

Ecco allora che l’amicizia virile tra i due protagonisti Gale Cleven (Austin Butler) e John Egan (Callum Turner) diventa l’ultimo baluardo di difesa contro l’abisso, l’irrazionalità del conflitto, la semplicità disarmante della morte in battaglia. Una volta che lo spettatore introietta questo sentimento di fratellanza taciuta ma potente – e vi assicuriamo che succede fin dal primo episodio – ecco che i dialoghi comuni tra i vari personaggi perdono qualsiasi retorica e si fanno veri, emozionanti come le parole che si scambia chi deve nonostante tutto farsi forza l’uno con l’altro. Masters of the Air riesce a caricare parole e gesti che abbiamo visto così tante volte sul grande e piccolo schermo di un significato profondo e denso, regalandoci come raramente è successo negli ultimi anni di serialità la bellezza e il dolore dell’essere persone comuni.

© AppleTV+

Se Austin Butler conferma una presenza scenica indiscutibile e la capacità di mostrare le pieghe nascoste del proprio personaggio, il cuore pulsante della miniserie è senza alcun dubbio Callum Turner, perfetto nel dipingere un soldato che affronta l’ineluttabilità del conflitto attraverso una gamma di comportamenti ed emozioni espressa con pienezza. È il suo John Egan l’eroe sfrontato di Master of the Air, grazie a un personaggio a tutto tondo ma soprattutto per merito dell’attore che lo interpreta. Ma questi due sono  gli “eroi” dello show, i protagonisti che servono a trainare la storia. Nelle retrovie – ma neppure troppo – ci sono i soldati che combattono con il coraggio e le capacità che posseggono. In poche parole i volti, gli uomini comuni che Spielberg, Hanks e le altre menti dietro la miniserie vogliono onorare. Se tanto bene c’erano riusciti in Band of Brothers (pensate al personaggio di Damien Lewis) e The Pacific (James Badge Dale o Jon Bernthal), Masters of the Air non è certamente da meno. Ecco allora che nella memoria emotiva del pubblico si sedimenteranno i volti umanissimi di Anthony Boyle e Nate Mann, capaci di regalare enorme potenza ai loro rispettivi personaggi. Per non parlare della partecipazione straordinaria di Barry Keoghan.

Se l’ultima puntata dello show non contenesse una sequenza di propaganda fin troppo esplicita e non necessaria né condivisibile – opinione personale di chi scrive – Masters of the Air avrebbe tranquillamente conquistato il massimo delle stelle concesse per una recensione. Perché è uno spettacolo maestoso ma soprattutto un affresco umano indimenticabile. Come detto in principio, Steven e Tom l’hanno fatto ancora una volta…

Masters of the Air Barry Keoghan

- Pubblicità -